Plastiche monouso, dal Governo via libera alla versione italiana della direttiva Sup
Il Cdm esclude la messa al bando sia per articoli monouso biodegradabili e compostabili, sia per quelli con rivestimenti in plastica inferiori al 10% del peso
[6 Agosto 2021]
Tra i decreti legislativi per il recepimento di direttive europee approvati ieri dal Governo, spicca quello relativo all’attuazione della 2019/904 sulla “riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente”, ovvero la direttiva Sup che comprende un divieto per articoli monouso in plastica come posate, piatti, cannucce.
Nata nel 2019 per contrastare l’utilizzo delle plastiche monouso che spesso finiscono per inquinare i nostri mari – se e quando dopo l’uso vengono indebitamente disperse dai consumatori –, la direttiva Sup prova a porre un freno alle conseguenze dell’inciviltà di alcuni cittadini intervenendo a monte, proibendo l’immissione sul mercato di alcuni prodotti monouso e limitandone altri, spingendo al contempo sulla plastica riciclata. Non sulle bioplastiche, che sono però un punto di forza dell’industria italiana: per questo il Governo – in linea con associazioni ambientaliste come Legambiente e in contrasto con altre, come Greenpeace – ha mantenuto questi materiali all’interno del Dlgs.
Sul punto il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, da tempo afferma che «l’accordo con Bruxelles è già trovato», ma di fatto la partita resta da chiudere; in bilico per il Paese c’è la possibilità di un’infrazione comunitaria.
Di fatto il Dlgs che ha ricevuto ieri il via libera dal Cdm ammette sia l’uso di prodotti con rivestimenti in plastica inferiori al 10% del peso (ad esempio piatti monouso in carta plastificata), sia quello di articoli monouso biodegradabili e compostabili (UNI EN 13432 o UNI EN 14995) realizzati con bioplastiche a partire da materie prime rinnovabile per almeno il 40% (a salire col 60% nel 2024). Un’opzione che si applica nei casi in cui non vi siano alternative riutilizzabili ai prodotti di plastica monouso destinati ad entrare in contatto con alimenti, come pure in molte condizioni specifiche (impiego in circuiti controllati di conferimenti come mense o strutture sanitarie, se le alternative non forniscono adeguate garanzie per igiene e sicurezza, se altre alternative monouso sono peggiori in termini Lca, nei casi che vedano la presenza di numerose persone, etc).
Una scelta che forse renderà meno dannoso per l’ambiente l’impiego di questi prodotti, nel caso in cui vengano incautamente gettati nell’ambiente anziché negli appositi cestini, ma che altrettanto probabilmente non renderà la vita facile al riciclo di questi materiali compositi.
Per sostenere (in parte) la riconversione delle numerose aziende italiane attive nella produzione degli articoli in plastica monouso previsti dalla direttiva Sup, il Dlgs prevede un fondo da 10 mln di euro annui (per il triennio 2022-24), al quale si aggiunge un credito d’imposta pari al 20% del costo sostenuto da quelle imprese che acquistano o utilizzano prodotti riutilizzabili oppure monouso ma realizzati in materiale biodegradabile o compostabile.
L. A.