Price cap sul gas, l’Ue ha trovato un accordo ma il tetto è alle stelle

Se la misura fosse entrata in vigore già quest’anno, avremmo risparmiato appena 6 euro per megawattora

[20 Dicembre 2022]

Nell’ultimo Consiglio riunitosi a Bruxelles, dopo mesi di trattative, i ministri dell’Energia degli Stati Ue hanno raggiunto l’accordo sul tetto al prezzo (price cap) del gas che si forma sul Title transfer facility (Ttf) olandese, il punto di scambio virtuale che fa da riferimento per il prezzo del metano in tutta Europa.

Il price cap sarà operativo dal prossimo 15 febbraio, ed è stato fissato a 180 euro per megawattora: scatterà se il prezzo del gas sul Ttf per i contratti a un mese dovesse superare questa soglia per tre giorni di fila, se contemporaneamente sarà superiore di 35 euro rispetto al prezzo di riferimento per il Gnl (il gas naturale liquefatto) sui mercati globali.

«Il Consiglio Energia ha approvato il tetto al prezzo del gas. È la vittoria dei cittadini italiani ed europei che chiedono sicurezza energetica. È la vittoria dell’Italia che ha creduto e lavorato per raggiungere questo accordo», commenta il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto.

In realtà, si tratta tutto sommato di una vittoria di facciata. Ieri, ad esempio, il prezzo a un mese sul Ttf era attorno ai 106 €/MWh. Come osservano dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) quest’anno «il tetto sarebbe entrato in vigore solo ad agosto, nel periodo di massima pressione sui mercati. E non avrebbe avuto grandi effetti sui prezzi medi del gas: 134 €/MWh la media dell’ultimo anno in assenza di un tetto, che sarebbe scesa a 128 €/MWh con il cap attuale». Ben oltre i prezzi medi degli anni precedenti, pari ad appena 22 €/MWh nel periodo 2013-2020.

Oltre alla riforma del mercato elettrico, l’unica soluzione strutturale al problema resta quella di sganciare il più presto possibile il Paese dal gas fossile, da cui siamo dipendenti. È possibile farlo passando alle energie rinnovabili – in particolare promuovendo la stipula di contratti a lungo termine (Ppa) – unendo così gli sforzi per la decarbonizzazione a quelli per abbassare i costi in bolletta.

Il problema è che ad oggi non ci sono abbastanza impianti, frenati da un iter di permitting che dura in media 7 anni mentre l’Ue chiede di ridurlo a massimo 18 mesi. Il risultato è che nei primi 11 mesi di quest’anno sono entrati in esercizio appena +3 GW di impianti, mentre la roadmap europea RePowerEu chiede di arrivare almeno a +10 GW annui.