Legge sugli ungulati, perché Sì – Sinistra in Toscana ha votato No

Il problema dell’eccesso di ungulati è stato originato proprio dalle reintroduzioni a fini venatori

[4 Febbraio 2016]

Intervenendo in consiglio regionale, il capogruppo di  Sì-Toscana a sinistra, ha spiegato il perché del no del suo gruppo alla legge sul contenimento degli ungulati che poi il PD ha approvato con il sostegno del centro destra e l’astensione della Lega Nord: «La Toscana è la regione dove si caccia di più e in cui il numero degli ungulati è maggiore: questo deve fare riflettere. la caccia ha contribuito a creare un eccesso di capi; così come è significativo che la Toscana sia, assieme alla Lombardia, la regione dove si muore di più per incidenti di caccia. Adesso si pensa di risolvere il problema creando una filiera che ha bisogno di essere alimentata, scacciando la gente che passeggia e usufruisce dei boschi e sicuramente incrementando il numero dei morti e feriti. La caccia fa più morti della criminalità. Per questo, sarebbe necessario ricorrere a sistemi alternativi, a un’alleanza con gli agricoltori cui affidare compiti di controllo anche con redditi integrativi, ricorrendo alla contraccezione per riportare un equilibrio».

Una posizione articolata meglio in una dichiarazione dell’intero gruppo consiliare Sì Toscana a Sinistra pubblicata prima della seduta del Consiglio Regionale: «Dopo tanti annunci arriva in Consiglio Regionale per l’approvazione un testo di legge prodotto dalla Giunta Regionale attraverso un percorso da cui le associazioni ambientaliste sono state completamente escluse, saltando qualsiasi processo partecipativo. A un problema creato e alimentato in decenni dai cacciatori si risponde semplicemente dando ancora più spazio ai cacciatori stessi e, addirittura, creando anche una filiera di “valorizzazione delle carni”. Una filiera che, invece di essere destinata, casomai, a sostenere il reddito di alcuni agricoltori, andrà a sostenere proprio gli stessi cacciatori stessi, alimentando grandi interessi economici, e non solo ‘ludici’, nel far prosperare gli ungulati sul nostro territorio».

I consiglieri regionali di Sinistra ricordano alla maggioranza targata PD ed ai suoi momentanei alleati filo-venatori di centro-destra che «Il problema dell’eccesso di ungulati sul territorio toscano (parliamo di Cinghiale, Capriolo, Cervo, Daino e Muflone) è stato originato proprio dalle reintroduzioni a fini venatori (oltre che da costanti foraggiamenti illeciti). Per esempio, dopo l’estinzione del cinghiale autoctono maremmano, sono stati importati dai cacciatori un grande numero di cinghiali dall’est Europa, animali più grandi e più prolifici (e a volte ibridati con maiali, rendendoli per metà domestici). I cinghiali/maiali semidomestici ormai si avvicinano tranquillamente ai giardini e alle periferie delle città perché il loro naturale habitat è stato compromesso dall’uomo, nonostante la legge preveda piani precisi di tutela. E questa legge volutamente non affronta proprio il tema del ripopolamento: esemplari di ungulati continuano a essere immessi a decine in modo legale e illegale».

Secondo Sì – Sinistra Toscana, « Tutto l’impianto di questa legge si basa quindi soltanto sull’utilizzo del fucile e sull’espansione incontrollata dell’esercizio venatorio. Qualsiasi altro tipo di approccio e qualsiasi altra tecnica di controllo (catture, contraccezione, aumento della prevenzione, recinzioni e barriere dissuasive) sono totalmente escluse o, al più, relegate a ruoli del tutto marginali. Viene del tutto ignorata la maggiore efficacia delle catture, almeno per il cinghiale, da affidarsi direttamente alle aziende agricole con adeguati sostegni e incentivi (l’efficacia delle catture è stata ampiamente e inequivocabilmente dimostrata, anche da esperienze nelle aree protette della Toscana). La gestione da parte del mondo agricolo farebbe sì che il controllo delle specie ungulate possa essere compiuto da chi ha effettivamente interesse a ridurne la presenza sul territorio, consentendo di compiere il controllo dove ci sono realmente problemi e non in modo diffuso e acritico su tutto il territorio. La cattura consentirebbe anche di eliminare tutto il disturbo e i danni arrecati alla restante fauna dalle attività di sparo, eliminando oltretutto gli alti rischi che corrono i cittadini frequentatori dei boschi. In ogni momento dell’anno e davvero in ogni angolo del nostro territorio si potrà, infatti, imbattersi in persone armate di armi di estrema potenza con tutte le conseguenze che purtroppo da ciò possono derivare: nella stagione 2014/15 La Toscana è stata la 2° regione in Italia dove si sono verificati incidenti con armi da caccia, con undici vittime (1 morto e 1 ferito tra la gente comune – 4 morti e 5 feriti tra i cacciatori)».

I consiglieri della Sinistra sollevano anche un altro tema caro al mondo ambientalista: «Le aree protette poi, con ogni verosimiglianza, saranno aperte alle scorrerie dei cacciatori e dalla legge scompare il già minimale obbligo della presenza di almeno una guardia volontaria. Si concede anche la possibilità ai Comuni di far entrare i cacciatori con mezzi a motore dovunque, anche in aree tutelate. Sono così calpestati i diritti della stragrande maggioranza dei toscani a muoversi nelle nostre campagne, nei nostri boschi in sicurezza».

L’ultima stoccata riguarda la davvero malpensata filiera della carne: «Nonostante la legge non sia stata ancora approvata, è stato inaugurato il 16 ottobre scorso, alla presenza dell’assessore Remaschi, il primo macello per la fauna selvatica a San Miniato e si delibera la costruzione Centri di Sosta nei boschi con frigoriferi e sala, con gravi dubbi riguardo al problema igienico sanitario».

La conclusione è lapidaria: «In definitiva una legge destinata a fallire in tutti i suoi dichiarati obiettivi e anzi probabilmente peggiorare la situazione rispetto al quadro attuale. Non potremo che votare contro».