Per l’impianto livornese lo scenario più avanzato punta sul riciclo chimico
Il Consiglio regionale dice sì alla produzione di idrogeno nei siti industriali della Toscana
«La raffineria di Livorno, la siderurgia a Piombino e la Solvay di Rosignano potrebbero avere un ruolo strategico nella produzione, nello stoccaggio e nell’utilizzo dell’idrogeno come vettore energetico»
[20 Gennaio 2022]
Con 29 voti a favore e 8 astensioni – ovvero con il sostegno di M5S, Pd, FdI e gruppo Misto –, il Consiglio regionale della Toscana ha approvato ieri la mozione 620, scritta da Silvia Noferi (M5S) e sottoscritta anche da Lucia de Robertis (Pd) con alcune modifiche, per promuovere l’idrogeno come vettore energetico della transizione ecologica.
L’idrogeno infatti non è una fonte energetica, come le rinnovabili o i combustibili fossili, ma un vettore sempre più determinante per immagazzinare, spostare e commercializzare energia, tanto da influenzare in modo profondo la geopolitica dei prossimi decenni.
Come dichiarano Silvia Noferi e Irene Galletti, consigliere regionali pentastellati, in Toscana sono già «presenti grandi siti industriali, come la raffineria di Livorno, la siderurgia a Piombino, la Solvay di Rosignano (dove da molti anni si produce e si stocca idrogeno), che potrebbero avere un ruolo strategico nella produzione, nello stoccaggio e nell’utilizzo dell’idrogeno come vettore energetico».
In questa prospettiva, secondo Noferi sarebbe utile attivare collaborazioni con le università presenti in Toscana, così da potersi agganciare ai progetti allo studio per la transizione ecologica; la stessa mozione è stata redatta in collaborazione con Marco Antonelli (Università di Pisa) e Stefano Maggi (Università di Siena).
«La mozione pone una serie di temi rilevanti, quali l’utilizzo dell’idrogeno come vettore energetico e siamo d’accordo sulla collaborazione con le università per agganciare la transizione ecologica», commenta il consigliere regionale Alessandro Capecchi (FdI); in questa prospettiva «sarebbe opportuno dedicare un’intera seduta a questo tema coinvolgendo anche le commissioni, con gli approfondimenti tecnici del caso».
«Le modifiche introdotte tendono a mettere in evidenza quanto la Regione Toscana ha inserito nei propri strumenti di programmazione, in questo caso il Prs – aggiunge de Robertis – Lo fa al capitolo due, con il ruolo chiave che sarà svolto dalla produzione e sviluppo della filiera dell’idrogeno, e lo fa al capitolo tre sia con la promozione della filiera verde, in linea con gli impegni nazionale, sia con l’utilizzo nei mezzi di trasporto. Il voto del Pd è dunque convintamente a favore dell’atto».
Con l’occasione, il consigliere Francesco Gazzetti (Pd) ha ribadito al Governo la necessità di istituire e convocare il tavolo nazionale sulla raffineria Eni di Livorno per gli interventi di riconversione necessari.
Sotto questo profilo, è interessante notare che uno dei progetti più avanzati per la produzione di idrogeno in Toscana riguarda proprio la raffineria di Stagno: non a partire da idrocarburi – l’insostenibile idrogeno blu, o peggio grigio – ma da quei rifiuti che non siamo in grado di riciclare meccanicamente (come Css o plasmix) e che al momento vanno a termovalorizzazione, in discarica o peggio fuori dai confini regionali: un problema che, senza adeguati investimenti in nuovi impianti, è destinato a crescere ancora e rapidamente.
Una promettente via d’uscita è costituita dal riciclo chimico, ovvero la tecnologica waste to chemical presentata lo scorso ottobre proprio da un’eccellenza accademica toscana – ovvero la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa – insieme alla società NextChem, la controllata della multinazionale italiana Maire Tecnimont dedita alla transizione ecologica.
Una tecnologia innovativa che ha già riscosso grande interesse da parte degli ambientalisti di Legambiente, dai sindacati e dalla Regione stessa, e che potrebbe rappresentare una svolta per la Toscana che ha fallito tutti i principali obiettivi posti dall’ultimo Piano regionale rifiuti ed è adesso in cerca di un nuovo modello per concretizzare l’economia circolare. Varrebbe la pena provarci davvero.