Stato ecologico di fiumi e laghi della Toscana, risultati “mediocri” nell’ultimo anno
Buono-elevato per il 36% dei fiumi, sufficiente per i laghi, non buono per le acque di transizione
[18 Luglio 2016]
L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha pubblicato sul suo sul sito Web il rapporto “Rete di monitoraggio acque superficiali interne: fiumi, laghi e acque di transizione – Risultati 2015 e triennio 2013-2015” che, applicando la Direttiva europea sulle acque, riporta i risultati delle analisi realizzate in «266 stazioni di monitoraggio di altrettanti corpi idrici, di cui 228 corsi d’acqua, 10 acque di transizione e 28 laghi o invasi».
Arpat spiega che nel 2015 i corpi idrici controllati sono stati 197 e che la frequenza di «è annuale per i corpi idrici in monitoraggio operativo e triennale per quelli in sorveglianza. Fanno eccezione i parametri biologici che vengono effettuati con frequenza triennale sia nel monitoraggio operativo sia sorveglianza».
La classificazione dello stato ecologico dei corpi idrici è effettuata sulla base tre elementi: qualità biologica (macroinvertebrati, diatomee, macrofite); fisicochimici: ossigeno, nutrienti a base di azoto e fosforo, che compongono il livello di inquinamento da macrodescrittori (LIMeco); chimici: inquinanti specifici di cui alla Tab. 1/B del DM 260/2010.
Riguardo ai corsi d’acqua monitorati nel 2015, circa il 31% raggiungono l’obiettivo di stato ecologico buono-elevato, il 36% è in uno stato sufficiente (36%), mentre il 33% è considerato in stato cattivo, scarso. Arpat evidenzia che «Gli elementi ecologici più sensibili si confermano essere macrobenthos e le macrofite».
La classificazione dello stato chimico dei corpi idrici viene effettuata valutando i superamenti dei valori standard di qualità riferiti a specifiche sostanze inquinanti (sostanze prioritarie) elencate nella Tab. 1/A del DM 260/2010, compresi anche alcuni metalli e pesticidi, IPA, benzene, cloroformio, trielina ecc. Arpat sottolinea che «Riguardo allo stato chimico relativo al triennio di monitoraggio 2013-2015 poco meno del 50% dei corsi d’acqua monitorati non raggiunge l’obiettivo di stato buono. La sostanza pericolosa che più frequentemente determina lo stato chimico non buono è il mercurio, con superamenti nei tre anni, in numerosi tratti analizzati (95 stazioni); segue il TBT tributilstagno (10 stazioni). Sporadicamente si sono verificati superamenti per cadmio (4 stazioni), nichel (3 stazioni), nonilfenolo, esaclorobutadiene (2 stazioni), piombo, diuron, di(2-etilesilftalato) (1 stazione). Tenendo conto delle indicazioni contenute nella Direttiva 2013/39/UE recepita con D.Lgs. 172/2015 per la rappresentazione dello stato chimico, viene fornita una mappa supplementare che tiene conto della sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT) “ubiquitarie”».
Riguardo ai laghi/invasi, prevale largamente lo stato ecologico “sufficiente”. «Considerate le piccole dimensioni di alcuni di questi corpi idrici, prevalentemente utilizzati per la produzione di acqua potabile – dicono dall’Arpat – lo stato ecologico è stato determinato fondamentalmente dallo stato trofico (livello dei nutrienti)».
Per quanto riguarda le acque di transizione, nel triennio 2013-15 «lo stato ecologico raggiunge il livello “buono” in un solo caso. Lo stato chimico è prevalentemente “non buono” a causa soprattutto della presenza di vari metalli (mercurio, piombo, nichel, cadmio) oltre soglia. I dati si riferiscono sia alla colonna d’acqua che ai sedimenti».