Circa un terzo è rappresentato dalle importazioni nette provenienti da altri Paesi
Flussi di materia, le risorse naturali consumate dall’economia italiana continuano a crescere
Istat: «Il Consumo materiale per unità di Pil è aumentato, in linea con la tendenza degli ultimi anni, passando da 291 a 297 tonnellate per milione di euro»
[4 Gennaio 2024]
Gran parte dell’attenzione relativa alla transizione energetica è incentrata sul tema dell’energia, ma si tratta di una visione miope in un mondo dove il 70% circa delle emissioni di gas serra è legato all’estrazione e all’uso delle materie prime. Anche perché l’Italia consuma sempre più risorse naturali.
I dati dei Conti ambientali appena aggiornati dall’Istat offrono uno spaccato di dettaglio, confermando il trend già emerso la scorsa estate.
Nel 2021, il Consumo materiale interno (Domestic material consumption, Dmc) è aumentato di oltre il 10%, con un incremento di 46,8 milioni di tonnellate (Mt) rispetto all’anno precedente. Il Dmc supera così nuovamente il mezzo miliardo di tonnellate e i livelli pre-pandemia.
All’aumento contribuiscono sia la componente dell’Estrazione interna (Ei), passata da 319,5 Mt a 346,9 Mt (+8,6%), sia quella dei Flussi netti dall’estero (Physical trade balance, Ptb; 158,5 Mt, +13,8%).
«Il Consumo materiale per unità di Pil è aumentato, in linea con la tendenza degli ultimi anni – sottolinea nel merito l’Istat – passando da 291 a 297 tonnellate per milione di euro. Nel 2022, secondo le prime stime (provvisorie soprattutto per la componente “minerali non energetici” della Ei), si registra un ulteriore aumento del Dmc di circa 10 Mt, nonostante una pari diminuzione della produzione interna di biomasse e, in particolare, di prodotti e residui utilizzati delle coltivazioni».
A livello quantitativo dunque l’aumento è chiaro, anche se non mancano i mutamenti a livello qualitativo. La composizione della materia da cui il sistema socioeconomico italiano trae energia e beni materiali generando nuovi stock e residui (emissioni in atmosfera, rifiuti, reflui), sono mutate notevolmente nel corso dei decenni, in corrispondenza dei cambiamenti strutturali dell’economia.
«Per quanto riguarda la composizione per fonte d’approvvigionamento, dal 2009 al 2018, è notevolmente cresciuta l’importanza di quella estera, con un’incidenza del Ptb sul Dmc superiore al 30% dal 2013. Tale shift – concludono dall’Istat – è dovuto principalmente all’aumento dell’incidenza dei combustibili fossili importati e al declino dei minerali da costruzione e delle biomasse di estrazione interna».
Come migliorare dunque? Le priorità sotto il profilo dei flussi di materia restano le stesse di sempre: adottare un modello di sviluppo che non imponga la continua e indifferenziata crescita del consumo materiale; investire in tecnologia e processi di ecodesign che possano rendere più efficiente il consumo di materia; dare priorità al consumo di materiali riciclati, che ad oggi coprono solo il 18,7% delle materie prime impiegate nell’economia italiana.