Assegni di ricerca della Regione Toscana per lo sviluppo del 5G e delle nuove tecnologie nel manifatturiero
Come presentare le domande di contributo
[31 Agosto 2021]
La Regione Toscana mette a disposizione 29 assegni di ricerca: 28 mila euro per dodici mesi. Il bando si apre il 1 settembre – la domanda si presenta sul sito di Sviluppo Toscana, c’è tempo fino al 3 novembre per l’inoltro – e gli assegni, finanziati con 812 mila euro del fondo Sviluppo e Coesione.
La Regione spiega che «Saranno destinati a chi studierà come utilizzare, a beneficio di micro, piccole e medie imprese del manifatturiero, il 5G, ovvero le connessioni ultraveloci mobili, ma anche l’analisi dei dati, l’intelligenza artificiale e la famosa blockchain, ovvero la tecnologia dove ogni transazione viene legittimata da una rete decentralizzata, rivoluzione nata dal mondo dei bitcoin e delle criptovalute ma le cui potenzialità possono essere assai più ampie e non solo legate al mondo finanziario.
I progetti, che saranno finanziati a fondo perduto, dovranno essere realizzati da organismi di ricerca pubblici in collaborazione con micro, piccole e medie imprese manifatturiere. Possono dunque presentare domanda le università statali, gli istituti di istruzione universitaria ad ordinamento speciale e gli enti di ricerca pubblici con sede legale o operativa in Toscana. Gli assegnisti devono essere laureati (laurea magistrale o vecchio ordinamento) e non aver ancora compiuto 36 anni quando sarà presentata la domanda.
Per assistenza o supporto tecnico-informatico si può scrivere a bando5g@sviluppo.toscana.it
e supporto5g@sviluppo.toscana.it.
L’assessore all’economia Leonardo Marras conclude: «Sul trasferimento tecnologico si gioca una parte importante del futuro anche della Toscana. Per questo è necessario investire in ricerca applicata per l’uso delle nuove tecnologie. E’ essenziale per rimanere o essere ancora più competitivi e questa rivoluzione deve naturalmente coinvolgere anche le piccole, piccolissime a volte, e medie imprese, che costituiscono la quota prevalente delle aziende che operano nella regione».