
Al via il primo Festival dell'identità toscana, giovedì 21 marzo spazio alla geotermia

Parte oggi la prima edizione per il Festival dell’identità toscana, organizzato dalla presidenza della Regione per esplorare i temi che più caratterizzano l'identità – passata, passata e soprattutto futura – del territorio.
«L’identità toscana è complessa, articolata, assolutamente non scontata e non riducibile a stereotipi – spiega il presidente della Regione, Eugenio Giani – Da tempo lavoravamo per proporre ai cittadini toscani un’iniziativa come questa, assai di più di una serie di eventi e incontri riservati agli addetti ai lavori. Piuttosto un itinerario per ritrovarci tutti intorno ai temi che contano e che ci caratterizzano per quello che la Toscana è stata, è e potrà essere».
Il programma del Festival si sviluppa a cavallo con l’arrivo della primavera, dal 18 al 22 marzo, snodandosi tra oltre una dozzina d’eventi (qui il programma completo). Si spazia dalla Toscana degli asili nido gratis alla Toscana del lavoro, da quella delle aree interne ai saperi digitali, dalla cultura al turismo.
Per quanto riguarda in particolare la transizione energetica, il Festival accenderà un faro sulla Toscana geotermica giovedì 21 marzo alle 11, nella sala Pegaso di Palazzo Strozzi Sacrati (piazza Duomo 10, Firenze).
L’evento sarà moderato da Luca Aterini (greenreport.it) e vedrà la partecipazione di Eugenio Giani, Luca Rossini (responsabile Geotermia Enel green power), Lorenzo Di Bari (chimico organico dell’Università di Pisa), Riccardo Corsi (vicepresidente Unione geotermica italiana), Adele Manzella (primo ricercatore Consiglio nazionale delle ricerche), Fabio Voller (coordinatore Osservatorio di epidemiologia - Azienda regionale di sanità), Federico Balocchi (responsabile Geotermia Anci Toscana), Lidia Bai (presidente Parco delle colline metallifere), Ottavio Nunziante (procurement Enel).
Sarà l’occasione per guardare alle radici e al futuro della fonte rinnovabile che più di ogni altra caratterizza il territorio. Non solo perché dal calore del sottosuolo arriva quasi l’80% dell’elettricità pulita prodotta in Toscana, ma perché è qui che l’industria geotermica è nata per la prima volta.
Si tratta di una storia che parte oltre due secoli fa. L’8 maggio 1818 il conte Francesco de Larderel iniziava a usare il calore della geotermia per estrarre acido borico, di grande interesse per il settore farmaceutico; nel 1904 invece il principe Ginori Conti accese 5 lampadine, primo esempio di elettricità rinnovabile da geotermia.
Quella fetta delle Colline metallifere che allora era nota come Valle del diavolo, a causa dei soffioni e delle putizze di fluido geotermico che ricordavano – come ricordarono a Dante – le porte dell’Inferno, si stava trasformando nella culla di una rivoluzione industriale.
Un’eredità che nel 1962 è stata raccolta dall’Ente nazionale per l’energia elettrica, quando Enel ha acquisito l’attività di (quasi) tutte le aziende operanti nel settore, Larderello compresa. Da allora l’innovazione geotermica toscana ha continuato a fare scuola nel mondo, inventando sia la “coltivazione” dei serbatoi geotermici (tramite la re-iniezione nel sottosuolo delle acque di condensa, in modo da mantenere sostenibile nel tempo la produzione geotermoelettrica) sia i filtri Amis per abbattere gli inquinanti atmosferici naturalmente presenti nel fluido geotermico.
E adesso? Il futuro della geotermia toscana è ancora da scrivere, ma le possibilità di sviluppo sostenibile sono molteplici. La prima passa dalla consapevolezza di aver inventato una colonna portante della transizione ecologica, ovvero l'impiego di una fonte rinnovabile, puntando a raddoppiare la produzione. La seconda potrebbe comportare anche un ritorno alle origini, quando il calore della terra veniva usato per estrarre una materia prima come il boro: i fluidi geotermici trasportano infatti materie prime critiche per la transizione, a partire dal litio.
«La Toscana ha una propria identità statuale da più di 450 anni – conclude Giani – fatta da una serie di valori, importanti e fondamentali nello Stato italiano, che la Toscana porta con orgoglio e con forza: la scuola, il lavoro, la cultura, l’accoglienza, la solidarietà, la tutela e la valorizzazione della bellezza. Obiettivi e ideali che si possono raggiungere, e con i risultati migliori, solo facendo squadra. Da qui l’esigenza di un Festival come questo, che raduni, dia valore e metta a sistema i contributi preziosi di chi ha gli strumenti e le qualità per disegnare, tutti insieme, la Toscana di domani».
