L’export traina la ripresa economica della Toscana, ma il Covid taglia 78mila posti di lavoro

Giani: «Sul piano della produzione ci sono segnali molto forti di ripresa, se il trend si dimostrerà stabile, alla fine si rifletterà anche sul fronte dell’occupazione»

[28 Luglio 2021]

La ripresa economica che è iniziata col miglioramento della crisi sanitaria da Covid-19 vede la Toscana ai primi posti nella classifica dell’export, che da solo però non basta a tenere a galla l’occupazione: un problema di cui in regione si discute ormai da molti anni – che va in tandem con domanda interna debole e scarsità d’investimenti, in primis pubblici – ma che adesso si ripresenta tal quale, in attesa che le risorse in arrivo dal Next generation Eu possano aiutare un cambio rotta.

Secondo gli ultimi dati elaborati dall’Irpet, l’istituto di programmazione economica della Regione, la ripresa del ciclo economico non si è ancora riflessa adeguatamente sul ciclo occupazionale. A marzo 2021 tuttavia si cominciano a vedere i primi segni di recupero sull’anno precedente, sebbene non sufficienti a recuperare i livelli pre Covid. Infatti, rispetto al 2019, considerando il periodo che intercorre fra gennaio e maggio, mancano all’appello 67mila avviamenti (-26%) e 11mila addetti alle dipendenze (-1%). A livello settoriale il numero medio di dipendenti nei primi cinque mesi del 2021 supera i livelli del 2019 nelle costruzioni, nei servizi prevalentemente pubblici, nelle utilities, la metalmeccanica e l’agricoltura. Continuano ad avere variazioni negative, allontanandosi ancor più dai valori del 2019, i servizi turistici (-14,8% sul 2019 e -7,4% sul 2020), il settore dei servizi finanziari, il commercio al dettaglio e l’insieme del made in Italy.

Inoltre da aprile del 2020 a maggio 2021 il numero di ore di cassa integrazione guadagni autorizzate in Toscana, considerando le sole autorizzazioni per l’emergenza sanitaria, è stato pari a 356 milioni. L’entità di tale numero è così elevata che non risulta comparabile con la misura delle autorizzazioni effettuate negli anni più recenti, ma piuttosto con il totale delle ore autorizzate nel periodo di crisi che va dal 2009 al 2014: dal 2009, primo anno della grande crisi economico-finanziaria, al 2014 furono infatti autorizzate 308 milioni di ore.

«Sull’occupazione c’è ancora da recuperare rispetto alle perdite avute nel 2020. La cassa integrazione è tornata a flettere, ma non in tutti i settori, come ad esempio quello dei servizi legati al turismo e al tempo libero», commenta il direttore Irpet Nicola Sciclone.

Cresce invece la domanda internazionale – mentre appare ancora debole quella interna – e così l’export toscano: le vendite estere toscane, nel primo trimestre 2021 rispetto agli stessi tre mesi del 2020, sono cresciute di più della media italiana (del 14,2% contro il 6,1%). La Toscana è la regione con la performance migliore da questo punto di vista, ma cresce (+5,87%) anche rispetto ai valori pre-crisi del primo trimestre 2019.

Certo, non vale per tutti i settori: al comparto moda ad esempio manca ancora un quarto della produzione che aveva prima della crisi,  con il segno meno che accompagna anche il settore del cuoio e della pelletteria (rispetto almeno al 2019, – 11%), i prodotti in legno (-15%), la carta e stampa (-9,9%) e i minerali non energetici (-22%). Ma c’è anche chi, come le industrie che producono apparecchi elettronici, elettrici, ottici e computer, sono cresciuti a due cifre, del 14%.

«Sono molto contento dei  dati che arrivano dall’analisi economica e che riguardano già il primo trimestre – commenta il presidente della Toscana, Eugenio Giani – Sul piano della produzione ci sono segnali molto forti di ripresa, superiori in alcuni casi (e di parecchio) anche al resto d’Italia. Sono segnali incoraggianti. Certo non valgono per tutti: ci sono settori ancora in ritardo ed altri, come la moda, che hanno potenzialità di ripresa al momento inespresse. Ma se il trend si dimostrerà stabile, alla fine si rifletterà anche sul fronte dell’occupazione».