L’Elba, la sostenibilità e la gestione del turismo

«Non possiamo pensare che la bufera planetaria non colpirà l’Elba, o che siamo immuni o troppo piccoli per dover contribuire alla salvezza della nostra casa comune»

[16 Agosto 2021]

Prima della stagione turistica 2021 – che tutti sapevamo, ammaestrati dal 2020, sarebbe stata più affollata, incasinata e problematica – quasi tutta l’Elba imprenditoriale e associativa che conta ha firmato il manifesto “Elba 2035”, promosso dagli amici di Acqua dell’Elba (con i quali Legambiente ha collaborato e continuerà a collaborare a numerose iniziative) ma che porta l’impronta forte della Gestione Associata del Turismo (GAT) che si può riassumere più o meno così “L’Isola d’Elba è già sostenibile. Deve diventare solo più sostenibile, ma con prudenza, senza scossoni e senza farsi cattiva pubblicità dicendo che la nostra economia e il nostro utilizzo del territorio, del mare, delle risorse non sono sostenibili”.

Legambiente Arcipelago Toscano – praticamente da sola – non ha firmato quel manifesto semplicemente perché non condivide questa idea “made in GAT” dell’Elba attuale e futura  e perché la concezione molto generica di sostenibilità che contiene è arretrata e in ritardo rispetto a quello che l’Unione europea ci imporrebbe di fare entro il 2030 (5 anni prima), obiettivi Ue che l’ultimo drammatico rapporto IPCC sui confini fisici del riscaldamento globale ci dice addirittura già insufficienti e poco coraggiosi.

Se vogliamo salvarci – e salvare le nostre economie – entro il 2030 bisognerà fare molto di più e più rapidamente di quello che vuole fare l’Europa, mentre la classe dirigente dell’Elba si propone di fare molto meno e molto meno rapidamente entro il 2035. Bisognerebbe correre veloci come la staffetta italiana a Tokyo e invece nemmeno camminiamo. Un po’ perché va bene così e un po’ perché non si può dire che quello che stiamo facendo è insostenibile.

E questa insostenibilità era già scritta impietosamente  nel dossier “Isole sostenibili” pubblicato a inizio stagione estiva dall’Osservatorio Isole Minori di Legambiente e Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto sull’Inquinamento Atmosferico (CNR-IIA), nel quale l’Elba non viene fuori sicuramente come un’isola sostenibile per quanto riguarda consumo di suolo, trasporti marittimi e terrestri, energie rinnovabili, ciclo dell’acqua… Perfino la biodiversità in un’Isola in parte tutelata da un Parco Nazionale, è devastata dalle specie introdotte per scopo venatorio. E anche quest’anno – almeno finora – le tartarughe marine hanno fatto capolino per due volte sulle spiagge elbane ma hanno rinunciato a nidificare su arenili spesso trasformati   in stese di sdraio e ombrelloni e con le poche aree pubbliche rimaste che diventano immondezzai e dormitori – quando non palestre di pugilato –  e che la mattina all’alba si ritrasformano in aree da turismo industrial-riminese, dove si cerca di livellare con le ruspe i costosi ripascimenti che – come ci dicono CNR e IPCC – sono destinati ad essere inghiottiti dal mare entro pochi decenni.

Volevamo il turismo giovanile: è arrivato spinto dal Covid-19  e non sappiamo gestirlo se non con reazioni scandalizzate e perbeniste. E tra i più critici a volte si leggono commenti di fuoco contro i giovani “disimpegnati”. magari scritti da chi, solo pochi mesi fa, scriveva commenti offensivi contro Greta, i gretini e i ragazzi impegnati contro la catastrofe climatica prossima ventura.

Da 39 anni, in molti – anche molti firmatari di “Elba 2030” – si oppongono all’istituzione di un’area marina protetta e poi si tollera che in nostro mare venga trasformato in uno sterminato tappeto di imbarcazioni che calano le ancore sulle praterie di posidonia a pochi metri dagli scogli e che scaricano tutto a mare. Poi gli stessi che fanno finta di non vedere si lamenteranno quando quella posidonia strappata, quelle praterie sottomarine ferite a morte, si spiaggeranno sulle coste dell’Isola che non riusciamo a difendere.

Come scriveva qualche economista: il turismo e l’estrazione mineraria sono le attività che più consumano sé stesse, che si auto-divorano.

E’ questa la sostenibilità, la tutela dell’ambiente, del paesaggio, del mare e della bellezza, della risorse economiche delle quali tutti viviamo? E la Gestione Associata del Turismo non dovrebbe gestire il turismo? Oppure in elbano “gestione” si traduce solo in promozione del turismo comunque sia, in un turismo di quantità?  Spendendo le risorse del “contributo di sbarco” che la legge dice andrebbero prioritariamente spese proprio per quella sostenibilità che qualcuno dice già c’è, smentito in questi giorni da quel che succede in quest’isola dove ogni tentativo di gestire il turismo sembra saltato.

Passata la bufera, chiusi i registratori di cassa, in autunno bisognerà fare un consuntivo per capire davvero a quale turismo, diporto, trasporti, energia, ambiente e uso delle risorse pensiamo in un’isola che dovrà comunque – che lo vogliamo o no – essere sostenibile. Perché, nonostante qualcuno non voglia crederci, viviamo alla frontiera della bufera climatica che rischia di spazzare via il mondo e il Mediterraneo così come li conosciamo. E non possiamo pensare che la bufera planetaria non colpirà l’Elba, o che siamo immuni o troppo piccoli per dover contribuire alla salvezza della nostra casa comune. Perché il riscaldamento climatico ci sta già colpendo – e duramente –  in questi caldissima estate del cambiamento climatico e perché nessuno potrà tirarsi indietro o spacciare strane teorie autarchiche sulla sostenibilità e biodiversità in un’Isola che vive nel pieno della globalizzazione.

di Umberto Mazzantini

Responsabile mare Legambiente Toscana