Gli esiti dell’incontro tra i sindacati e il gestore Enel green power
Geotermia, con una proroga delle concessioni per la Toscana investimenti da 3 mld di euro
Entro il 2039 possibili nuove centrali per 200 MW, oltre all’ammodernamento di tutte quelle già presenti sul territorio con un ulteriore miglioramento delle performance ambientali
[15 Marzo 2022]
Le organizzazioni sindacali toscane Filctem, Cgil-Flaei, Cisl-Uiltec e Uil hanno incontrato i vertici dell’Unità di business Geotemia di Enel green power, la società che gestisce le 34 centrali geotermelettriche presenti sul territorio – che da sole forniscono più del 30% dell’elettricità necessaria al fabbisogno regionale e rappresentano il 70% della produzione rinnovabile toscana –, per capire quali sono i margini di sviluppo per questa fonte rinnovabile nei prossimi anni.
Il punto di maggiore criticità resta la scadenza ormai prossima (2024) delle concessioni minerarie che regolano la coltivazione della geotermia, che resta una risorsa mineraria patrimonio indisponibile dello Stato, dopo un primo tentativo parlamentare da parte di Pd e Lega di prorogare la deadline al 2039; un tentativo fallito in fase di conversione in legge del decreto Milleproroghe, ma che potrebbe avere una nuova chance con la conversione del decreto Sostegni-ter.
Una situazione comunque in divenire, ma che potrebbe arrivare presto ad un risvolto positivo. «L’azienda ha dichiarato che sono stati fatti dei progressi significativi – informano i sindacati a valle dell’incontro con Egp –, a seguito di incontri svolti con la Regione Toscana e i Ministeri competenti, al fine di addivenire ad una possibile soluzione che preveda una proroga alle concessioni in scadenza per una durata di 15 anni. Tale soluzione risulterebbe la sola a garantire tempistiche immediate negli investimenti e quindi la possibilità di intervenire in maniera determinante nel processo di transizione ecologica».
Più in dettaglio, se venisse confermata la possibilità di continuare a investire sulla geotermia toscana, Enel «si è impegnata a mettere in campo un piano d’investimento importante pari a 3 miliardi di euro nel periodo 2024-2039 (15 anni)», articolato attorno a due pilastri.
Il primo prevede la «realizzazione di nuove centrali per un totale di 200 MW. Di questi, 85 MW sarebbero realizzati nel breve periodo (centrali di PC6 da 20 MW, Triana da 20 MW, Bagnore 5 da 40 MW e Monterotondo da 5 MW)», mentre il secondo riguarda «l’ammodernamento di tutte le attuali centrali, partendo dai macchinari esistenti, fino all’installazione delle torri ibride ed al raddoppio degli impianti Amis per l’abbattimento dell’idrogeno solforato e del mercurio, ben al di sotto dei limiti previsti dalla legge», limiti che peraltro sono già oggi ampiamente rispettati come documentano puntualmente dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat).
Questi investimenti «permetterebbero di non aumentare le emissioni in atmosfera nonostante i 200 MW in più», sottolineano i sindacati, aggiungendo che sono «previsti inoltre investimenti in sostenibilità, indirizzati verso gli impianti di teleriscaldamento, le strade, i percorsi turistici».
Opportunità che i sindacati accoglierebbero a braccia aperte: «Riteniamo che la geotermia rappresenti una parte fondamentale nel percorso di transizione ecologica e che in questo preciso contesto storico sia ancora di più in grado di contribuire positivamente alla riduzione della dipendenza energetica dagli idrocarburi. La geotermia è infatti una fonte rinnovabile programmabile di grande valore, da potenziare e valorizzare sempre più per il futuro del Paese, anche alla luce dei problemi e della vulnerabilità energetica dimostrata dall’Italia, in conseguenza dei tragici fatti che stanno accadendo a seguito della guerra tra Russia e Ucraina. È necessario fare presto. Se non ora quando?».
Nell’affannosa ricerca di un percorso che possa tenere insieme la lotta alla crisi climatica con una maggiore indipendenza negli approvvigionamenti energetici, oggi legati a doppio filo a regimi autocratici come quello russo, lo stesso premier Draghi si è rivolto nei giorni scorsi alla Camera richiamando «con forza l’importanza di realizzare nuove infrastrutture in tutto il Paese, queste sono una parte essenziale del futuro dell’Italia. Essenzialmente le risposte che bisogna dare ora sono un’efficace rapida diversificazione e una accelerazione degli investimenti nelle rinnovabili. Questo forse può sembrare molto semplicistico, ma è l’essenza di quel che dobbiamo fare».
E in questo contesto la geotermia può dare un contributo particolarmente importante, essendo una fonte rinnovabile con caratteristiche uniche di stabilità e continuità di esercizio, senza emissioni aggiuntive di CO2 rispetto al degassamento naturale dei suoli e senza impatti significativi sulla salute umana; uno strumento ideale dunque non solo per produrre energia autoctona e favorire la diversificazione economica dei territori dove viene coltivata, ma anche per integrarsi con le altre fonti rinnovabili intermittenti, condizionate – come solare ed eolico – dal variare delle condizioni meteorologiche.