I sistemi sanitari sono già oggi sotto pressione a causa della crisi climatica, ma c'è ancora speranza

Lancet countdown, la salute umana passa dall’abbandono dei combustibili fossili

Romanello: «Ogni momento che ritardiamo rende il percorso verso un futuro vivibile più difficile e l’adattamento sempre più costoso e impegnativo»

[16 Novembre 2023]

Una delle più prestigiose riviste medico-scientifiche al mondo, Lancet, ha lanciato ieri l’ottavo aggiornamento del rapporto Countdown on health and climate change, in cui 114 esperti di spicco provenienti da 52 istituti di ricerca e agenzie Onu in tutto il mondo tracciano i rischi sanitari legati alla crisi climatica in corso.

Senza una mitigazione profonda e rapida per affrontare le cause profonde del cambiamento climatico, la «salute dell’umanità è in grave rischio», avvertono gli autori denunciando «la “negligenza” di governi, aziende e banche che continuano a investire in petrolio e gas, mentre le sfide ei costi dell’adattamento aumentano vertiginosamente e il mondo si avvicina a un danno irreversibile».

«Con 1.337 tonnellate di CO2 ancora emesse ogni secondo, non stiamo riducendo le emissioni abbastanza velocemente da mantenere i rischi climatici entro livelli cui i nostri sistemi sanitari possono far fronte – spiega Marina Romanello, direttrice esecutiva di Lancet countdown presso l’University College di Londra – Ogni momento che ritardiamo rende il percorso verso un futuro vivibile più difficile e l’adattamento sempre più costoso e impegnativo».

Nel 2023, il mondo ha sperimentato le temperature globali «più calde degli ultimi 100.000 anni» esponendo le persone di tutto il mondo a «danni mortali».

Basti osservare che i decessi legati al caldo tra le persone di età superiore ai 65 anni sono aumentati dell’85% nel periodo 2013-2022 rispetto al 1991-2000; nel solo 2021 ben 127 milioni di persone in più hanno sofferto la fame a causa di caldo siccità; le acque costiere adatte alla diffusione dei batteri vibrioni – in grado di veicolare malattie infettive potenzialmente letali – sono aumentate di 142 km ogni anno solo in Europa; nel 27% delle città prese in esame risulta che i sistemi sanitari sono già sopraffatti dagli impatti dei cambiamenti climatici; le perdite economiche derivanti da eventi meteo estremi sono arrivati a 264 miliardi di dollari nel 2022 (+il 23% rispetto al periodo 2010-2014) e nello stesso anno l’esposizione alle ondate di calore ha cancellato 490 miliardi di ore potenziali di lavoro.

«Dobbiamo andare oltre il trattamento dei sintomi sanitari del cambiamento climatico per concentrarci sulla prevenzione primaria – evidenzia Stella Hartinger, direttrice del Centro regionale Lancet countdown per l’America Latina – A meno che i governi non inizino finalmente ad agire in base a questi avvertimenti, le cose andranno molto, molto peggio».

Ad esempio, se la temperatura media globale aumenterà di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, i decessi annuali legati al caldo aumenteranno del 370% entro la metà del secolo, e le ondate di calore porteranno oltre mezzo miliardo di persone in più a sperimentare la fame entro il 2041-2060.

Eppure le emissioni legate al comparto energetico sono cresciute dello 0,9% nel 2022 e i governi continuano a incentivare l’espansione dei combustibili fossili, mentre 40 banche private hanno investito 489 mld di dollari ogni anno nel 2017-2021 alle aziende attive nel comparto dei combustibili fossili. A livello globale i 20 principali produttori di petrolio e gas hanno aumentato le estrazioni lo scorso anno, destinando appena il 4% degli investimenti alle fonti rinnovabili.

«Sia questi investimenti nei combustibili fossili, sia i sussidi che continuano ad essere versati nella produzione e nel consumo di combustibili fossili, devono essere urgentemente reindirizzati – sottolinea Paul Ekins, responsabile del gruppo di lavoro Lancet countdown su Economia e Finanza – per incentivare l’espansione e l’accessibilità economica delle energie rinnovabili pulite e verso attività che migliorano la salute pubblica e la resilienza».

Il messaggio è che «c’è ancora spazio per la speranza», come aggiunge Romanello. «Consentire ai paesi il potere di passare dai combustibili sporchi alle fonti locali e moderne di energia rinnovabile, non solo porterebbe benefici immediati per la salute, ma ridurrebbe anche le disuguaglianze socioeconomiche e sanitarie, sviluppando competenze locali, creando posti di lavoro, sostenendo le economie locali e fornendo energia alle comunità off-road», argomenta Ian Hamilton, responsabile del gruppo di lavoro Lancet countdown sulle azioni di mitigazione e sui co-benefici sanitari.

Allo stesso tempo, migliorare la qualità dell’aria permetterebbe di prevenire molti dei 1,9 milioni di decessi prematuri provocati ogni anno dall’impiego dei carburanti, e passare a sistemi di trasporto pubblico elettrico accessibile eviterebbe molti dei 460mila decessi legati dalle emissioni di PM2.5 nel comparto trasporti.

«Non ci sono scuse per la nostra inerzia collettiva – commenta caustico , il segretario generale Onu, António Guterres – Solo un’azione potente e immediata limiterà l’aumento della temperatura globale a 1,5°C ed eviterà il peggior cambiamento climatico. Le prove sono inequivocabili: una transizione giusta ed equa dai combustibili fossili alle energie rinnovabili, insieme a un aumento globale degli investimenti per l’adattamento, salverà milioni di vite e aiuterà a proteggere la salute di tutti sulla terra».