L'intervista al fondatore di Green Projects, che commercializza arredi urbani interamente riciclati, assemblati e accessoriati in Regione
La Toscana eccelle nel riciclo delle plastiche, ma i comuni latitano nel riacquisto
E quando comprano spesso sbagliano, pagando plastiche riciclate in Europa dell'est
[19 Novembre 2014]
Se non li ricompri, che differenza fa? Lo slogan è di qualche anno fa ma è ancora attualissimo, perché in Italia, mentre tutti i comuni fanno a gara nell’indire conferenze stampa per incensare le loro percentuali di raccolta differenziata, solo pochissimi comuni riacquistano prodotti realizzati in materiale riciclato, che è l’unico modo per far vedere concretamente ai cittadini il risultato del loro impegno nel differenziare i rifiuti.
Lo sanno bene le aziende come la Green Projects, che dal 2011 commercializza arredi urbani realizzati con le plastiche eterogenee raccolte, selezionate e poi riciclate in Toscana, dotate della certificazione di sicurezza Tuv e di quella rilasciata dall’Ippr per i prodotti in plastica riciclata: il marchio PSV (Plastica seconda vita) da raccolte differenziate.
«La Toscana è un’eccellenza in Europa per il riciclo delle plastiche miste – spiega il fondatore di Green Projects, ramo d’azienda di Ideaplast, Alessandro Trentini – ma purtroppo devo dire che non eccelle altrettanto nel riacquistare i riprodotti realizzati con le stesse plastiche che raccoglie. Ancora oggi ci sono comuni che non conoscono questo materiale, che pure presenta dei vantaggi enormi rispetto al legno: la spesa iniziale, che è sicuramente più alta degli arredi in legno, è riassorbita in pochi anni, visto che panchine, tavoli, staccionate, pavimentazioni e giochi in plastica riciclata non hanno bisogno di alcuna manutenzione: non vengono attaccati dalle muffe, non subiscono gli agenti atmosferici e sono impenetrabili anche ai vandalismi. Insomma, la costosa e infinita manutenzione di cui hanno bisogno gli arredi in legno con i nostri materiali non serve, perché sono praticamente eterni».
La vostra azienda ha sede a Rho, perché per voi è tanto importante la Toscana?
«Gliel’ho detto, la Toscana è un’eccellenza sotto molti punti di vista: i profili che noi utilizziamo per i nostri arredati sono fatti a Pontedera, dove l’impianto di Revet Recycling ricicla le plastiche miste delle raccolte differenziate toscane. Una cosa che è rarissima, perché altrove queste plastiche vanno a termovalorizzazione. Inoltre la Regione Toscana è l’unica ad aver attivato dei finanziamenti per aiutare i comuni ad acquistare gli arredi in plastica riciclata, contribuendo fino al 50% della spesa. Purtroppo la risposta non è stata così alta come speravamo: i due bandi passati non sono andati esauriti, tuttavia non oso pensare le conseguenze se non ci fossero stati. Per questo ci auguriamo che la Regione prosegua su questa strada, rimettendo in pista i soldi avanzati nei bandi precedenti e integrandoli. Anche perché noi abbiamo investito molto in Toscana, creando una vera e propria filiera industriale»
In che senso?
«Noi acquistiamo i profili di Revet Recycling, a Pontedera, che come le ho detto sono fatti con le plastiche miste delle raccolte differenziate toscane. Li mandiamo a pochissimi chilometri di distanza, alla Fga di viale Africa a Pontedera, che assembla i prodotti sulla base dei nostri progetti. Ma non è finita, perché sempre nella stessa zona, ci serviamo di altre aziende che ci assistono nei lavori di carpenteria: la fonderia Gba di Bientina realizza per esempio le gambe delle panchine, che sono in alluminio pressofuso derivati dai cerchioni prelevati nelle autodemolizioni. Altre strutture in carpenteria vengono fatte alla Cam, sempre di Pontedera, per accorciare la filiera e fare un prodotto 100% riciclato e 100% made in Tuscany».
E questa scelta doppiamente ecologica (la filiera corta è fondamentale per ridurre i costi ambientali ed economici della logistica) paga?
«Dipende. Funziona quando ci troviamo di fronte amministrazioni intelligenti, che capiscono il valore del materiale che acquistano; purtroppo però spesso ci troviamo superati da alcuni competitor che partecipano ai bandi dei Comuni proponendo manufatti realizzati con plastiche diverse, provenienti dall’est europa: il prezzo è forse più basso, ma non sai cosa ti metti in casa, anzi nel parco, e poi soprattutto vanno a farsi friggere tutte le belle parole dei politici sulla raccolta differenziata. Ecco perché “se non li ricompri che differenza fa?”. Se c’è uno sforzo da parte della Toscana per raccogliere i rifiuti, selezionarli e riciclarli, serve anche uno sforzo per il corretto riutilizzo, altrimenti la raccolta differenziata diventa solo un esercizio di stile!».
La Regione non potrebbe circoscrivere i finanziamenti solo ai riprodotti realizzati con materiale riciclato in toscana?
«Mi dicono di no. Ci sono stati anche dei ricorsi in tal senso. Io posso portare l’esempio di una regione del nord italia che ha erogato dei finanziamenti – molto minori di quelli toscani – direttamente al consorzio che produceva i profili. E’ stato poi il consorzio stesso a redistribuirli sotto forma di profili ai propri clienti, evitando così che qualcuno facesse il furbo. Non so se sarebbe possibile farlo anche in Toscana. Quello che dobbiamo sperare è che la Regione Toscana confermi i finanziamenti anche nei prossimi anni e lavori maggiormente sull’informazione e sensibilizzazione ai comuni».