I costi dovrebbero ricadere in bolletta: si parla di 25 milioni di euro

Spostare il rigassificatore da Piombino a Vado Ligure costa 25 mln di euro, Eni contraria

Per il ministro Pichetto «la nave rigassificatrice Golar Tundra è un asset strategico, fondamentale lo spostamento»

[27 Novembre 2023]

A valle dell’audizione presso l’Arera cui nei giorni scorsi ha partecipato Eni, si addensano dubbi in merito allo spostamento del rigassificatore Golar Tundra da Vado Ligure, previsto nella seconda metà del 2026.

«Eni ha formalizzato in audizione all’Arera la contrarietà a spostare l’impianto industriale del rigassificatore e la Golar Tundra a Vado Ligure perché – sintetizzano i consiglieri di Azione Pippo Rossetti, Massimiliano Carpano e Adele Taramasso – bisognerebbe affrontare nuovi ingenti costi infrastrutturali che incidono sui costi per l’importazione di gas. E chi pagherebbe due volte l’impianto? I cittadini tramite le bollette. Se il costo di rigassificazione aumenta perché l’infrastruttura costa di più a causa del trasloco, l’operatore che importa gas liquido e poi lo rigassifica avrebbe meno margine di guadagno e, quindi, chiede che i maggiori costi vengano ‘sterilizzati’, cioè pagati dalla fiscalità generale o scaricati in bolletta. Alla fine pagano comunque gli italiani».

Il conto peraltro sarebbe piuttosto salato: «Servono oltre 25 milioni di euro per spostare la nave da Piombino a Savona», osserva nel merito il segretario generale della Cgil Savona Andrea Pasa, aggiungendo che «il piano energetico del Governo Draghi è stato fatto in un momento di emergenza che ora è abbondantemente superato».

Una contraddizione che risale al marzo 2022, quando l’allora ministro Cingolani dichiarava che i rigassificatori galleggianti «hanno il vantaggio che possono essere utilizzati finché servono e tolti in qualsiasi momento», informando di aver dato mandato ad acquistarne uno e noleggiarne un secondo.

In realtà entrambi le navi rigassificatrici sono state acquistate (destinandole a Piombino e Ravenna) e adesso l’aspettativa è di tenerle in attività per almeno un quarto di secolo. Anche perché, mentre la crisi climatica avanza, Eni continua ad ampliare i contratti di fornitura Gnl fino a oltre il 2050.

Il tema della sicurezza energetica tramite Gnl appare già oggi marginale, tant’è che all’edizione 2023 dell’Italian Lng summit, svoltasi a Roma a fine giugno, la parola d’ordine è stata “sovraccapacità”: «Una capacità di gas naturale liquefatto superiore anche al fabbisogno interno non deve preoccupare, dobbiamo essere in grado di gestire la sovraccapacità di Gnl», spiegavano gli organizzatori.

In un contesto simile, i rigassificatori dovrebbero essere trattati per quel che sono: delle ancore di sicurezza nel percorso di abbandono del gas russo, ma anche l’ennesimo ostacolo alla transizione ecologica, da dismettere il prima possibile, dato che  la soluzione strutturale alla crisi climatica e a quella energetica passa piuttosto dalle energie rinnovabili.

Paradossalmente, invece, l’ingombrante presenza dei rigassificatori si tradurrà con tutta probabilità in un aumento delle bollette nazionali.

«La nave rigassificatrice Golar Tundra è un asset strategico per la sicurezza energetica del Paese, in termini di garanzia delle forniture di gas naturale e di effetti positivi sulla stabilità dei prezzi – sostiene il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto – L’autorizzazione a operare a Piombino ha una validità di soli tre anni e lo spostamento, dall’attuale collocazione in Toscana al largo di Vado Ligure, è fondamentale».

Dunque si prospetta la necessità di spalmare i 25 milioni di euro necessari allo spostamento della Golar Tundra sulle bollette degli italiani.