L’analisi Italy for climate
Clima, l’Italia continua a ridurre le emissioni di gas serra troppo lentamente
Nell’anno prima della pandemia l’Italia ha emesso circa 10 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2018, per restare in linea con il Green deal europeo avrebbero dovuto essere 17
[20 Aprile 2021]
La crisi sanitaria dovuta a Covid-19 non ha fermato la crisi del clima, che procede anzi spedita come mostra il report State of the global climate 2020 appena pubblicato dall’Organizzazione meteorologica mondiale, e commentato crudamente dal segretario generale Onu: «Siamo sull’orlo dell’abisso», ha commentato António Guterres. E l’Italia non sta facendo quanto dovrebbe per salvarsi.
«Nell’anno prima della pandemia l’Italia – spiegano da Italy for climate – ha emesso in atmosfera 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, circa 10 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2018, pari ad un taglio del 2,4%, il più alto negli ultimi cinque anni. Nel 2020, anno della pandemia, secondo le prime stime, le emissioni sono diminuite del 9,8% rispetto all’anno precedente».
Un’eccezione dovuta alla pandemia, mentre i consumi di elettricità – soddisfatti solo al 35% da fonti rinnovabili – sono tornati a marzo 2020 ad un livello più alto di quello registrato nel marzo 2019, ben prima dell’inizio della pandemia.
I dati climatici sono quelli forniti dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), e sebbene possano sembrare confortanti mostrano in realtà progressi troppo lenti rispetto agli obiettivi climatici fissati dall’Ue per il 2030, quando le emissioni climalteranti del Vecchio continente – e dunque degli Stati membri – dovranno essere ridotte del 55% rispetto al 1990.
Secondo la roadmap climatica delineata da Italy for climate, l’Italia nel 2019 avrebbe infatti dovuto «ridurre le emissioni di gas serra di 17 milioni di tonnellate di CO2 equivalente – allineandosi così con l’obiettivo del -55% rispetto al 1990 indicato dal Green deal europeo come tappa intermedia al 2030 per la neutralità climatica», prevista invece per il 2050.
A fine 2019 le emissioni nazionali di CO2 erano dunque pressoché paragonabili a quelle registrate nel 2014: di fatto, cinque anni di stallo. Ma la crisi climatica non aspetta: oggi viviamo in un Paese più caldo di circa 1,7°C rispetto all’inizio degli anni ’80, contro una media globale di +0,7°C, e se non metteremo subito un freno al riscaldamento globale, tra 30 anni potrebbe costare all’Italia l’8% del Pil – ovvero poco meno del -8,9% provocato dalla pandemia nel 2020 – ogni anno.
Che fare? Secondo Italy for climate sarebbe necessario concentrare l’attenzione sui settori che mostrano impatti climatici particolarmente rilevanti, e scarsi progressi sotto questo profilo: «Trasporti e residenziale sono oggi il secondo e terzo settore finale per emissioni di gas serra in Italia, responsabili insieme di circa il 40% delle emissioni nazionali. Il dato 2019 conferma gli scarsi progressi sulle emissioni e sui consumi energetici che entrambi questi settori hanno registrato negli ultimi anni. Trasporti e Residenziale, invece, dovranno mettere in campo una strategia climatica molto ambiziosa nel corso di questo decennio, tagliando rispettivamente del 30% e del 53% le emissioni di gas serra entro il 2030».