Rinnovabili, un Provvedimento unico nazionale per sbloccare le autorizzazioni

Elettricità futura: «Il ministero dell’Ambiente diventi responsabile di un procedimento in Conferenza di servizi nel quale confluiscano tutte le autorizzazioni necessarie»

[23 Gennaio 2024]

Nell’ultimo anno in Italia sono entrati in esercizio 5,7 GW di nuovi impianti rinnovabili, circa la metà di quanto sarebbe necessario per rispettare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 indicati dall’Ue.

Il nodo del problema resta quello degli iter autorizzativi, troppo frammentati e farraginosi, che arrivano spesso a bloccarsi quando è l’ente locale competente – in genere le regioni – a dover dare il via libera definitivo, rimanendo ostaggio delle sindromi Nimby e Nimto.

Per dare un’idea del problema, nell’ultimo rapporto Scacco matto alle rinnovabili di Legambiente (risalente a marzo 2023) l’associazione ambientalista documentava oltre 1.300 progetti bloccati in attesa di valutazione, con le regioni a spiccare in 11 casi su 13 come ente competente per il rilascio dell’autorizzazione.

È dunque necessario accelerare, anche perché la nuova direttiva europea Red III impone di accorciare i tempi del via libera 12-24 mesi, contro una media nazionale di circa 7 anni.

Che fare? Elettricità futura, l’associazione confindustriale che rappresenta il 70% del mercato elettrico nazionale e cha ha proposto un piano di sviluppo da +12 GW l’anno, suggerisce di accentrare maggiori poteri in seno al ministero dell’Ambiente (Mase), proprio per evitare che i progetti si fermino in regione dopo aver ottenuto la Valutazione d’impatto ambientale (Via) positiva a livello nazionale.

«Per dipanare la matassa – sostengono da Elettricità futura – bisognerebbe introdurre il Provvedimento unico nazionale per gli impianti che già oggi accedono alla Via nazionale, individuando nel Mase l’Autorità responsabile dell’intero procedimento autorizzativo. Il Mase diventerebbe il responsabile di un procedimento in Conferenza di servizi nel quale, oltre alla Via, confluirebbero tutte le autorizzazioni necessarie per la realizzazione degli impianti, tra le quali l’Autorizzazione unica (Au). Come effetto di questa nuova previsione, vi sarebbe necessario il rafforzamento della Commissione Via-Vas, anche in termini di rappresentatività delle Regioni».

Nel frattempo l’associazione confindustriale ricorda che il rilascio di una autorizzazione Via non è un servizio a carico di tutti i contribuenti, ma solo delle imprese che ne fanno richiesta: nel 2023 le imprese hanno versato circa 40 milioni di euro, risorse finalizzate esclusivamente a finanziare il funzionamento della Commissione Via.

«È di primaria importanza – sottolineano da Elettricità futura – garantire che questi costi a carico degli operatori vadano effettivamente e in toto a sostenere il grande lavoro della Commissione Via che sta portando buoni risultati e che sta anche dimostrando impegno a rendersi sempre più moderna ed efficiente. Ad esempio, la Commissione sta lavorando per digitalizzare, in tempi brevi, l’intero procedimento di Via. Una Via digitale dall’inizio alla fine significa una notevole riduzione dei tempi per arrivare al parere finale, anche grazie a una interazione più semplice e immediata tra le imprese e i funzionari».