Riceviamo e pubblichiamo

La nuova Collana del Gruppo di San Rossore

[6 Marzo 2020]

La nuova Collana di cui parliamo, segue quella inaugurata nel 2005, con il volume Biodiversità e aree naturali protette a cura di Sandro Pignatti. Non poteva esserci partenza più qualificata: Pignatti era allora i biologo più famoso e prestigioso sul piano nazionale e anche internazionale. Infatti il Parco di San Rossore  e l’Università di  organizzarono con Pignatti a Pisa una presentazione pubblica che coinvolse anche numerosi studenti.

Nel 2008 la Collana aveva già pubblicato una quindicina di volumi, pensammo fosse il momento giusto per promuovere un iniziativa nazionale e organizammo PARCOLIBRI alla Leopolda. Non fu solo una riuscita presentazione dei libri della Collana, ma anche di pubblicazioni, studi e ricerche di parchi e non solo sui temi ambientali di molte zone d’Italia. Fu non solo per la Collana ma per il Parco una occasione regionale e nazionale per assumere un ruolo sempre meno circoscritto alla realtà locale.

Ecco perché il Gruppo di San Rossore dopo la presentazione del suo ultimo libro, il 28 febbraio a Pisa, ha deciso di rinnovare  la Collana e rilanciare l’attività della associazione e la sua gestione.

Le ragioni di questa decisione risultano chiare già dal libro e  dal dibattito che si svolto alla presentazione in Provincia. E’ stato ricordato  in particolare quali furono le ragioni che ci indussero a suo tempo  alla istituzione del Gruppo di San Rossore, rompendo – diciamo così – con Federparchi. Infatti non ritenemmo adeguate le risposte della associazione alle politiche del governo nei confronti dei parchi. Noi iniziammo allora, anche con la Collana, a cercare di individuare e definire una nuova politica che non riducesse i parchi a enti inutili. La nuova collana con l’ultimo libro ha posto le basi per costruire questa nuova politica finalmente in collaborazione  con Federparchi e d’intesa con il ministro Costa.

Ragioni ambientali, politiche, istituzionali, culturali, economiche che è non solo indispensabile ma anche urgente affrontare, a partire dalle prossime elezioni regionali.

Situazione come quelle delle terre terremotate, dei nostri mari invasi e inquinati dalla plastiche e dai rifiuti, il crescente consumo di territorio, la crisi dell’agricoltura hanno bisogno di nuove politiche nazionali e comunitarie alle quali deve concorrere e contribuire un nuovo ruolo dei parchi e delle aree protette. Ruolo nuovo a partire dalla loro pianificazione che non può e non deve sottostare a decisioni economiche e sociali che ignorano violano la sostenibilità.

Come dimenticare-lo ricordo a chi è tornato a parlare di Valerio Giacomini e le sue scelte raccolte in quello straordinario libro Uomini e Parchi che qualche ambientalista  definì provocatoriamente Uomini O parchi. Perché il ruolo che Giacomini  riservava alle comunità del territorio era determinante e tutt’altro che invasivo. Come non meno provocatoria fu – l’ho ricordato alla presentazione del nostro ultimo libro- quella del Ministro Prestigiacomo (governo Berlusconi)  che sostenne che lo Stato non poteva e non doveva sostenere i parchi sul piano finanziario e che per funzionare avrebbero dovuto arrangiarsi. E se questo richiedeva arrangiarsi strapazzando leggi e regole poco male.

Ecco, il nuovo ruolo dei  parchi a cui puntiamo presuppone lasciarci alle spalle tutto questo una volta per tutte, senza scuse o pretesti. Io,  che lascio la direzione della Collana dopo molti anni, doverosamente, e ringraziando che mi ha sostenuto con la sua collaborazione, perché compete ai  giovani continuare.

Le opinioni espresse dall’autore non rappresentano necessariamente la posizione della redazione