Senza un’azione climatica più ambiziosa, i Paesi del G7 potrebbero perdere l’8,5% del Pil all’anno entro il 2050
E quella messa peggio è l’Italia. L'impatto umano ed economico sui Paesi a basso reddito sarà molto peggiore
[8 Giugno 2021]
Nonostante gli impegni presi anche dall’ultimo vertice del G/ a Londra, un rapporto realizzato dallo Swiss Re Institute per Oxfam denuncia che, – se i leader non intraprendono azioni più ambiziose per affrontare il cambiamento climatico, «Le economie delle nazioni del G7 potrebbero vedere una perdita media dell’8,5% annuo entro il 2050, equivalente a 4,8 trilioni di dollari».
Da questo rapporto l’Italia risulta quella messa peggio (anche più dei dati di precedenti stime e rapporti), tra i Paesi del G7: meno 11,4% del PIL e ancora nessun nuovo impegno nazionale dichiarato nonostante che il nuovo obiettivo dell’Unione europea sia di un taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Il Regno Unito perderà “solo” il 6,5% del PIL, il Canada il 6,9%, Gli Usa il 7,2%, la Germania l’8,3%, il Giappone il 9,1%, la Francia il 10%
Qualcosa che dovrebbe preoccuparci parecchio, visto che Oxfam ha scoperto che «Questa perdita di PIL è il doppio di quella della pandemia di coronavirus, che ha causato una contrazione delle economie delle stesse sette nazioni in media del 4,2%, con una conseguente sbalorditiva perdita di posti di lavoro e alcuni dei più grandi pacchetti di incentivi economici mai visti. Ma mentre si prevede che le economie si riprenderanno dagli effetti a breve termine della pandemia, gli effetti del cambiamento climatico si vedranno ogni anno».
Se si continuerà con il business as usual, entro la metà del secolo l’economia del Regno Unito perderà fino al 6,5% del suo valore, rispetto a solo il 2,4% se riuscirà a spingere altre nazioni a ridurre le emissioni abbastanza velocemente da raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Swiss Re ha modellato il modo in cui il cambiamento climatico potrebbe influenzare le economie attraverso rischi climatici graduali e cronici come lo stress da caldo, gli impatti sulla salute, l’innalzamento del livello del mare e la produttività agricola e prevede che tutte le 48 nazioni indagate nello studio vedranno una contrazione economica, con molti Paesi che saranno colpiti molto peggio di quelli del G7. Ad esempio, entro il 2050: l’India, che è invitata al vertice del G7, perderà il 27% dalla sua economia, l’Australia il 12,5%, il Sudafrica il 17,8% e la Corea del sud il 9,7%. Le Filippine dovrebbero perdere addirittura il 35% del loro PIL e la Colombia il 16,7%
Oxfam ha avvertito che «Per i paesi a basso reddito, le conseguenze del cambiamento climatico potrebbero essere molto maggiori». Secondo un recente studio della Banca mondiale, entro il 2030 tra i 32 e i 132 milioni di persone in più saranno spinte in condizioni di estrema povertà a causa del cambiamento climatico.
Danny Sriskandarajah, CEO di Oxfam UK, ha ricordato che «La crisi climatica sta già devastando le vite dei Paesi più poveri, ma le economie più sviluppate del mondo non ne sono immuni. Il governo del Regno Unito ha l’opportunità irripetibile di guidare il mondo verso un pianeta più sicuro e più vivibile per tutti noi. Dovrebbe mettere a dura prova ogni nervo diplomatico per garantire il miglior risultato possibile al G7 e alla COP26 e dare l’esempio trasformando le promesse in azioni e invertendo decisioni autodistruttive come la proposta di miniera di carbone in Cumbria e i tagli agli aiuti all’estero».
Tutti i governi del G7 si sono impegnati a raggiungere nuovi obiettivi climatici in vista del vertice della 26esima Conferenza delle parti dell’Unfccc che si terrà a Glasgow a novembre, ma la maggior parte non è all’altezza di quanto necessario per limitare il riscaldamento globale al di sotto degli 1,5° C. Dato che i Paesi del G7 sono tra i maggiori emettitori storici del mondo (responsabili di un terzo di tutte le emissioni di CO2 dal 1990), dovrebbero dare l’esempio in questo anno cruciale.
Inoltre, Oxfam fa notare che «I governi del G7 non riescono collettivamente a mantenere l’impegno di lunga data dei Paesi sviluppati di fornire 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare i Paesi poveri a rispondere ai cambiamenti climatici. Solo due Paesi del G7, il Regno Unito e gli Stati Uniti, hanno affermato che aumenteranno i finanziamenti per il clima rispetto ai livelli attuali. La Francia ha deciso di mantenere l’attuale livello di finanziamento climatico mentre Canada, Germania, Giappone e Italia devono ancora dichiarare le loro intenzioni».
Oxfam stima che gli impegni attuali del G7 ammontino a 36 miliardi di dollari di finanziamenti pubblici per il clima entro il 2025, di cui solo un quarto (8-10 miliardi di dollari) per l’adattamento.
Il governo del Regno Unito, che ha ospita il recente vertice del G7 e che co-organizza con l’Italia la COP26 Unfccc, ha l’opportunità di guidare il mondo verso un futuro più sicuro e vivibile. Ma per oxfam «Questo sarà possibile solo se riuscirà a esercitare pressioni su altri governi affinché riducano le emissioni più rapidamente e per mantenere il riscaldamento globale al di sotto degli 1,5° C, pur mantenendo i propri impegni. E’ anche fondamentale che nei prossimi quattro anni tutti i governi del G7 aumentino drasticamente i finanziamenti per il clima, in particolare per l’adattamento».
Max Lawson, Head of Inequality Policy di Oxfam, ha concluso: «L’opportunità economica per l’azione climatica è chiara: ora abbiamo bisogno che i governi del G7 agiscano in modo eccezionale nei prossimi 9 anni per ridurre le emissioni e aumentare i finanziamenti per il clima. Le turbolenze economiche proiettate nei ricchi Paesi del G7 sono solo la punta dell’iceberg: molte parti più povere del mondo vedranno aumentare i morti, la fame e la povertà a causa delle condizioni meteorologiche estreme. Quest’anno potrebbe essere un punto di svolta se i governi coglieranno la sfida di creare un pianeta più sicuro e più vivibile per tutti».