In palio ci sono 500 milioni di euro
Pnrr, la Toscana si candida al bando per riconvertire aree industriali dismesse verso l’idrogeno
Monni: «Il tavolo regionale ha visto la partecipazione di oltre 200 soggetti, da cui sono già pervenuti più di 80 contributi con possibili idee progettuali da sviluppare»
[18 Febbraio 2022]
La Regione Toscana si candida al bando lanciato dal ministero della Transizione ecologica (Mite) – che mette in palio mezzo miliardo di euro di risorse Pnrr – per finanziare la riconversione di aree industriali dismesse, creando centri di produzione, distribuzione e impiego su scala locale di idrogeno: ovvero quelle che il Pnrr chiama hydrogen valleys, aree industriali con economia in parte basata su idrogeno.
«Anche sull’idrogeno – dichiara l’assessora all’Ambiente, Monia Monni – la Toscana fa squadra come dimostrano i numerosi incontri del tavolo regionale coordinato dalla presidenza che ha visto la partecipazione di oltre 200 soggetti, da cui sono già pervenuti più di 80 contributi con possibili idee progettuali da sviluppare. Aderiamo al bando sulle aree dismesse certi che qui ci sono le condizioni per lo sviluppo di questa tecnologia».
Come da bando Mite, potranno essere considerati ammissibili progetti che vertano sull’idrogeno prodotto utilizzando unicamente fonti di energia rinnovabili (ovvero idrogeno verde), in più declinazioni: impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili asserviti alla produzione di idrogeno verde, comprensivi di eventuali sistemi di accumulo; elettrolizzatori o altre tecnologie per la produzione di idrogeno verde e relativi ausiliari, necessari al processo produttivo; eventuali infrastrutture dedicate esclusivamente alla distribuzione di idrogeno verde, nonché impianti di stoccaggio dell’idrogeno verde.
«Si tratta di una sfida di portata storica, quella della transizione energetica – commenta il presidente della Regione, Eugenio Giani – e l’idrogeno offre prospettive di estremo interesse a cui guardiamo con convinzione. Il nostro territorio offre molte opportunità per lo sviluppo della tecnologia di produzione e del suo impiego, in particolare nelle attività cosiddette energivore, come la siderurgia, la chimica, il cartario e il manifatturiero, senza dimenticare il sistema delle infrastrutture portuali, della logistica nonché la mobilità ferroviaria e su gomma».
In quest’ottica, a fine gennaio il Consiglio regionale ha approvato una mozione per promuovere l’idrogeno come vettore energetico della transizione ecologica, guardando in particolare ai «grandi siti industriali, come la raffineria di Livorno, la siderurgia a Piombino, la Solvay di Rosignano (dove da molti anni si produce e si stocca idrogeno), che potrebbero avere un ruolo strategico nella produzione, nello stoccaggio e nell’utilizzo dell’idrogeno come vettore energetico».
È utile ricordare infatti che non è una fonte energetica – come le rinnovabili o i combustibili fossili – ma un vettore sempre più determinante per immagazzinare, spostare e commercializzare energia, tanto da influenzare in modo profondo la geopolitica dei prossimi decenni. Questo significa però che l’idrogeno venga prima prodotto in qualche modo.
Le tecnologie d’elezione sono quelle rinnovabili, come ad esempio la geotermia che in Toscana abbonda, e che permette di produrre energia in modo continuativo e indipendente dalle condizioni meteorologiche. Altrettanto promettente è però anche l’idrogeno cosiddetto circolare, ovvero prodotto a partire da rifiuti non riciclabili meccanicamente ma recuperabili attraverso processi di riciclo chimico, come quelli al cuore della tecnologia waste to chemicals presentata dalla Scuola Superiore Sant’Anna insieme a NextChem lo scorso autunno; un’opportunità per trasformare aree industriali in difficoltà in Distretti circolari verdi, dove non si produce soltanto idrogeno (o altre preziose sostanze chimiche come il metanolo) ma si chiude anche il cerchio dell’economia circolare, gestendo in modo sostenibile i rifiuti che tutti noi generiamo ogni giorno.