Nel mondo a rischio 250mila vite ogni 12 mesi
Giornata mondiale della salute, il pericolo numero uno è la crisi climatica
Wwf: «Sistemi sanitari universali e funzionanti sono la prima condizione per far fronte ai nuovi rischi posti». Ma all’Italia mancano 20 mld di euro l’anno solo per raggiungere la media Ue
[5 Aprile 2024]
In vista dalla Giornata mondiale della salute, che cadrà domenica 7 aprile, il Wwf Italia apre una riflessione sulla crisi climatica: ovvero «la più grande minaccia per la salute globale del 21° secolo», come afferma The Lancet, una delle più prestigiose riviste scientifiche in ambito medico.
Senza un cambio rotta, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima 250mila morti in più ogni anno dal 2030 al 2050, a causa dei molteplici effetti del clima che cambia come eventi estremi, mancanza di acqua e cibo, malattie infettive e pandemie come il Covid, malattie mentali.
Solo l’ondata di calore che ha attraversato l’Europa nel 2022 si stima abbia provocato fino a 70mila morti, 18mila dei quali concentrati in Italia, che si conferma uno dei Paesi più vulnerabili al mondo di fronte all’avanzare della crisi climatica.
«La salute delle persone non è negoziabile – dichiara Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed energia del Wwf Italia – Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla salute, sia diretti sia indiretti, sono il problema di salute pubblica più urgente che deve essere affrontato. La salute deve diventare un aspetto centrale nei piani di adattamento al cambiamento climatico e un motivo in più per abbattere rapidamente le emissioni di gas climalteranti. Nell’Accordo di Parigi i Paesi di tutto il mondo si sono impegnati a contenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 °C: se riduciamo le emissioni, ne beneficerà anche la salute globale che corre gravi rischi».
Eppure l’Italia non solo non sta rispettando la tabella di marcia necessaria alla decarbonizzazione, ma anche il Sistema sanitario nazionale (Ssn) è ormai sull’orlo del collasso.
«Sistemi sanitari universali e funzionanti sono la prima condizione per far fronte ai nuovi rischi posti dal cambiamento climatico già in atto, come confermato anche in occasione della recente pandemia», osserva Midulla.
Ma come documenta un recentissimo appello firmato da autorevoli scienziati italiani e da un premio Nobel come Giorgio Parisi, il Ssn è in profonda crisi. L’appello evidenzia come già oggi «la spesa sanitaria in Italia non è grado di assicurare compiutamente il rispetto dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e l’autonomia differenziata rischia di ampliare il divario tra Nord e Sud d’Italia in termini di diritto alla salute».
Le prospettive sono dunque di un ulteriore peggioramento. Nonostante le crescenti esigenze e l’invecchiamento della popolazione, al Servizio sanitario nazionale «nel 2025 sarà destinato circa il 6,2% del Pil, meno di quanto (6,5%) accadeva 20 anni fa […] con un divario di un punto percentuale (corrispondente a circa 20 miliardi di euro) rispetto alla media Ue, e con differenze molto più marcate nei confronti dei grandi Paesi europei (Francia e Germania spendono oltre il 10% del Pil) […] È dunque necessario un piano straordinario di finanziamento del Ssn e specifiche risorse devono essere destinate a rimuovere gli squilibri territoriali, come previsto dall’articolo 119 della Costituzione».