Cgil, in Toscana avanza la crisi del lavoro: -55mila posti indeterminati, +127mila precari

Rossi: «Va smontata la propaganda secondo cui va tutto bene, non si escludono scioperi e manifestazioni perché cittadini e lavoratori soffrono»

[20 Luglio 2023]

In questa fase in cui ancora continua la ripresa post-Covid l’economia toscana tiene, anche se nel 2023 il Pil rallenta, ma l’inflazione guidata dai profitti delle imprese continua a mangiare il potere d’acquisto dei salari, mentre i contratti di lavoro si fanno sempre più precari.

È questo in sintesi lo spaccato socioeconomico che emerge dal nuovo rapporto di Ires, il centro studi della Cgil Toscana.

«Nel 2022 abbiamo resistito, nel 2023 lo scenario ha tinte più cupe – avverte il segretario generale Rossano Rossi – In Toscana uno dei settori in difficoltà è il manifatturiero: Gkn a Firenze, Sanac a Massa, Whirlpool a Siena, Venator a Grosseto, Jsw a Piombino, Fimer ad Arezzo, tutte grandi aziende in difficoltà. Occorre un ruolo maggiore del pubblico in economia, ma non elargendo soldi a pioggia senza rendiconti, servono vincoli più stringenti, legati alla qualità dell’occupazione, per le aziende che ricevono soldi pubblici. Non è pensabile una Toscana basata solo su servizi, commercio e turismo, ci vuole sostegno al manifatturiero con politiche industriali e con infrastrutture più efficienti».

In primis, il rapporto mostra come dall’inizio del  2022 i toscani abbiano perso il 10% procapite del salario reale a causa dell’inflazione, mentre la qualità dell’occupazione continua a calare in modo evidente.

Nel 2022 solo il 29% dei nuovi assunti era a tempo indeterminato; il saldo dei tempi indeterminati (tra chi va in pensione o è licenziato e chi è assunto) in Toscana negli ultimi due anni è meno 55mila, mentre il saldo dei contratti precari è + 127mila.

E nel 2023 potrebbe andare peggio, col rischio di perdere parte dei fondi Pnrr che finora la Toscana è riuscita a conquistare. Sotto questo profilo, Ires rendiconta 6,3 miliardi di euro come totale delle risorse impegnate in Toscana (4,6 miliardi di euro di risorse solo Pnrr più 1,7 miliardi di euro di risorse aggiuntive), suddivisi in 6.990 progetti avviati o in via di avviamento.

Allo stato attuale però «continua a sussistere un problema a livello nazionale sull’attuazione complessiva del Pnrr», dato che entro fine settembre l’Italia dovrebbe raggiungere almeno il 49,4% come messa a terra effettiva degli investimenti, un dato ad ora fermo ad appena il 31,5%.

Il rischio è dunque la perdita di parte del plafond a disposizione. La non attuazione completa del Pnrr avrebbe un impatto molto forte in regione, pari ad almeno un punto di Pil, con conseguenze pesanti sulle aziende, in particolare del comparto delle costruzioni. Una esecuzione per ipotesi limitata al 75% del Piano di ripresa e resilienza in Regione, metterebbe a rischio non meno di 20mila posti di lavoro nel biennio 2024-2025.

E nel frattempo il tessuto sociale continua a deteriorarsi, anche a causa degli interventi punitivi sotto il profilo della povertà messi in campo dal Governo Meloni, a partire dall’abrogazione del reddito di cittadinanza, di cui nel 2022 hanno beneficiato circa 98mila e 400 toscani (il 2,7% sulla popolazione residente). Un contesto che continua a vedere la popolazione più giovane tra i più fragili: in Toscana ragazze e ragazzi tra i 15 e i 34 anni sono 690mila. Il 51,1% sono occupati, il 6,5% in cerca di occupazione, il 32% impegnati in studi o formazione. Il 18,7% sono Neet (non studiano né lavorano).

«Va smontata la propaganda secondo cui va tutto bene: siamo preoccupati – sottolinea Rossi –, posti di lavoro precari, stipendi bassi, giovani sfruttati, e se non accettano certi lavori con condizioni pietose fanno bene. Si registrano gli effetti delle politiche della destra al governo, con un attacco organico e su vasto fronte alle condizioni di vita e di lavoro di donne e uomini. Per questo abbiamo in campo un percorso di mobilitazioni: siamo scesi in piazza in queste settimane per ambiente, pace, diritti civili, sanità e sicurezza sul lavoro, il 30 settembre saremo a Roma per difendere la Costituzione e contrastare il progetto di autonomia differenziata, non si escludono scioperi e manifestazioni se continueranno a non arrivare risposte perché cittadini e lavoratori soffrono».