Zootecnia e biodiversità, in Toscana a rischio estinzione 20 razze autoctone
Problemi per 6 razze di bovini, 6 di ovini, 2 di caprino, 4 di suini, 1 di cavalli ed 1 avicola
[16 Febbraio 2016]
Secondo la Fao il 17% delle razze di animali da allevamento del mondo rischia di scomparire, per sempre, mentre un altro 60% è in stato di rischio sconosciuto per mancanza di dati sulla dimensione e la struttura della popolazione e Coldiretti ha pensato di vedere come va in Toscana, scoprendo che «Sono venti le razze animali a rischio estinzioni tra mucche, pecore, capre, cavalli e maiali».
Coldiretti Toscana sottolinea che «Nonostante la Toscana sia leader nazionale nell’allevamento di alcune razze da carne tra le più importanti ed apprezzate, come la Limousine e la Chianina, e sia la patria mondiale della bistecca alla fiorentina, la situazione è molto fragile per una ventina di razze di animali che combattono, ogni anno, contro l’estinzione. Grazie all’impegno e al lavoro egli allevatori per garantire una straordinaria biodiversità e le risorse messe in campo dal Piano di Sviluppo Rurale per favorire la crescita della popolazione nella nostra regione di alcune particolari razze che appartengono alla nostra storia e tradizione zootecnica, la Toscana degli allevatori sta lavorando per salvare 6 razze di bovini, 6 di ovini, 2 di caprino, 1 di suino, 4 di cavalli ed 1 di avicoli».
Secondo la più grande associazione di agricoltori si tratta di «Un’azione di recupero importante si deve ai nuovi sbocchi commerciali creati dai mercati degli agricoltori e dalle fattorie di Campagna Amica attivi in tutta la regione e che hanno offerto opportunità economiche agli allevatori e ai coltivatori di varietà e razze a rischio di estinzione che altrimenti non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di distribuzione. Si stima che almeno 200 varietà vegetali definite minori, tra frutta, verdura, legumi, erbe selvatiche e prodotti ottenuti da diverse razze di bovini, maiali, pecore e capre allevati su scala ridotta trovino sbocco nell’attuale rete di mercati e delle Botteghe degli agricoltori di Campagna Amica che possono contare su circa diecimila punti vendita».
Tulio Marcelli, presidente Coldiretti Toscana, spiega che «E’ questo il risultato del lavoro di intere generazioni di agricoltori impegnati a difendere nel tempo la biodiversità sul territorio e le tradizioni alimentari. Si tratta di un bene comune per l’intera collettività e di patrimonio anche culturale sul quale la nostra regione ed il nostro paese devono poter contare per ripartire».
Coldiretti va l’esempio, tra i bovini “salvati”, della Maremmana, uscita dalla fase acuta dell’emergenza, la Toscana con 2.221 capi iscritti al libro genealogico (12 mesi prima erano 1.976) e con 74 allevamenti è subito dietro il Lazio. In crescita anche i capi della Pontremolese, passati in un anno da solo 42 a 58, e Garfagnina che dai 159 capi del 2013 è arrivata a 184 esemplari nel 2014. Sono ancora in fase di lieve erosione, ma in consolidamento, la Pisana (il Mucco Pisano) che in un anno è calata da 496 a 467 capi e la Calvana, scesa da 487 a 454 capi.
In forte crescita i suini di Cinta senese, che 15 anni fa erano considerati in via di estinzione e che nel 2014 erano arrivati a 5.800 esemplari allevati in 120 aziende. «Un risultato destinato a crescere ancora – dicono a Coldiretti – anche grazie alla recente conquista della denominazione di origine protetta. Dal 15 settembre 2015 è il primo suino italiano a marchio Dop». Tra i maiali a rischi c’è anche la macchiaiola maremmana, una razza nera, rara, primitiva e rustica che popolava la dorsale appenninica al tempo degli Etruschi e che oggi sopravvivere grazie alla passione di un pugno di allevamenti nel grossetano che allevano alcune centinaia di capi a testa.
La salvaguardia della biodiversità ha impedito la scomparsa anche di razze autoctone ovine Toscane. Secondo Coldiretti, l’esempio più eclatante è quello della Zerasca «che, in pochi anni, è riuscita a superare l’emergenza e a sfiorare (dati 31 dicembre 2013) le 2.000 unità suddivise in una cinquantina di aziende». Buona la cresciy ta di capi anche per la Massese: 13.500 capi e i suoi 72 allevamenti, seguita dall’Appenninica con quasi 6.000 capi in 48 aziende. In crescita anche la Pecora dell’Amiata (1.850 capi), la Pomarancina (1.780 capi), della Garfagnina Bianca, ormai arrivata a più di mille animali.
Tra gli equini una considerazione a parte la merita il celebre cavallo monterufolino della Contessa Wrangler, moglie di Ugolino della Gherardesca. Una razza molto diffuso nell’area delle Colline Metallifere, nell’entroterra pisano, un tempo usata per il trasporto a sella o a calesse, e addirittura nel circo, la cui storia risale agli inizi del 1900, cavalli che però devono farfronte da diversi anni al rischio di estinzione.