Geotermia, prorogare di un anno le concessioni è «la soluzione peggiore»

Cisl Toscana: «L’Italia è l’unica nazione a livello europeo che ha deciso, autonomamente, di prevedere delle gare per l’assegnazione di concessioni geotermiche»

[30 Giugno 2023]

Dopo l’Anci Toscana, anche dal mondo sindacale arriva una bocciatura netta per la proroga di 1 solo anno delle concessioni minerarie che regolano la coltivazione della geotermia.

L’emendamento presentato dal deputato Riccardo Zucconi, e poi approvato durante la conversione in legge del dl 51/2023 su Enti pubblici e proroghe, ha fatto slittare di 12 mesi – dal 31 dicembre 2024 all’anno successivo –, prolungando di fatto la situazione d’incertezza per il comparto che si prolunga già da tempo.

«La proroga di un anno della scadenza delle concessioni geotermiche è sicuramente la peggiore soluzione che poteva essere messa in campo in questo momento, soprattutto perché manterrà l’attuale stato di incertezza sul futuro della geotermia e del suo indotto», dichiarano il segretario generale della Cisl Toscana, Ciro Recce e il segretario della Flaei-Cisl Toscana, Luca Lucietto.

«L’unica speranza – aggiunge Lucietto – è che la proroga sia stata pensata per dare agli organi preposti il tempo per poter predisporre una modifica sostanziale dell’attuale normativa (l. 99/2009 e d.lgs. 22/2010), che ha imposto la messa a gara a fine 2024 delle concessioni geotermiche. L’Italia è l’unica nazione, perlomeno a livello europeo, che ha deciso, autonomamente, di prevedere delle gare per l’assegnazione di concessioni geotermiche. In tutti gli altri Stati si va a gara solo se il concessionario ‘uscente’ non è interessato a una proroga. È una strategia tafazziana, tanto più nell’attuale crisi per l’approvvigionamento energetico».

L’alternativa richiesta dai territori, se resa normativamente praticabile dal legislatore nazionale, consisterebbe nell’accordare all’attuale gestore (la partecipata di Stato Enel) una proroga più ampia, a fronte di investimenti precisi da concertare.

«Per noi – conferma Lucietto – l’unica soluzione percorribile e che potrà garantire ancora lo sviluppo sostenibile nei territori interessati, è prorogare le concessioni all’attuale gestore, per un congruo numero di anni (almeno 15). In primo luogo per avere la garanzia di importanti investimenti, come quelli già presentati da Enel green power (3 miliardi di euro). Ma anche perché se pure fosse l’attuale gestore ad aggiudicarsi una eventuale gara, l’esborso economico necessario avrà un impatto negativo sugli investimenti futuri e l’occupazione e farà inevitabilmente cambiare anche l’approccio, il modo di gestire e coltivare la geotermia, ben diverso da quello avuto fino ad oggi».

Una previsione funesta, che trova però solidi riscontri in altre parti del globo: «Le esperienze negative già vissute negli ultimi anni in giro per il mondo, dove c’è stata un’alternanza di concessionari, dovrebbero insegnare: dove l’unico obbiettivo è stato quello di trarre il maggior profitto, molti dei bacini geotermici si sono esauriti, perché fra ‘coltivare’ e ‘sfruttare’ ce ne corre. Inoltre – conclude Lucietto – si potrebbero aprire scenari vertenziali, come avvenuto per la gestione di altre risorse, di cui oggi non possiamo prevedere la fine».