Amianto killer, a Livorno nuova condanna per Fincantieri: dovrà risarcire 650mila euro
Ma il Governo Meloni potrebbe voltare le spalle ai morti. Ona: «Un decreto illegittimo regala alle aziende responsabili fino a 20 milioni di euro del Fondo vittime di amianto»
[17 Gennaio 2024]
Fincantieri è stata condannata dal Tribunale di Livorno a risarcire per circa 650mila euro la vedova e la figlia di Giancarlo V., operaio morto a 71 anni a causa di un mesotelioma pleurico dovuto all’esposizione all’amianto.
L’operaio lavorava come carpentiere, saldatore e montatore nello stabilimento di Livorno – ex cantiere navale Orlando – come saldatore e montatore, in un contesto dove il Tribunale ha accertato la responsabilità di Fincantieri per l’esposizione professionale all’amianto.
Si tratta di una condanna simile a quella comminata dal Tribunale labronico lo scorso dicembre sempre contro Fincantieri, che dovrà risarcire 500mila euro per la morte dell’operaio U. O. per un cancro ai polmoni di origine professionale provocato dall’amianto.
In entrambi i casi il processo è stato seguito dal presidente dell’Osservatorio nazionale amianto (Ona), l’avvocato Ezio Bonanni.
Al proposito l’Ona ricorda che fin dagli anni ‘60 l’asbesto era onnipresente nei cantieri navali, e per i lavoratori era inevitabile “l’incontro ravvicinato” con le sottilissime fibre di asbesto che si trovava nelle coibentazioni, nelle tubature, nelle pareti, nel vano motore, nonché nelle cuccette delle navi militari e civili.
In questo caso, dalla perizia del Ctu è emerso che Giancarlo V. aveva manipolato amianto friabile in locali privi di impianti di aerazione senza le mascherine e tute monouso, dispositivi che avrebbero potuto evitargli l’inalazione delle polveri, ed è stato quindi riconosciuto il nesso tra esposizione e insorgenza del mesotelioma.
Eppure, mentre i processi per le vittime dell’amianto vanno avanti, il Governo Meloni sembra voler voltare le spalle alla causa.
L’Ona accusa in particolare un decreto ministeriale datato 5 dicembre 2023, firmato dai ministri Giorgetti e Calderoni, che potrebbe regalare «alle aziende responsabili di morti e malattie professionali fino a 20 milioni di euro del Fondo vittime di amianto, originariamente creato come mezzo per incrementare gli indennizzi a favore delle vedove dei lavoratori deceduti. Una sorta di rimborso che sembra favorire chi ha seminato morte attraverso l’esposizione all’amianto».
In questo modo la normativa si trasforma in un meccanismo di benefici per le aziende già condannate: un paradosso della beneficenza inversa.
«È un decreto chiaramente illegittimo – dichiara Bonanni – perché il fondo è per le vittime e non per le aziende, non c’è cumulabilità tra fondo e risarcimento. Se confermata si tratterebbe di un’aberrazione giuridica che combatteremo come associazione, anche perché non siamo stati interpellati e quindi è stata anche un’operazione poco trasparente».
Nel frattempo, resta la perenne urgenza di affrontare alla radice il problema amianto, attraverso le bonifiche. Il ciclo potrà dirsi davvero chiuso solo quando sul territorio ci sarà anche una disponibilità impiantistica adeguata a smaltire in sicurezza i rifiuti contenenti amianto, che inevitabilmente derivano dalle bonifiche.
Una volta sotto terra, se correttamente gestito, l’amianto torna infatti a comportarsi come un normale minerale. Il problema è che ovunque è difficile realizzare nuove discariche allo scopo, ostacolate da varie sindromi Nimby e Nimto che bloccano la costruzioni di impianti per gestire in sicurezza i rifiuti, lasciando così paradossalmente l’amianto all’aria aperta: a fronte di 108.000 siti interessati dalla presenza di amianto stimati dall’Inail, le discariche operative in grado di gestire i rifiuti contenenti amianto sono solo 19 in tutto il Paese.