Il controllo dei depuratori nel 2019 in Toscana

Disponibile il report ARPAT sui controllo dei depuratori di acque reflue urbane maggiori di 2.000 abitanti equivalenti recapitanti in acque interne e maggiori di 10.000 A.E. in acque marino costiere

[19 Febbraio 2021]

E’ stato pubblicato il report ARPAT sui controlli dei depuratori di acque reflue urbane nel 2019.

Durante il 2019 ARPAT ha effettuato il controllo degli impianti di depurazione maggiori di 2.000 AE recapitanti in acque superficiali interne e di quelli maggiori di 10.000 A.E. recapitanti in acque marino costiere, caratterizzati dall’obbligo del trattamento secondario e del rispetto dei limiti allo scarico (ai sensi dell’art.105, commi 3 e 4 del D.Lgs.152/06 e s.m.i.).

Sono stati oggetto di controllo 186 depuratori su un totale di 193 censiti in tutta la regione (96%), con un leggero aumento della percentuale di impianti di depurazione controllati rispetto al 2018; sul territorio regionale sono solo tre le province in cui il controllo non ha coperto il 100% degli impianti presenti.

All’aumento degli impianti controllati, è corrisposta una diminuzione delle irregolarità totali accertate da ARPAT, che passano da 107 nel 2018 a 90 nel 2019, pur distribuendosi su un numero di impianti all’incirca equivalente a quello dello scorso anno (55 rispetto ai 52 impianti del 2018). Tali violazioni sono infatti ancora attribuibili a circa il 30% degli impianti controllati (55 su 193), e per il 90% sono di natura amministrativa, mentre solo 9 sono casi di violazioni segnalate all’Autorità Giudiziaria.

Mentre le violazioni amministrative sono state accertate per il 30% nella provincia di Lucca, le irregolarità di tipo penale risultano a carico dei depuratori di Prato (3 violazioni penali su 7 impianti controllati), di Grosseto e Livorno (2 violazioni ciascuno a fronte, rispettivamente di 14 e 22 impianti di competenza) e infine di Arezzo e Lucca con una violazione su, rispettivamente, 19 e 20 depuratori in esercizio nel proprio territorio.

È diminuito il numero dei depuratori più grandi (potenzialità ≥100.000 AE) per il quale sono state accertate violazioni, passando da 8 a 3 impianti su 9 (dall’89 al 33%); la maggioranza dei depuratori con violazioni accertate (56%) è costituito nel 2019 dagli impianti compresi tra 50.000 A.E. e 99.999 AE..

I motivi di queste violazioni restano riferibili per lo più a superamenti dei limiti di legge per i composti dell’azoto (ammoniacale, nitrico e nitroso), per E.Coli e per i solidi sospesi totali, ma anche irregolarità nella gestione dei rifiuti prodotti, nella tenuta dei registri di impianto o altre inottemperanze alle prescrizioni autorizzative.

Per quanto riguarda le notizie di reato, la maggior parte sono dovute al superamento dei limiti di emissione per impianti di depurazione autorizzati in regime di AIA, mentre si rileva un solo caso di scarico anomalo con moria di pesci.

Andando ad analizzare la distribuzione delle violazioni per singolo gestore, mentre GAIA, Publiacque e G.I.D.A., che nel 2018 rappresentava il gestore con la situazione più critica, vedono diminuiti i depuratori con violazioni accertate, aumentano significativamente rispetto allo scorso anno quelli gestiti da ASA, Acque e Acquedotto del Fiora.

Per quanto riguarda la situazione autorizzativa, dalle informazioni agli atti della nostra Agenzia la situazione complessiva risulta la seguente: 43 impianti sui 193 censiti (rispetto ai 68 del 2018) avevano nel 2019 un’autorizzazione già scaduta o che è scaduta nel corso dell’anno 2019, e per 33 di questi si è provveduto al rilascio di un nuovo atto o alla proroga del precedente. Di questi stessi impianti con atto scaduto, 36, pari al 84%, erano comunque autorizzati a mantenere in funzione lo scarico, avendo il gestore presentato la richiesta di rinnovo in tempo utile rispetto alla scadenza dell’autorizzazione, mentre per i restanti 7 (16%) la richiesta è stata presentata in ritardo; si rileva che nel 2018 gli impianti che avevano presentato l’autorizzazione in ritardo erano corrispondenti al 40% degli impianti con autorizzazione scaduta.

Rimane invece invariato il numero delle autorizzazioni provvisorie: al 2019 permanevano infatti 24 impianti con autorizzazione provvisoria, in attesa del completamento degli interventi strutturali di revamping o potenziamento previsti dal Piano Stralcio del Piano di Ambito, dei quali il gestore Acque ne presenta il maggior numero, pari al 31% degli impianti della regione, seguito da Acquedotto del Fiora (16%) ed ASA (12%).

Infine si osserva che il gestore per il quale risulta il maggior numero di autorizzazioni rinnovate o prorogate è Publiacqua (34%) seguito da Gaia (33%) e da Acque (14%).

In generale, si può affermare che, complessivamente rispetto alla situazione di due anni fa (2017), molti adempimenti sono stati conclusi (istruttorie, richieste di integrazioni, procedure di verifica di VIA, ecc.) e la Regione Toscana sta aggiornando e completando il quadro autorizzatorio dei depuratori urbani.

Si segnalano infine alcuni casi di riuso delle acque reflue depurate, principalmente sulla costa, volte alla protezione della qualità della falda, oggetto di ingressione salina per il sovrasfruttamento; a tale proposito si osserva che, laddove le infrastrutture esistenti per il recupero delle acque nell’industria vengono utilizzate in maniera meno intensiva per la crisi in atto, si vanno affermando esempi di riutilizzo irriguo pionieristici rispetto alla disciplina dettata dal recente Regolamento (UE) n.2020/741 del 25 maggio 2020, relativo all’impiego di acque reflue recuperate in agricoltura, che sarà in vigore dal 2023.

di Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana – ARPAT