Riceviamo e pubblichiamo
Coronavirus, andrà tutto bene?
Quando il mondo cambia lo fa sulla base dei rapporti di forza fra le classi sociali e i vari interessi. E le premesse non sono incoraggianti
[19 Marzo 2020]
Sicuramente il mondo non sarà uguale dopo il coronavirus: sarà migliore o peggiore di quello che era fino ad ora? Sarà più egualitario, più civile? Con più giustizia sociale? Ci sarà più o meno libertà? Quando il mondo cambia lo fa sulla base dei rapporti di forza fra le classi sociali e i vari interessi. E le premesse non sono incoraggianti.
Saremo più poveri ma con minori disuguaglianze?
Intanto soffrono di più i lavoratori precari, seicentomila persone già adesso non ricevono più un euro o vedono andare in fumo contratti per i prossimi mesi, a volte già stipulati. Se l’emergenza dovesse continuare per molto, gli effetti potrebbero essere ancora più estesi e drammatici. Almeno 300mila dipendenti delle cooperative che sono già a casa tra spettacolo, cultura e sport, oppure nelle scuole, con l’assistenza agli studenti disabili, e i servizi di mensa e di pulizia, poi 220mila lavoratori stagionali (tra commercio, turismo e altri settori) che restano anche senza il sussidio di disoccupazione. Infine ci sono quelle partite Iva (per ora non meno di 80mila) che lavorano per settori oggi del tutto bloccati: guide turistiche, gestori di spettacoli, eventi sportivi e culturali, organizzatori di fiere e convegni. Un numero ben maggiore (seppur non ancora quantificabile) di piccole imprese, commercianti e professionisti. Soltanto negli alberghi, nei ristoranti e nei bar, oggi chiusi, sono impiegati non meno di due milioni di lavoratori, un milione e mezzo di persone nello spettacolo e cultura, per non parlare dei milioni occupati nel commercio.
Due milioni tra colf, badanti e babysitter, dimenticate dal decreto “Cura Italia”.
Si rafforzerà la democrazia, la partecipazione alle scelte e sarà intatta la libertà personale?
Gli esempi dei possibili scenari a breve sono brutti e presuppongono restrizioni anche per il futuro, intanto c’è la gara a chi fa il duro. Il sindaco Decaro ‘caccia’ chi è in giro per Bari: “Dovete andare a casa! Qui ci vuole la mazza”; il governatore De Luca: “Non si può camminare per strada senza ragione motivata. Per questo, sto preparando un’ordinanza che non solo vieta di passeggiare per strada, ma costringerà tutte le persone individuate a circolare senza motivo a una quarantena di 15 giorni. Ti trovo in mezzo alla strada o a passeggiare su lungomare o stravaccato sulla panchina? Ti obbligo alla quarantena di 15 giorni“. Anche a Piombino il sindaco Ferrari va a giro a mandare a casa le persone e oltre ai parchi e le spiagge chiude perfino le fontanelle dell’acqua depurata, sempre per prevenire assembramenti; il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora: “Credo che nelle prossime ore bisognerà prendere in considerazione la possibilità di porre il divieto completo di attività all’aperto, abbiamo lasciato questa opportunità perché ce lo consigliava anche la comunità scientifica. Ma se l’appello di restare a casa non sarà ascoltato saremo costretti anche a porre un divieto assoluto”
Un giorno, al massimo due. E poi il Governo deciderà se intervenire ancora, con un’ulteriore stretta, sulle misure di distanziamento sociale per fermare la crescita dei contagi. Possibile lo stop allo sport all’aperto.
La logica e la tendenza è quella di un potere paternalista che presuppone di dover intervenire con coercizioni in quanto i sudditi non sono capaci di autoregolarsi, di godere in modo corretto della libertà, anche se in realtà tanta è la paura e le città grandi e piccole sono deserte.
Quello che succederà dipenderà dalle reazioni che potranno venire dal basso, dalle forme politiche o associative della società.
di Adriano Bruschi