Depurazione in Toscana, Arpat: su 169 impianti controllati sono 55 quelli irregolari

La situazione depurativa risulta comunque «abbastanza soddisfacente». Restano però da affrontare i problemi legati a gestione fanghi e trattamento rifiuti

[14 Settembre 2023]

L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha pubblicato il nuovo rapporto sulla depurazione – definita «abbastanza soddisfacente» nel suo complesso –, dedicato ai controlli effettuati sugli impianti nel corso del 2022.

Su 169 impianti controllati nel 2022, 55 sono risultati irregolari: sono 75 le sanzioni amministrative (soprattutto tra i depuratori più piccoli, entro i 10mila abitanti equivalenti) mentre si fermano a quota 14 le notizie di reato (soprattutto tra i depuratori più grandi).

Sul piano analitico, Arpat ha eseguito 535 campioni, l’8% dei quali ha riportato superamenti dei limiti ai parametri di tabella 1, e l’11% superamenti dei limiti dei parametri di tabella 3, per un totale di 101 campioni non conformi.

Più nel dettaglio, i parametri di tabella 1 che più frequentemente hanno registrato il superamento dei valori limite sono i solidi sospesi, seguiti dai Bod5, mentre i casi di superamento di Cod sono limitati. Tra i parametri elencati in tabella 3, invece, la maggior parte delle irregolarità è riferibile ad azoto nitroso e azoto nitrico (servono dunque più trattamenti terziari di denitrificazione); alluminio, cloruri, tensioattivi registrano superamenti più limitati.

Come migliorare? Secondo Arpat è necessario porre attenzione soprattutto su «l’assetto di controlli, autorizzazioni e gestione del servizio di depurazione: si tratta, in particolare, di problemi legati alla gestione dei fanghi e alla modalità per definire la capacità depurativa residua di molti impianti che accettano sia extra flussi che altre tipologie di rifiuti. Dovrà, in sostanza, essere affrontato il problema del trattamento rifiuti in impianti di depurazione, con la conseguente necessità di aggiornare la maggior parte dei trattamenti ad oggi applicati, da considerarsi obsoleti a fronte di reflui con caratteristiche industriali e non solo domestico/urbane».

Si tratta dunque di seguire le esigenze dettate dalla crisi climatica quanto dalla normativa europea: «Sarebbe estremamente auspicabile – conclude nel merito Arpat – muoversi nella direzione del recupero di reflui in agricoltura, e non solo, affrontando anche il problema del riuso/trattamento dei fanghi, come la nuova norma europea di aggiornamento della direttiva Eu/271/91 esorta a fare».

Ad oggi infatti in Italia appena il 4% dell’acqua depurata viene effettivamente riusata, nonostante un potenziale pari a ben 3,4 miliardi di metri cubi annui impiegabili in agricoltura, mentre i fanghi di depurazione continuano a crescere.

Un segnale positivo, indice appunto di una maggiore depurazione, ma occorre anche incrementare la conseguente dotazione impiantistica di gestione, che in Toscana continua ad essere carente: una recente stima del laboratorio Ref ricerche indica un gap di 337mila t/a da chiudere al più presto.