Ungulati, Remaschi e Velo presentano la futura legge toscana per combattere l’emergenza
La Sottosegretario: «Una buona pratica che può essere estesa alle altre Regioni»
[2 Novembre 2015]
Lo scopo dichiarato della proposta di legge della Regione Toscana sull’emergenza ungulati, che è stata presentata oggi ai giornalisti dall’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi e dal sottosegretario all’ambiente Silvia Velo, che andrà domani all’approvazione della giunta regionale, è quello di «Diminuire la densità di cinghiali, caprioli, daini e cervi sul territorio regionale, specie in quelle aree dove la loro presenza crea gravi problemi al mantenimento dell’equilibrio naturale del territorio, alle coltivazioni e alla sicurezza sulle strade».
La Toscana, che è la regione con più cacciatori, ha una densità record per il numero di ungulati per Km2 che ne fanno la regione europea con il maggior numero di ungulati, inferiore solo ad alcune zone dell’Austria.
La Regione Infatti stima che in Toscana ci siano « circa 200.000 caprioli, altrettanti cinghiali, 8.000 daini e 4.000 cervi. Ciò è dovuto anche alla particolare conformazione del territorio, coperto da boschi e foreste per il 60%, nonché dalla qualità ambientale particolarmente favorevole per la fauna e in particolare per gli ungulati».
La sottosegretario Velo scrive sulla sua pagina Facebook: «Oggi abbiamo presentato una legge per affrontare l’emergenza ungulati in Toscana, dove la concentrazione di cinghiali ė quattro volte superiore alla media nazionale, con l’obiettivo di tutelare la sicurezza delle persone, salvaguardare la produzione agricola e, soprattutto, di preservare la biodiversità. C’è, infatti, un tema ambientale da affrontare perché un’alta concentrazione di ungulati ha come effetto un danno agli ecosistemi, mettendo a rischio la sopravvivenza di altre specie. Si tratta di un provvedimento frutto della collaborazione tra Governo e Regione, una buona pratica che può essere estesa alle altre Regioni che si trovano ad affrontare problemi analoghi».
Remaschi ha spiegato che «Lo spirito della legge è quello di tutelare concretamente l’agricoltura e l’equilibrio ambientale del nostro territorio. I danni alle coltivazioni agricole provocate dalla presenza sovradimensionata degli ungulati non sono più tollerabili. La crescita esponenziale della presenza di ungulati è tale che il disequilibrio dei nostri sistemi, se non interveniamo, è destinato ad aumentare. La proposta di legge che abbiamo scritto si pone a monte di un’azione programmata che dovrà essere seria, ben regolamentata e limitata nel tempo. La legge sarà continuamente monitorata sia perché possa essere applicata nel migliore dei modi sia per limitare al massimo gli effetti indesiderati».
In una nota la Regione sottolinea che «La legge introdurrà una revisione generale della normativa vigente e, nell’ambito di questa, delle aree vocate e di quelle non vocate. All’interno di queste ultime si collocheranno le aree considerate più problematiche. Queste ultime potranno essere gestite con forme di caccia di selezione per tutte le specie interessate e per un periodo ampio del calendario. Sarà data la possibilità agli agricoltori di poter gestire le catture sul proprio fondo. La nuova normativa avrà validità limitata nel tempo, tre anni, per permettere di verificare i risultati ottenuti. In questo periodo, attraverso i monitoraggi e i censimenti di Ispra (Ministero Ambiente) e CIRSEMAF (Centro interuniversitario studi faunistici) sarà tenuta sotto controllo la densità di ungulati in zone campione e l’incidenza dei danni».
Una delle misure che farà sicuramente più discutere sono «una serie di azioni di valorizzazione delle carni selvatiche», infatti in altre realtà dove si è proceduto con successo alla diminuzione dei cinghiali, fino all’eradicazione (come in Costa Azzurra), si è riusciti a farlo proprio interrompendo questa “valorizzazione” ed impedendo la vendita di carne di cinghiale e di piatti a base di cinghiale nei ristoranti. Infatti, la creazione di una filiera deve essere sostenibile anche dal punto di vista economico ed avere “materia prima” recepibile facilmente e a basso costo, cosa che presuppone una cospicua e “durevole” popolazione di cinghiali sulla quale effettuare i prelievi,. che è l’esatto contrario di quello che vogliono agricoltori e ambientalisti e che è esattamente quel che vogliono i cacciatori.
Invece Remaschi e la Velo hanno detto che «La legge creerà i presupposti per la creazione di una filiera per la commercializzazione di una parte almeno delle carni di selvatici, molto richieste dal mercato»., mentre «La carne, frutto dell’attività di selezione, sarà utilizzata anche per azioni di solidarietà sociale», come in parte avviene già oggi.