Lo sviluppo sostenibile della geotermia rinasce dai risultati del progetto europeo Geoenvi

Torsello (CoSviG): «I vantaggi dell’energia geotermica non sono molto conosciuti. Dobbiamo lavorare per diffondere informazioni basate su dati scientifiche, oggettive, dimostrabili e seriamente approfondite»

[2 Luglio 2021]

Pur nella consapevolezza che l’unica energia (anche rinnovabile) a impatto zero è quella non consumata, il progetto europeo Geoenvi che si è appena concluso ha messo insieme un team internazionale di ricercatori per rispondere alle preoccupazioni ambientali legate all’impiego della geotermia profonda perseguendo uno scopo preciso: mostrare come massimizzare i risultati positivi e minimizzare (se non evitare del tutto) gli impatti negativi che l’uso di questa fonte rinnovabile può comportare.

Un approccio di grande rigore scientifico che ha indagato uno per uno i potenziali rischi legati allo sviluppo geotermico: ne sono stati individuati 13 in tutto – dalle emissioni in atmosfera alla sismicità all’influenza sugli acquiferi sotterranei –, definendo per ognuno origine, conseguenze, monitoraggi, interventi di prevenzione e mitigazione, con una mappatura dei regolamenti ambientali applicati nei vari Paesi europei afferenti al progetto Geoenvi e l’elaborazione di raffronti tra gli impianti geotermici e quelli alimentati da altre fonti rinnovabili.

A valle di questo processo è stata dunque elaborata una serie di policy paper (qui una sintesi, anche in italiano) contenente una serie di raccomandazioni per armonizzare le normative ambientali e diffondere le migliori pratiche per lo sviluppo della geotermia profonda, basandosi su un approccio Lca (Life cycle assessment) – riconosciuto dalla Commissione Ue come lo strumento migliore per valutare la performance ambientale di un impianto lungo tutto il suo ciclo di vita – attraverso l’elaborazione di linee guida ad hoc e modelli Lca semplificati per favorirne un’ampia diffusione.

Si tratta di indicazioni assai robuste per permettere alla geotermia di dispiegare tutto il suo potenziale nella transizione ecologica che punta sulle rinnovabili, e che va ben oltre i soli MW geotermici installati: questa risorsa ha infatti caratteristiche uniche in termine di flessibilità e programmabilità, che le permettono di agire come elemento sia come stabilizzatore della rete elettrica sia nella contemporanea produzione diretta di calore.

«I vantaggi dell’energia geotermica non sono molto conosciuti – osserva nel merito Loredana Torsello, intervenuta al webinar Geoenvi per CoSviG, che ha giocato un ruolo di primo piano nel progetto europeo – soprattutto perché il suo impiego si concentra in Italia in soli 16 Comuni della parte più interna della Toscana. È necessario lavorare affinché questi elementi positivi vengano percepiti, anche dalla popolazione locale, che talvolta ha influenzato negativamente processi politici riducendo il potenziale che la geotermia potrebbe esperire. Ecco perché dobbiamo diffondere informazioni basate su dati scientifiche, oggettive, dimostrabili e seriamente approfondite che possano avviare una maggiore capacità di interlocuzione con tutti i media e decisori politici. È inoltre indispensabile continuare a investire in innovazione tecnologica, per rendere gli impianti sempre più sostenibili dal punto di vista ambientale ed economico e supportare così il processo di decision making».

Le potenzialità latenti per la geotermia in Toscana e in Italia, emerse nel corso del webinar, sono effettivamente di primo piano. Come documentato da Luca Rossini di Enel green power, ad oggi le 34 centrali geotermoelettriche toscane corrispondono al 24% dell’intera produzione Egp italiana e soddisfano il 34% del fabbisogno elettrico toscano evitando al contempo l’emissione di 2,8 mln di ton/anno di CO2. Un dato che potrebbe salire oltre 3 mln di ton tenendo conto degli investimenti auspicati da Enel, con ulteriori 85 MW installati al 2035. Senza dimenticare «la filiera del calore che è «un’importante leva per rendere sempre più sostenibile la geotermia – sottolinea Rossini – Inoltre si tratta di una fonte rinnovabile in grado di fare da driver per lo sviluppo dell’imprenditoria locale nella filiera agroalimentare oltre che per il turismo ambientale».

Per conseguire questi risultati, argomenta Rossini, sono però necessari adeguati interventi di policy: iter autorizzativi semplificati, adeguati meccanismi di supporto e soluzioni regolatorie che permettano di sviluppare la risorsa, migliori incentivi per l’uso diretto del calore e per il riutilizzo della CO2.

Anche Fausto Batini di Rete geotermica pone l’accento sulla necessità di semplificazioni, che riguarda ormai in modo trasversale tutte le fonti rinnovabili e in particolare la geotermia: dopo gli interventi normativi che dal 2010 hanno aperto il mercato anche ad altri operatori sono state presentate circa 120 istanze in più Regioni, ma ad oggi nessun impianto è stato ancora realizzato. Eppure «gli investimenti previsti al 2030 a livello nazionale sono stimati in 1,3 mld di euro e 20 impianti a ciclo chiuso, con ricadute economiche per i territori stimati in circa 11 milioni all’anno a favore dei territori interessati e 50 mln di euro ai Comuni sede d’impianto», osserva Batini, secondo il quale sarebbe utile «istituire un’Autorità geotermica nazionale – visto anche che la geotermia è una risorsa indisponibile dello Stato – per agire come organo di governo multilivello, predisponendo un piano di sviluppo pluriennale».

La politica è pronta per rispondere a questa sfida? Secondo il senatore della Lega Paolo Arrigoni, intervenuto al webinar, il ruolo della geotermia «deve essere assolutamente valorizzato, è  un’energia rinnovabile programmabile e ad alta efficienza. L’’impegno politico mio e della Lega è che nella prossima emanazione del Fer 2 sia ricompreso anche il sostegno al geotermico, e che con la revisione del Pniec (il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima al 2030, ndr) si dia considerazione allo sviluppo della geotermia».

Anche il senatore Gianni Girotto (M5S) si sofferma sul Fer 2, anticipando che per «metà luglio ho già chiamato in audizione il ministro Cingolani in X Commissione a parlare e faremo il punto su questo decreto. Come Arrigoni sono inoltre convinto che lo sviluppo delle comunità energetiche sarebbe un ulteriore elemento di positività, anche nel caso della geoetrmia potrebbero fare da testa di ponte e diventare un veicolo per informazione e dibattito».