
Clima, negli ultimi 40 anni gli eventi estremi sono già costati all'Italia 72,5 miliardi di euro

La crisi del clima non è più un pericolo lontano nel tempo e nello spazio per i Paesi europei, ma anzi è già tra noi da molto tempo – con l’Italia in prima fila – come mostra il report Economic losses from climate-related extremes in Europe, pubblicato dall’Agenzia europea dell’ambiente (Eea) e analizzato nei giorni scorsi dall’European data journalism network.
Il rapporto prende in esame i fenomeni meteorologici estremi che si sono susseguiti in Europa – con ritmo crescente – a partire dal 1980, fino al 2019: si spazia dalle tempeste agli eventi idrogeologici come le inondazioni, fino alle ondate di caldo (e freddo), siccità e incendi forestali.
Eventi che hanno avuto ripercussioni economiche rilevanti, senza dimenticare danni irreparabili come la perdita di vite umane. Secondo l’analisi Eea, i danni economici collegati agli eventi meteo estremi hanno toccato quota 446 miliardi di euro negli ultimi 39 anni.
Non tutti i Paesi naturalmente sono stati colpiti in modo uguale, e l’Italia si conferma tra i più esposti alla crisi climatica: in termini assoluti il nostro Paese occupa il secondo posto in Europa dopo la Germania, con perdite economiche pari a 72.534 miliardi di euro. L’equivalente di 1.254 euro procapite.
Un conto che potrebbe verosimilmente continuare a peggiorare, se non riusciremo a mettere un freno alla crisi climatica in corso. Oggi viviamo in un Paese più caldo di circa 1,7°C rispetto all’inizio degli anni ’80, contro una media globale di +0,7°C, e se non metteremo subito un freno al riscaldamento globale, tra 30 anni potrebbe costare all’Italia l’8% del Pil – ovvero poco meno del -8,9% provocato dalla pandemia nel 2020 – ogni anno.
Eppure il trend emissivo del nostro Paese non si riduce come dovrebbe per rispettare i target europei, con le emissioni di gas serra del 2019 ancora sostanzialmente equiparabili a quelle del 2014.
