Riciclo, l’Italia sta esaminando tre meccanismi fiscali per sostenere le materie prime seconde
Le proposte emerse dal seminario tra ministero dell’Ambiente, Ocse e Commissione Ue
[9 Febbraio 2024]
Il nostro Paese ha sempre dedicato un’attenzione maggiore all’energia rinnovabile – verso la quale sono stati giustamente indirizzati robusti incentivi – rispetto alla materia rinnovabile, che da sempre vede sostegni economici praticamente assenti.
Per provare a cambiare rotta, la dg Economia circolare del ministero dell’Ambiente ha co-organizzato con l’Ocse e la Commissione europea il seminario The role of fiscal instruments to promote the use of recycled materials as part of the circular economy transition.
«Le discussioni – informano dal ministero – si sono concentrate su tre meccanismi fiscali: riduzione aliquote Iva per i prodotti che contengono materie prime seconde; interventi per colmare il differenziale di prezzo dei materiali vergini per le costruzioni; crediti d’imposta per le imprese per il supporto di prodotti con materiale riciclato».
Si tratta di misure delle quali si discute da tempo in ambito ambientalista, ma che non hanno mai trovato concretamente spazio nell’assetto normativo nazionale.
Il seminario ha dunque preso in esame punti di forza e debolezza dei meccanismi fiscali citati, nonché lo scambio di prospettive tra le istituzioni e gli organismi presenti.
«Il progetto – aggiungono dal dicastero – terminerà a metà dell’anno in corso. Una delle pubblicazioni Ocse previste a conclusione dello stesso fornirà un inquadramento generale degli strumenti economici e fiscali disponibili, approfondendone in particolare alcuni».
L’auspicio è che questo percorso istituzionale possa portare a nuove strade per sostenere i progressi dell’economia circolare, che in Italia scarseggiano ormai da anni.
Sotto il profilo della produttività, i più aggiornati dati Istat mostrano che il Consumo materiale per unità di Pil è aumentato, in linea con la tendenza degli ultimi anni, passando da 291 a 297 tonnellate per milione di euro.
Anche in termini assoluti la tendenza al ribasso nei consumi di materie prime – registrata a partire dal picco storico raggiunto nel 2006 – si è interrotta, riportandosi ad un livello annuo superiore alle 500 milioni di tonnellate, registrato l’ultima volta nel 2013; dieci anni di progressi cancellati in un colpo.
Guardando invece al tasso di circolarità – ovvero all’impiego di materie prime seconde nell’economia nazionale –, l’Italia continua a mostrare una performance migliore rispetto alla media Ue (18,7% vs 11,5%), ma è in calo da due anni di fila ed è tornato a livelli che non si vedevano dal 2016.