Povertà in Toscana e pandemia: in difficoltà i giovani e anche i lavoratori

Il quarto rapporto dell’Osservatorio regionale toscano e il Dossier di Caritas Toscana

[19 Marzo 2021]

La commissione sanità del Consiglio regionale della Toscana, presieduta da Enrico Sostegni (Pd),  ha fatto il punto sulla povertà in Toscana dopo la presentazione del Quarto rapporto sulle povertà in Toscana, curato dall’Osservatorio regionale toscano in collaborazione con Anci Toscana, e del “Dossier sulle povertà nelle diocesi toscane – anno 2020 di Caritas Toscana.

Cristina Corezzi della Regione Toscana e Andrea De Conno di Federsanità Anci Toscana, hanno evidenziato che  con la pandemia i numeri della povertà in Toscana sono aumentati e che c’è il rischio che la situazione si possa aggravare ulteriormente quando gli effetti della congiuntura economica si faranno sentire ancora di più.

«I dati – evidenziano dalla Regione – mostrano che 121.000 persone in Toscana vivono sotto la soglia di povertà, pari al 5,4% della popolazione. Erano 106.000 (5,2%) nel 2019. In difficoltà soprattutto i più giovani, gli stranieri e le famiglie numerose: ben il 55% dei poveri ha meno di 35 anni, e la situazione di indigenza tocca in misura maggiore le famiglie di immigrati (17,2% dei casi) e il 15% di quelle con almeno 5 componenti».

De Conno ha spiegato che «nella fase post-Covid, la povertà potrebbe crescere di 0,4 punti percentuali in Italia e dello 0,3 in Toscana. Tra i nuovi poveri non ci sono solo persone disoccupate, ma anche chi un lavoro a qualche titolo ce l’ha: lavoratori precari e irregolari, autonomi e piccoli imprenditori. In questa fase, hanno sottolineato i tecnici, emerge la difficoltà degli attuali strumenti di politiche e servizi per il lavoro a dare risposta alle necessità delle persone più vulnerabili. Così come mostra alcuni limiti lo strumento del reddito di cittadinanza. In Toscana, i nuclei beneficiari del reddito di cittadinanza sono il 42% del totale delle famiglie in povertà assoluta. Senza dubbio il beneficio economico aiuta nella quotidianità, ma si registra una mancanza di offerte di lavoro concrete. In definitiva il reddito di cittadinanza così come concepito “sembra incapace sia di cogliere la multidimensionalità dei processi di impoverimento sia di superare l’intervento assistenzialistico, con difficoltà per i beneficiari a costruire percorsi di reinserimento e inclusione sociale. Per questo, per fronteggiare le sfide di un fenomeno come quello della povertà, sempre più sfaccettato, è necessario creare legami di collaborazione e di rete concreti e strutturati tra soggetti diversi per dare risposte che non siano unidirezionali».

Andrea Vannucci (Pd) ha commentato che «il reddito di cittadinanza è una misura assistenzialistica, ma che non risponde alle necessità di chi cerca lavoro. Meccanismi di aiuto sul tipo “helicopter money” non possono durare in eterno». Diego Petrucci di Fratelli d’Italia ha osservato invece come spesso la gente si rivolga agli usurai dopo i tentativi di recupero credito. Ilaria Bugetti (Pd), presidente della commissione sviluppo economico e rurale e vicepresidente del Coordinamento usura, ha sottolineato che «povertà e usura sono o fenomeni fortemente interconnessi» e ha proposto un lavoro comune. Invito subito raccolto da Sostegni: «Faremo al più presto una seduta di Commissione per affrontare il problema unendo gli sforzi».