I due impianti si candidano a intercettare i fondi Pnrr

Hub tessile ed essiccamento fanghi, Prato riparte nel segno dell’economia circolare

Firmato il Protocollo d'intesa da istituzioni e parti economiche, produttive e sociali. Biffoni: «Prato è da sempre la città del tessile e la città dell'economia circolare»

[4 Febbraio 2022]

È stato firmato stamani a Prato, nel salone consiliare del Comune, il Protocollo d’intesa per l’implementazione degli obiettivi del Next Generation Prato, ovvero la bussola pensata per guidare l’area pratese verso una ripresa sostenibile attraverso un elemento cardine – l’economia circolare – e due scelte impiantistiche precise: Textile Hub ed essiccatore dei fanghi di depurazione.

L’obiettivo dichiarato è realizzarli col contributo diretto dei fondi Pnrr, candidandosi ad attingere dai bandi già pubblicati dal ministero della Transizione ecologica. Un’iniziativa che vede un amplissimo coinvolgimento della società civile, oltre che delle utility e delle istituzioni locali: a firmare il Protocollo sono stati infatti firmato stamani da Comune di Prato, Alia, Gida, Next technology tecnotessile, Confindustria, Confartigianato, Cna, Camera di Commercio e sindacati Cgil, Csl e Uil.

«Prato è da sempre la città del tessile e la città dell’economia circolare – afferma il sindaco Matteo Biffoni – La cernita e il riciclo degli stracci è origine del distretto e ne è il futuro: la realizzazione dell’hub tessile  è fondamentale». A maggio ragione da quest’anno, con l’entrata in vigore in tutta Italia dell’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili.

Per quanto riguarda in particolare il Textile Hub, che vede in prima filo il ruolo di Alia – il gestore interamente pubblico dei servizi d’igiene urbana nell’Ato centro – l’obiettivo è insediare a Prato il principale hub tessile nazionale e consolidare il ruolo del distretto pratese come polo tecnologico e operativo del riciclo tessile a livello europeo.

«L’impianto di selezione che Alia realizzerà a Prato in accordo con Comune,  associazioni di categoria e sindacati permetterà di avviare a nuova vita gli abiti usati raccolti nella nostra regione, evitando il loro smaltimento in impianti di termovalorizzazione o discariche», spiega il presidente di Alia, Nicola Ciolini.

Datoo che il progetto riguarda essenzialmente un impianto che si occuperà della cernita di materiali e della selezione dei tessuti, è chiaro però che resteranno comunque scarti da smaltire da questa prima selezione dei rifiuti, a cui si aggiungeranno poi ulteriori rifiuti derivanti dal processo di riciclo; un tema scottante per la Toscana, che è in perenne deficit impiantistico su questo fronte. Per farvi fronte, escludendo nuove discariche e nuovi termovalorizzatori, resta sul tavolo un’opzione tecnologica particolarmente promettente come quella del riciclo chimico, sulla scia della soluzione recentemente presentata dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa insieme a NextChem, che sta riscuotendo grande interesse in Regione come nel mondo ambientalista e sindacale toscano.

Tornando alla fase di selezione dei rifiuti, l’impianto in progetto a Prato – dal costo stimato in 18 mln, con l’auspicio che circa 2,1 mln possano arrivare dal Pnrr – sarà realizzato e gestito da Alia su un terreno comunale in via Baciacavallo: impiegando innovativi sensori ottici Nir capaci di riconoscere e differenziare i tessuti per tipologia di fibra tessile e colore, permetterà di selezionare i rifiuti tessili pre e post consumo, garantendo nel primo caso di trattare circa la metà dei rifiuti prodotti dal distretto tessile (14.000 tonnellate annue) mentre per il post consumo potrà selezionare l’intero futuro fabbisogno della Regione Toscana (20.000 t/anno considerato l’obbligo di raccolta differenziata dal 2022), con un quantitativo stimato di avvio a riciclo o recupero di circa 32.000 t/a rispetto alle 34mila in ingresso.

Altrettanto importante, per l’economia circolare pratese, sarà il polo di essiccamento dei fanghi di depurazione: fanghi che già oggi la Toscana non sa come gestire, con un deficit impiantistico che a livello regionale potrebbe presto salire a 337mila ton/anno.

Per contribuire a lenire queste difficoltà Gida, ovvero il gestore dell’impianto di depurazione delle acque civili ed industriali dal 1981, prevede la realizzazione di un impianto di essiccamento termico dei fanghi di depurazione, con lo scopo di ridurre del 70% il volume del fanghi da inviare ad appositi impianti terzi per lo smaltimento: l’impianto sarà in grado di trattare 10mila ton/anno di fanghi, riducendone il peso – da indirizzare poi a recupero o smaltimento – fino a 2.800 tonnellate di fango essiccato.

Il polo di essiccamento, che verrà realizzato all’interno dell’impianto di depurazione di Baciacavallo, risulterà inoltre autonomo dal punto di vista energetico, grazie alla realizzazione di un sistema di cogenerazione a gas naturale effettuato con due apparecchi per la produzione di energia elettrica e termica. Complessivamente, l’investimento previsto per il polo di essiccamento è pari a 8 mln di euro.

«Questo nuovo polo di essiccamento è un tassello importante nell’ottica del più ampio progetto di ammodernamento di Baciacavallo – sottolinea il presidente di Gida, Alessandro Brogi – Si può dire che è il primo step di un piano più ampio che è già stato autorizzato ormai un anno e mezzo fa e che ci consentirà, già di per sé, di diminuire l’impatto ambientale e abbattere i costi complessivi di smaltimento dei fanghi, a vantaggio dell’ambiente, dei nostri utenti e di tutta la comunità».