Litio dalla geotermia, va a Vulcan il premio europeo “Ruggero Bertani” per l’innovazione

Kreuter: «Abbiamo percorso una lunga strada verso il successo del primo litio verde in Europa, e non vediamo l'ora di farlo in grande e a livello commerciale»

[6 Marzo 2024]

La decima edizione del Premio europeo per l’innovazione geotermica “Ruggero Bertani”, assegnato dal Consiglio europeo per l’energia geotermica (Egec), è andato all’azienda tedesca Vulcan Energie Ressourcen GmbH.

In particolare, è stato premiato il progetto Lithium extraction optimization plant (Leop), destinato a rivoluzionare la produzione di litio sostenibile in Europa.

Leop è stato inagurato lo scorso novembre a Landau, in Germania, a fianco di una centrale geotermica; si tratta del primo progetto europeo pensato per produrre su larga scala cloruro di litio (LiCl) dalla salamoia geotermica, con una produzione annuale pari a 40 tonnellate di idrossido di litio verde. Quanto basta per produrre circa 850 batterie per auto elettriche, il tutto con «un’impronta climatica neutra» e impatti ambientali molto minori rispetto alle tradizionali metodologie di estrazione del litio.

«Siamo felici di aver ricevuto il premio, è molto importante per noi – commenta Horst Kreuter, ad di Vulcan – Dimostra che abbiamo percorso una lunga strada verso il successo del primo litio verde in Europa, e non vediamo l’ora di farlo in grande e a livello commerciale».

Il premio offre un segnale importante, celebrando la dimostrazione pratica di nuovi usi per una fonte rinnovabile come la geotermia, dalla quale è adesso possibile produrre elettricità, calore e anche materie prime critiche come il litio. Il tutto in modo sostenibile e all’interno del suolo europeo. Un tema che riguarda molto da vicino anche l’Italia

A fine 2021 Vulcan ha siglato con Stellantis (ex-Fiat) un primo contratto di fornitura per 81-99mila tonnellate di idrossido di litio geotermico provenienti dall’Alto Reno nell’arco di cinque anni, raddoppiato nel giugno 2022 a 10 anni con un investimento azionario di Stellantis in Vulcan per 50 milioni di euro.

Il processo tecnologico è già stato illustrato dall’Unione geotermica italiana (Ugi), con vantaggi ambientali – oltre che nella catena di fornitura della commodity – molto chiari: se per 1 tonnellata di idrossido di litio con l’estrazione tradizionale vengono emesse da 5 a 15 tonnellate di CO2, nel progetto Vulcan le emissioni sono inferiori a 5,3 tonnellate per una tonnellata di idrossido di litio.

Quali possibilità ci sono per simili sviluppi anche in Italia? Le risorse geotermiche ancora da coltivare nel nostro Paese sono ingenti – quelle ricavabili entro i primi 5 Km nel sottosuolo sarebbero sufficienti a coprire il quintuplo del nostro intero fabbisogno energetico, anche se di fatto l’ultima centrale geotermoelettrica installata risale al 2014 –, e in molti casi i fluidi geotermici sembrano presentare una concentrazione di litio di grande interesse.

L’estrazione di litio geotermico è tra gli obiettivi di economia circolare che si è data Enel, la società che gestisce tutte le centrali geotermoelettriche attive ad oggi in Italia (concentrate in Toscana), che non a caso ha avviato una progettualità nel merito insieme a Vulcan nell’area laziale di Cesano.