I sindaci di Capoliveri, Porto Azzurro e Rio: le miniere diventino Patrimonio dell’Umanità Unesco

L’ex sindaco Barbetti: «Senza il Parco Nazionale e quindi il Governo Italiano è impossibile che le miniere dell’Elba possano entrare nella World Heritage List»

[11 Febbraio 2021]

I sindaci di Rio, Capoliveri e Porto Azzurro (Marco Corsini, Walter Montagna e Maurizio Papi) hanno stilato un comunicato congiunto per chiedere che le ex miniere dell’Isola d’Elba vengano dichiarate Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Come sanno i lettori di greenreport.it la cosa non è affatto così facile come sembrano credere i tre Sindaci e infatti a mettere i puntini sulle i è Ruggero Barbetti, ex sindaco di capoliveri, ex commissario al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e candidato per Fratelli d’Italia alle ultime elezioni regionali e che quindi condivide con Corsini, Montagna e Papi l’appartenenza al centro-destra. Barbetti rivela particolari su un iter avviato in passato per ottenere il riconoscimento Unesco – del quale evidentemente i sindaci non sono a conoscenza –  ma che venne abbandonata sia per i costi della procedura che per mancanza dei requisiti necessari.

Ecco cosa scrivono i Sindaci di Rio, Porto Azzurro e Capoliveri:  

A picco sul mare, affacciate sulle isole dell’arcipelago, per secoli, anzi millenni fonte inesauribile di ricchezza e prosperità di civiltà intere, di popoli. Sono custodi di un grande tesoro, che non è solo la fonte stessa della loro essenza, il minerale, ma l’insieme della storia, della cultura, che da esse trasuda, perché esempio unico del lavoro dell’uomo e del suo grande legame con la terra.

Sono le miniere del ferro dell’isola d’Elba, un luogo di grande suggestione che costituisce uno dei simboli di questa terra segnata per secoli da domini di popoli antichi, incursioni, occupazioni e sfruttamento, la cui ricchezza, ma anche il suo patimento, è stata fin dalla notte dei tempi e sino ai giorni nostri, proprio la presenza del prezioso ferro nel suo sottosuolo.

La parte ferrosa dell’Isola regina dell’Arcipelago Toscano, è quella posta ad est. Essa si estende per diversi chilometri quadrati e abbraccia tre comuni: Capoliveri, Porto Azzurro e Rio. Qui è possibile ritrovare i giacimenti del ferro, la “terra rossa”, le storiche miniere, una volta sfruttate dagli Etruschi, poi dai Romani, fino ad arrivare ai giorni nostri. L’ultimo “squillo della sirena” fu dato negli anni ’80. Da allora i giacimenti minerari e ciò che di essi è rimasto non sono più attivi. Ma le miniere hanno conservato e forse amplificato, in questa nuova veste, il loro fascino. Sono migliaia i visitatori che ogni anno si recano a visitare le miniere dell’isola d’Elba e i siti minerari presenti sul territorio. Le miniere di Calamita, che arrivano fin sul mare nelle suggestive spiagge di sassi bianche, ocra e azzurri, e che è possibile visitare scendendo fino a – 20 mt sul livello del mare, il laghetto di Terranera con il suo inconfondibile colore rosso ferro a un passo dalla distesa blu di acqua salata e i giacimenti circostanti, le Miniere di Rio che sorgono intorno al paese, quasi a proteggerlo, a sorvegliarlo, con i suoi percorsi a cielo aperto e i suoi esempi di architettura industriale ancora intatti.

Tutto questo costituisce un patrimonio inestimabile che l’Elba vuole proteggere, valorizzare, tutelare.

Per questo le amministrazioni comunali di Capoliveri, Rio e Porto Azzurro hanno deciso di dare il via alla candidatura dei siti minierari dell’Isola d’Elba quale Patrimonio Unesco in quanto esempio di sito e paesaggio che rappresenta una creazione congiunta dell’uomo e dell’ambiente.

«Oggi – spiegano i Sindaci delle tre comunità minerarie – siamo chiamati ad un grande atto di responsabilità. Abbiamo un grande tesoro da preservare, promuovere e al tempo stesso proteggere. Le miniere dell’Elba sono un esempio unico nel loro genere, della grande opera dell”uomo e del suo impatto sull’ambiente naturale. Il ferro veniva estratto già all’epoca degli Etruschi, l’isola era conosciuta, ovunque, nel mondo di allora, perchè riserva inesauribile di minerale che qui veniva estratto e lavorato nei forni sempre accesi. Da qui il suo appellativo di “Isola dai Mille Fuochi”. Nei secoli l’estrazione del ferro è stato un grande bisogno per i popoli. Oggi quel che resta delle miniere è quanto realizzato nel ‘900 e rappresenta il valore di un popolo che ha lavorato, sudato, dato la vita in queste terre che sono simbolo di un’Italia laboriosa, di una realtà che non c’è più, ma che è storia e cultura che vanno tramandate ai posteri».

Oggi i siti minerari sono diventati luoghi di cultura a tutto tondo. Guide ambientali accompagnano visitatori italiani e stranieri alla scoperta di questa realtà unica e incredibile, ma anche studiosi, artisti, amanti della geologia, appassionati di fotografia perchè i colori e gli scenari che si scorgono dalle miniere sono davvero incredibili e catturano tutti. Ma v’è di più. Numerose associazioni culturali e artistiche hanno realizzato con la collaborazione delle amministrazioni comunali, importanti eventi di musica e spettacolo (teatro, opera, danza…) proprio all’interno dei siti minerari, dalla miniera del Ginevro fino nell’anfiteatro di Rio, raccogliendo consensi senza precedenti.

Questo è il nuovo volto della miniera. Un patrimonio inestimabile che raccoglie antico e moderno, un valore assoluto che deve essere mantenuto nella sua bellezza e ricchezza e se possibile ulteriormente valorizzato affinchè resti nel tempo un simbolo godibile e vivibile dalle generazioni che verranno quale esempio unico del connubio indissolubile fra uomo e natura che essere esprimono.

«Crediamo – commentano i primi cittadini di Rio, Capoliveri e Porto Azzurro (Marco Corsini, Walter Montagna e Maurizio Papi) – che solo attraverso la candidatura delle miniere a patrimonio mondiale dell’umanità sarà possibile riconoscere a livello universale il valore di questo incredibile sito, unico nel suo genere e identità di un’isola. Un comitato tecnico scientifico affiancherà i comuni nella preparazione della candidatura. I cittadini potranno seguire presto il percorso per la candidatura delle Miniere dell’Isola d’Elba a Patrimonio Mondiale Unesco sul sito web che è in fase di allestimento. Un iter che offrirà ulteriore visibilità a tutto il nostro territorio insulare a livello nazionale ed internazionale contribuendo a rafforzare il concetto di un’isola che è mare, natura, storia, tradizione e cultura, insomma una terra a tuttotondo ancora da scoprire nel sua infinita bellezza».

      

Ecco cosa risponde e precisa Ruggero Barbetti:

Ho letto con attenzione il comunicato stampa dei tre sindaci del versante orientale che si propongono di candidare le miniere dell’Elba a patrimonio mondiale dell’Unesco. Lungi da me voler insegnare qualcosa a chicchessia ma mi permetto di suggerire di fare attenzione prima di buttare via risorse pubbliche.

Quella di cui stiamo parlando è sicuramente un’iniziativa lodevole ma, per la mia esperienza, ho sinceri dubbi sul conseguimento dell’obiettivo a causa di numerose problematiche che incidono sul raggiungimento del risultato. Ad iniziare dal fatto che è lo Stato italiano e non i comuni che devono presentare la candidatura e che a quanto mi risulta oggi ci vogliono più di 1.000.000 di euro, per i soli studi propedeutici, prima di iniziare tutta la procedura per la candidatura contro i 750.000 euro circa che ci furono preventivati nel 2003, quando ricoprivo la carica di Commissario del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.

Infatti in quel periodo, con i miei collaboratori, iniziai un percorso, insieme al Ministero dell’Ambiente e supportato dall’allora ministro Matteoli, per cercare di elaborare la candidatura dell’Arcipelago Toscano nella lista UNESCO dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità. I sopralluoghi, effettuati insieme all’Architetto Carla Maurano, inviata dal Ministero per valutare le caratteristiche culturali e naturali delle Isole di Toscana, toccarono alcuni dei siti, unici nel loro genere, di carattere naturale e culturale delle Isole di Toscana. Ma da subito ci fu rappresentato che era impossibile raggiungere l’obiettivo come Arcipelago e che l’unica possibilità era di verificare se le sole miniere del versante orientale sarebbero potute entrare in quella lista.

Il Parco Nazionale in quegli anni entrò nel complesso procedimento per la nomina solo grazie alle attenzioni dimostrate dal Governo italiano per tramite del Ministro Matteoli. Per le nostre Isole era una sfida e un’opportunità da non perdere: eravamo pronti a mettere in mostra i valori culturali paesaggistici e naturali delle Isole di Toscana nel miglior modo possibile ma ci si dovette fermare davanti sia alle difficoltà del percorso che ad un costo eccessivo per il solo predisporre la domanda senza, nel contempo, alcuna sicurezza di riuscire ad entrare nella Lista. E lì si fermo il sogno.

Il complicato iter della pratica

Non è cosa semplice essere riconosciuti dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Spetta al Comitato del Patrimonio Mondiale, che si riunisce alla sede centrale dell’UNESCO a Parigi, iscrivere i nuovi siti nella Lista. Ad oggi, la Lista del Patrimonio Mondiale conta 1121 siti, suddivisi in tre categorie: 213 appartengono ai siti naturali, 869 a quelli culturali e 39 misti. Si tratta di siti di inestimabile valore e sono gli Stati che presentano i loro candidati.

La procedura di nomina parte dunque dai singoli Stati i quali, in un primo momento, stilano un elenco di luoghi culturali e naturali nel loro ambito territoriale che essi considerano di inestimabile valore. In un secondo momento, selezionano un sito per la nomina a Parigi alla Lista del Patrimonio Mondiale. Uno Stato può partecipare e presentare le candidature dei suoi siti se ha ratificato la Convenzione sul Patrimonio Mondiale e se si è impegnato a proteggere il suo patrimonio culturale e naturale. Le candidature dei siti degli Stati vengono poi presentate al Centro del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO che verifica la correttezza della presentazione delle domande. Il passo successivo è affidato a due organizzazioni non governative che svolgono un’azione di consultazione tecnica. Gli esperti della ICOMOS (Consiglio Internazionale sui Siti e Monumenti) e della IUCN (Unione per la Conservazione del Mondo) visitano i siti candidati, valutano il modo in cui sono protetti e gestiti; quindi, preparano un rapporto tecnico e riscontrano in quale misura i siti sono da considerarsi di inestimabile valore universale. Il frutto di quanto fin qui elaborato viene passato all’Ufficio del Patrimonio Mondiale, un piccolo corpo esecutivo composto di sette membri del Comitato per il Patrimonio Mondiale, che esamina le valutazioni delle due organizzazioni non governative e che può chiedere ulteriori informazioni agli Stati. A questo punto si riunisce il Comitato per il Patrimonio Mondiale per la decisione finale: accettare o meno il sito che potrà essere scritto nella Lista per il Patrimonio Mondiale. Il processo, dunque, non è semplice e i valori da dimostrare per far parte della lista dei “paradisi” della Terra devono essere concreti e più che validi. Ad oggi, ci sono 55 siti italiani nella Lista del Patrimonio Mondiale e alcune decine nella lista d’attesa.