QThermo: «Non entriamo nel merito politico, che non è di nostra competenza, se fare o non fare il termovalorizzatore. Abbiamo avviato le valutazioni economiche dell’indennizzo che dovremo ricevere, in caso di non realizzazione»
Case Passerini, la sentenza del Consiglio di Stato spiegata
Cispel: «Nel respingere tutte le osservazioni del versante ambientalista, il Consiglio di Stato conferma la necessità che le misure di mitigazione (il bosco della Piana) siano parte integrante dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, che quindi decade»
[25 Maggio 2018]
Ieri il Consiglio di Stato ha emesso la propria sentenza sul termovalorizzatore di Case Passerini, confermando la posizione espressa dal Tar Toscana nel novembre 2016: l’autorizzazione a costruire l’impianto è dunque decaduta. Ma per quali motivi? Come spiegavamo ieri su queste pagine, non perché il Tar o il Consiglio di Stato abbiano giudicato insostenibile – sotto il profilo ambientale e/o sanitario – il termovalorizzatore: è a causa di «vizi di forma», come dettaglia la Città metropolitana di Firenze. La sentenza «ha annullato l’Autorizzazione unica perché in sostanza gli Enti competenti – la Città metropolitana al tempo competente e la Regione dopo, che successivamente ha ripreso le competenze sul tema dei rifiuti – non hanno prescritto che il termovalorizzatore può entrare in funzione solo dopo la piantumazione dei Boschi della Piana». Così facendo contemporaneamente la sentenza del Consiglio di Stato «ha confermato la bontà della Valutazione d’impatto ambientale e di tutti gli atti sanitari-tecnico-giuridici eseguiti nel lungo iter autorizzativo dell’impianto di termovalorizzazione di Case Passerini; ha rigettato tutte le impugnazioni delle organizzazioni ambientaliste e dei comuni ricorrenti».
«Sul piano ambientale, sanitario e tecnico-amministrativo siamo molto soddisfatti – aggiunge Giorgio Moretti, presidente di Qthermo, la società che ha in capo la realizzazione del termovalorizzatore di Case Passerini – Il Consiglio di Stato, con una articolata sentenza, ha confermato la totale bontà del lavoro svolto da Qthermo negli oltre 40 passaggi tecnico-giuridici svolti in 8 anni di lavoro. Ma l’impianto non può, allo stato attuale, essere realizzato per un mero vizio formale della Autorizzazione che non contiene la suddetta prescrizione. I nostri avvocati stanno valutando nel merito la sentenza. Ricordo che Qthermo è una società a maggioranza pubblica partecipata per il 40% da Hera, società che ha vinto la gara pubblica per la realizzazione e la gestione dell’impianto. In parallelo abbiamo avviato le valutazioni economiche dell’indennizzo che Qthermo dovrà ricevere, in caso di non realizzazione, per l’enorme lavoro svolto in questi lunghi 8 anni e per tutti i costi fin qui sostenuti. Il nostro prossimo compito è di fornire ad Ato, nostro primo interlocutore formale, ogni dettaglio e di richiedere come procedere rispetto ai possibili scenari che possono essere perseguiti».
Dunque, allo stato dell’arte la sentenza del Consiglio di Stato non sancisce l’impossibilità di realizzare un termovalorizzatore e di localizzarlo a Case Passerini. E sulla necessità di realizzare l’impianto è tornata ad esprimersi Confservizi Cispel Toscana, ovvero l’associazione regionale delle imprese di servizio pubblico che gestiscono proprio servizi a rilevanza economica come quello di igiene ambientale: «La sentenza del Consiglio di Stato sul termovalorizzatore di Case Passerini conferma la posizione espressa dal Tar – sottolinea il presidente Cispel Alfredo De Girolamo – Nel respingere tutte le osservazioni del versante ambientalista, il Consiglio di Stato conferma la necessità che le misure di mitigazione (il bosco della Piana) siano parte integrante dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, che quindi decade. Una decisione che non mette in discussione validità della scelta dell’impianto e sua localizzazione, ma che chiede alle amministrazioni competenti (oggi la Regione) di adeguare il percorso di Aia con questa specifica prescrizione. A questo punto occorre rapidamente procedere al rinnovo dell’Aia, considerando la richiesta del Consiglio di Stato, procedura da completare al più presto pena il rischio di perdita degli incentivi al nuovo impianto acquisiti dal gestore. La sentenza non obbliga la Regione a mettere in discussione l’impianto, che fa parte della pianificazione regionale e nazionale, e che rappresenta un’infrastruttura indispensabile ed insostituibile per gestire in sicurezza il flusso di rifiuti urbani nella principale area urbana della Toscana.
Utilizzare questa sentenza per mettere in discussione una scelta fatta esporrebbe la Toscana – rimarca De Girolamo – ad un rischio di instabilità enorme con ‘emergenza rifiuti’ sempre all’orizzonte. La mancanza di sbocchi certi dei flussi di rifiuti preoccupa già adesso, dove alcuni impianti sono stati chiusi ed i nuovi non si fanno, costringendo i gestori ad un’emergenza che potrà essere risolta solo con un assetto impiantistico sicuro e definitivo. Chiediamo alla Regione di attivare subito il tavolo sui flussi e l’iter di autorizzazione dell’impianto».
Riassumendo, dunque, adesso la costruzione dell’impianto necessiterebbe in primis di un nuovo percorso politico e amministrativo per il rilascio di una nuova Aia, un percorso verso il quale attualmente la Regione Toscana – ossia l’ente competente – ha però già dichiarato la propria indisponibilità attraverso il suo presidente, Enrico Rossi, che ha annunciato l’elaborazione a breve di un nuovo Piano regionale rifiuti.
«Non entro nel merito politico, che non è di nostra competenza, se fare o non fare il termovalorizzatore – conclude al proposito il presidente di Qthermo Giorgio Moretti – Noi abbiamo eseguito il disposto degli organi tecnici e gli obblighi derivanti dal (vigente, ndr) Piano regionale dei rifiuti, quale disposto politico, che ci impone di fare il termovalorizzatore».
L. A.