I rappresentati della multinazionale auditi in Consiglio regionale

Raffineria Eni di Stagno, previsti investimenti su idrogeno e biocarburanti

Simoncini: «Si apra un tavolo al ministero dello Sviluppo economico nel quale Eni, Regione, Governo, territorio e sindacati possano discutere del futuro della raffineria»

[16 Dicembre 2021]

Nei mesi scorsi Eni ha comunicato alla rsu e alle segreterie sindacali territoriali la decisione di chiudere a fine 2022 la linea di produzione dei carburanti attiva nella raffineria di Stagno, mentre la linea lubrificanti resterà invece attiva, ma di fatto anche su questo fronte si stanno aprendo gravi crepe occupazionali.

La settimana prossima è infatti agenda l’incontro tra il Comune di Livorno e i sindacati per affrontare la vicenda della Iss Palumbo, azienda che nei giorni scorsi ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per i suoi 35 dipendenti che all’interno della raffineria Eni si occupano di stoccaggio, logistica e movimentazione dei lubrificanti. L’interrogativo di fondo resta lo stesso: Eni ha un piano industriale in grado di gestire una transizione ecologica della raffineria – che sorge peraltro all’interno di un Sin ancora da bonificare –, o ha tirato i remi in barca con le conseguenti ricadute ambientali e lavorative?

Per capirne di più, la commissione Ambiente del Consiglio regionale ha audito ieri i rappresentanti del Cane a sei zampe. L’argomento è stato introdotto dal consigliere Francesco Gazzetti, che ha affrontato le principali questioni sul tappeto: i timori legati alle prospettive dello stabilimento di Stagno, la salvaguardia occupazionale, la procedura di licenziamento collettivo annunciata da una azienda dell’indotto, la tutela ambientale e le strategie di Eni in merito all’economia circolare e alla transizione ecologica.

«In sintesi – dichiarano dal Consiglio regionale – la situazione dell’impianto di Livorno si iscrive nella crisi della raffinazione europea, e nel caso di Stagno ha come obiettivo la decarbonizzazione dell’attività, investendo soprattutto nella produzione di idrogeno e di biocarburanti per trasporto aereo, in vista della transizione ecologica, senza mai perdere di vista i livelli occupazionali. Una la principale preoccupazione: dal Pnrr, documento del Governo, è scomparsa la filiera relativa ai biocarburanti», mentre è rimasta in piedi la possibilità di attingere a quelle risorse per finanziare gli impianti waste to chemicals – cui guardano con attenzione Regione, ambientalisti e sindacati per valorizzare i rifiuti non riciclabili, senza costruire nuovi inceneritori – in grado di produrre metanolo, etanolo e idrogeno.

«Più volte abbiamo espresso  la nostra preoccupazione circa la questione degli appalti nella raffineria Eni e dei rischi per i livelli occupazionali – commenta  l’assessore al Lavoro del Comune labronico, Gianfranco Simoncini – C’è una situazione di incertezza sulle prospettive del  settore indotto dello stabilimento che si lega alla complessità e alla preoccupazione più generale sulle prospettive dell’impianto di Livorno. Nell’incontro avuto, alcune settimane or sono, con Eni, l’azienda ha dato rassicurazioni sulla tenuta dell’indotto.  Ieri c’è stato un passaggio molto importante in Commissione regionale dove i dirigenti Eni sono stati auditi rispetto alle prospettive dell’impianto di Stagno. Le nostre preoccupazioni rimangono però  inalterate. Credo importante anche il modo in cui si è conclusa la discussione in Commissione regionale, con un appello molto forte, che è poi quello che il Sindaco di Livorno e quello di Collesalvetti stanno chiedendo da mesi, e cioè che si apra un tavolo al ministero dello Sviluppo economico nel quale Eni, Regione, Governo, territorio e sindacati possano discutere del futuro della raffineria. Resto esterrefatto del fatto che da un anno il Mise non abbia aperto il tavolo richiesto per affrontare la questione delle prospettive di una delle realtà fondamentali per l’occupazione a Livorno».