Lucart investe oltre 20 milioni di euro per produrre «carta riciclata di alta qualità», in Spagna

«In Italia incertezza normativa e ostacoli burocratici rendono estremamente difficile continuare ad operare nell'ottica dell'economia circolare»

[1 Febbraio 2018]

Dalla lucchesia, Lucart continua il proprio percorso di sviluppo nei mercati delle carte per uso-igienico sanitario a livello europeo puntando sulla penisola iberica: ieri infatti la multinazionale toscana ha acquisito gli asset del gruppo spagnolo Cel Technologies & System attraverso una società di nuova costituzione, denominata Lucart Tissue & Soap S.L.U.

Con questa operazione Lucart ha acquisito 3 stabilimenti produttivi, nella regione dei Paesi Baschi nei pressi della città di Bilbao; il progetto per il rilancio dell’attività prevede un piano di investimenti di oltre 20 milioni di euro per i prossimi 5 anni, confermando 146 posti di lavoro. Rientra all’interno dell’acquisizione anche un importante impianto di disinchiostrazione, che darà la possibilità a Lucart di mettere a frutto il proprio know-how nel settore delle carte tissue ecologiche riciclate di alta qualità, consolidando ulteriormente il proprio ruolo di leadership in questo ambito.

«Questa acquisizione ci permette di continuare a rafforzare la nostra presenza sul mercato delle carte tissue, in linea con il piano strategico di crescita della Società sui mercati europei, a servizio di tutte le business unit del nostro Gruppo – ha spiegato Massimo Pasquini, amministratore delegato di Lucart – Abbiamo scelto un sito in grado di produrre carta riciclata di alta qualità anche per ridurre i rischi legati al nostro paese dove l’incertezza normativa e gli ostacoli burocratici rendono estremamente difficile continuare ad operare nell’ottica dell’economia circolare. Da parte delle istituzioni spagnole, con cui abbiamo già avviato un rapporto di collaborazione, abbiamo invece riscontrato fin dal primo momento una grande disponibilità e un’elevata competenza».

Un tema, questo, sollevato in modo bipartisan sia dagli ambientalisti (come Legambiente) sia dalle associazioni industriali di settore. Al proposito, da molto tempo ormai Assocarta sottolinea in particolare come nel nostro Paese «un limite alla “circolarità” è l’impossibilità di realizzare impianti per il recupero degli scarti che provengono dal riciclo», per dirla con le parole del presidente Girolamo Marchi, nonostante l’industria cartaria italiana fatturi già 7 miliardi di euro l’anno, con 200mila addetti (e 680mila nell’indotto), usando all’interno dei propri cicli produttivi una misura significativa (60%) di carta da riciclare come materia prima. Un limite che, evidentemente, inizia a pesare non poco anche per l’allocazione degli investimenti da parte delle imprese di settore.

L. A.