Renai: «Così come restituiamo acqua pulita all’ambiente per donarle nuova vita, guardiamo all’economia reale e restituiamo risorse alla comunità»

L’impegno di Acquedotto del Fiora per la green economy del territorio

La società ha investito oltre mezzo miliardo di euro dall’inizio della concessione, e il dato salirà di altri 142 mln di euro nei prossimi tre anni

[2 Gennaio 2024]

L’economia circolare e la green economy sono le chiavi per affrontare l’attuale sfida ambientale. Purtroppo, non è possibile per un’organizzazione risolvere l’emergenza ambientale da sola, ma il singolo può cambiare la propria coscienza riguardo tali tematiche per avviare un processo di trasformazione.

Acquedotto del Fiora (AdF) è un’impresa toscana che opera nella zona del maremmano-senese ed attualmente rappresenta il più vasto acquedotto della Regione. Il core business della l’azienda è la cosiddetta gestione del servizio idrico integrato, cioè la distribuzione di acqua ad uso civile, fognatura e depurazione delle acque reflue.

Il mantra aziendale, ovvero “Lavoriamo per il benessere della comunità e del territorio”, riesce in poche parole a riassumere la propria mission, che è incentrata sulla sostenibilità e sulla tutela dell’ambiente. Attraverso il piano industriale 2022-2024,sono stati investiti oltre 594 milioni gli euro a favore del territorio dall’inizio della concessione a oggi e 142 milioni quelli previsti nei prossimi tre anni, per un totale di 736 milioni nel 2025. Se la quota media di investimenti per abitante nel 2022 ha raggiunto i 113 euro annui, una delle medie più alte in Italia, nei prossimi anni si arriverà a una media di 124 euro all’anno in linea con i Paesi del nord Europa.

Il “protocollo di economia circolare” (o Pec) adottato dal gestore si configura come il fulcro principale per promuovere la green economy e l’economia circolare a livello locale.

È da considerarsi un esperimento pionieristico in quanto è la prima iniziativa di questo tipo a livello nazionale nel campo dell’idrico. Un programma nato nel 2020 che sostiene il tessuto economico del territorio e ne promuove la transizione ecologica, secondo criteri di sostenibilità ambientale e socioeconomica. «Si tratta di un patto territoriale che guarda al futuro – spiega Roberto Renai, presidente di AdF e ideatore del Pec – Con questo progetto abbiamo voluto aggiungere una quinta R, restituire, alle quattro classiche dell’economia circolare: ridurre, riutilizzare, riciclare, recuperare. Così come restituiamo acqua pulita all’ambiente per donarle nuova vita, guardiamo all’economia reale e restituiamo risorse alla comunità, interpellando direttamente le imprese locali».

Il concetto di “economia circolare” che l’impresa toscana ha voluto introdurre risponde alla volontà di far crescere in maniera sostenibile e valorizzare il territorio da un punto di vista economico e socio-ambientale, riconsegnando ad esso una parte di quanto il territorio stesso riceve.

Questo protocollo consiste in un’attività no core business, riguarda cioè altre attività che vanno ad esempio dall’arredamento ai servizi di pulizia a quelli di vigilanza, ecc. svolte da operatori economici con la sede operativa in uno dei 55 Comuni serviti da AdF. Le aziende che si candidano a fornire beni e servizi al gestore devono però soddisfare dei requisiti di qualità-prezzo ma anche condividere l’attenzione verso l’interesse alla riduzione degli impatti e dei rischi di natura socio-ambientale presenti nella filiera di approvvigionamento, impegnandosi in una relazione trasparente al fine di migliorare le performance del territorio grossetano-senese proprio a partire dalla sua sostenibilità ambientale.

AdF rappresenta la più grande stazione appaltante della provincia di Grosseto ma non è tenuta all’esperimento di procedure a evidenza pubblica per le attività estranee al proprio core business. Basandoci su questa premessa, nasce l’idea di destinare una parte degli affidamenti, non sottoposti alla disciplina del Codice degli appalti, agli operatori economici del territorio. È stato istituito quindi un sistema di qualificazione appositamente dedicato agli appalti no-core, creando un Albo ad hoc e dotato di un apposito Regolamento, per permettere alle imprese la partecipazione a tali appalti, riconsegnando così al territorio parte delle risorse economiche da esso provenienti.

Da agosto 2020 sono stati affidati in economia circolare circa 4.909.000 euro, di cui quasi 2 milioni in affidamento diretto e all’incirca 3 milioni tramite gara. Nel 2020 erano 250mila euro. Una crescita costante che trova conferma anche nel numero di fornitori no core business locali iscritti all’albo, ad oggi 124, e nelle categorie merceologiche implementate, giunte a quota 26.

Per AdF, l’economia circolare assume un ruolo centrale per il ripensamento strategico di tutte le attività della società in quanto necessita di un sistema che coinvolga tutti i segmenti della filiera per cui le merci di oggi costituiscono le risorse di domani: la selezione della materia prima è dunque funzionale non solo alla produzione e al consumo ma anche alla sua reintroduzione nel circuito.

Trattasi dunque di una partita per il futuro che può essere vinta solo facendo squadra, con la speranza di smuovere la comunità e porre un tema di riflessione che possa portare a novità e cambiamenti positivi.

di Andrea Chiappelli