Per realizzare il progetto in California sono previsti quasi 1.500 nuovi posti di lavoro

Auto elettriche, Stellantis investe altri 100 mln di euro sul litio da geotermia per le batterie

Tavares: «Un elemento importante per offrire una mobilità pulita, sicura e accessibile in Nord America»

[17 Agosto 2023]

Mentre il prezzo della benzina in Italia continua ad aumentare, con un prezzo medio del self service in autostrada arrivato oggi a oltre 2 euro al litro, l’industria dell’auto elettrica guarda sempre più alla geotermia come fonte sostenibile ed economica per realizzare le batterie del futuro.

Stellantis (l’ex Fiat) ha annunciato stamani un investimento da 100 mln di euro per portare avanti lo sviluppo del progetto Hell’s Kitchen di Ctr, il più importante al mondo dedicato al litio da geotermia, che consentirà di produrre fino a 300mila ton di carbonato di litio equivalente all’anno.

Il progetto, in corso in California, prevede di estrarre il litio presente nei fluidi geotermici, impiegati al contempo per produrre energia rinnovabile. Un approccio circolare che, come evidenziano da Stellantis, elimina «la necessità di bacini di evaporazione delle salamoie, di miniere a cielo aperto e l’utilizzo di combustibili fossili per il trattamento del litio».

Non a caso Stellantis sta puntando molto sul litio da geotermia, per le batterie delle proprie auto elettriche. L’estate scorsa ha siglato un accordo decennale per la fornitura di 25mila ton di idrossido di litio annue da parte di Ctr – oggi ampliate a 65mila ton/anno – oltre a concordare con la tedesca Vulcan l’acquisto di 81-99mila ton annue provenienti dall’Alto Reno, sempre per un decennio; lo scorso gennaio, inoltre, Stellantis ha esteso l’accordo già in essere con Vulcan per sviluppare nuovi progetti geotermici.

Importanti anche le ricadute occupazionali: l’inizio della fornitura di idrossido di litio per batterie da parte di Ctr per Stellantis è atteso per il 2027, l’azienda prevede di creare 480 posti di lavoro tramite accordi dedicati e fino a 940 posti di lavoro garantiti direttamente dal progetto pienamente a regime. Massimizzando così le ricadute sociali positive a livello locale.

«Con la rapida diffusione dei veicoli elettrici negli Stati Uniti e in tutto il mondo, garantire la fornitura di materiali per batterie prodotti responsabilmente non è mai stato così importante – commenta l’ad di Ctr, Rod Colwell – Localizzando la filiera delle batterie possiamo ridurre al minimo i rischi correlati alla catena di fornitura e creare centinaia di posti di lavoro in una comunità economicamente svantaggiata».

Sulla stessa linea Carlos Tavares, ad di Stellantis, per il quale l’accordo con Ctr «è un elemento importante del nostro impegno a favore dei clienti e del pianeta nel percorso da noi intrapreso per offrire una mobilità pulita, sicura e accessibile in Nord America».

Il paradosso, semmai, è quello di un maggiore impegno alla diffusione della mobilità elettrica in Europa mentre i relativi investimenti industriali crescono dall’altra parte dell’oceano Atlantico.

Stellantis si è infatti impegnata a portare al 50% le vendite di auto totalmente elettriche negli Usa entro il 2030, mentre in Europa punta al 100% grazie al regolamento nel merito approvato questa primavera dall’Ue (nonostante la campagna a contrasto del Governo Meloni).

Ma dato che il litio prodotto a Hell’s Kitchen consentirà ai veicoli elettrici di Stellantis di accedere agli incentivi previsti dall’Inflation reduction act (Ira) statunitense – la principale misura di politica industriale sostenibile varata dal Governo Biden, senza un adeguato contraltare europeo –, gli investimenti volano in California.

In un simile contesto, a stonare è soprattutto l’immobilismo dell’Italia, dove Stellantis vanta ancora le proprie radici. Le tecnologie geotermiche sono nate per la prima volta al mondo in Toscana, oltre due secoli fa, e sappiamo che i fluidi italiani sono particolarmente ricchi di litio.

Non a caso Enel green power ha inserito il litio geotermico tra i propri obiettivi di economia circolare, oltre ad aver siglato una partnership con Vulcan per lo sviluppo di progetti in questo campo, ma il pericolante quadro normativo che sorregge la geotermia italiana – dove non si realizza una nuova centrale da 9 anni, mentre l’Ue punta a triplicare la potenza installata entro il 2030 – costringe un intero comparto rinnovabile all’immobilismo.