Ciafani: «Semplificare l’iter dei processi autorizzativi per garantire certezza dei tempi»

Legambiente, è ancora scacco matto alle rinnovabili: 1.364 gli impianti in lista d’attesa

«Urgente necessità di fare corretta informazione, per limitare le sindromi Nimby e Nimto fornendo ai territori migliori strumenti per comprendere e valutare i progetti»

[23 Marzo 2023]

Ad oggi le fonti rinnovabili italiane arrivano quasi a 64 GW di potenza installata, quanto basta per coprire il 32% del fabbisogno nazionale di energia elettrica: per rispettare gli obiettivi Ue al 2030 le installazioni dovranno più che raddoppiare (+85 GW) in sette anni. Significa circa +10 GW l’anno, ma anche nel 2022 il Paese si è fermato a soli +3 GW circa, ben lontano dai fasti del 2011 (+11 GW).

Non a caso Legambiente parla oggi di Scacco matto alle rinnovabili, aggiornando i dati del suo omonimo rapporto. I progetti non mancano (Terna informa che a gennaio erano in attesa proposte per 340 GW), ma le autorizzazioni non arrivano: «Ad oggi nella Penisola sono 1.364 gli impianti in lista d’attesa, ossia in fase di Via, di verifica di assoggettabilità a Via, di valutazione preliminare e di Provvedimento unico in materia ambientale a livello statale».

Come mai? Gli ambientalisti sottolineano che in questa corsa ad ostacoli, oltre alla lentezza degli iter autorizzativi e all’eccessiva burocrazia di Regioni e Soprintendenze ai beni culturali, a pesare sono anche i no delle amministrazioni comunali e le opposizioni locali Nimby (Not in my backyard) e Nimto (Not in my terms of office).

Basti osservare la complessità del permitting, che finisce troppo spesso per arenarsi sui territori locali. A livello nazionale sono state istituite due Commissioni Via-Vas il cui compito è quello di valutare i grandi impianti strategici (come i progetti fotovoltaici di potenza ≥ 10 MW ed i progetti eolici di potenza ≥ 30 MW), ma quest’iniziativa pensata per semplificare l’iter si scontra con lo Soprintendenze del ministero della Cultura – il cui parere è stato troppo spesso contrapposto a quello del ministero dell’Ambiente, in genere per questioni paesaggistiche – e poi con le Regioni.

Se da un lato le procedure di Via sono divise fra Stato e Regioni sulla base della potenza degli impianti, dall’altro l’iter autorizzativo passa nella quasi totalità dei casi attraverso l’Autorizzazione unica (Au) in capo alle Regioni (quando queste hanno in carico sia la Via che l’Au si parla di Provvedimento autorizzatorio unico regionale, o Paur): «In ben 11 casi su 13 è la Regione il soggetto competente in materia di rilascio delle autorizzazioni», evidenziano dal Cigno verde.

Ecco perché il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ritiene «indispensabile che il Governo metta in campo una politica di breve, medio e lungo periodo anche rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione non più rimandabili. Primo fra tutti occorre semplificare l’iter dei processi autorizzativi per garantire certezza dei tempi e potenziare gli uffici delle Regioni che rilasciano le autorizzazioni affinché gestiscano meglio i progetti che si stanno accumulando. Occorre riordinare la normativa sulle rinnovabili e aggiornare il Pniec rispondendo al nuovo scenario energetico».

In contemporanea, il rapporto del Cigno verde sottolinea «l’urgente necessità di fare una giusta e corretta informazione, con grandi e importanti campagne di sensibilizzazione, non solo per limitare gli effetti delle sindromi Nimby e Nimto, ma anche per contrastare le ormai ricorrenti fake news fornendo ai territori maggiori e migliori strumenti per comprendere e valutare i progetti e collaborare al loro possibile miglioramento. Fondamentale, infatti, trasformare il processo di opposizione in un processo costruttivo e collaborativo che miri a ridurre le opposizioni e le lungaggini da queste derivate e a trovare le migliori soluzioni possibili per questi impianti».