Geotermia, perché il Consiglio regionale non vuole concedere la Via alla centrale PC6?
Una cosa è chiedere all’azienda di impiegare le migliori tecnologie disponibili, altra augurarsi che un territorio possa abbandonare la propria natura
[9 Novembre 2017]
Dopo la seduta del Consiglio regionale di martedì 7 novembre i consiglieri di Sì – Toscana a Sinistra Tommaso Fattori e Paolo Sarti hanno accusato il Pd di essere «il partito del No all’ambiente» per avere – tra l’altro – bocciato una mozione attraverso la quale veniva chiesta «la conversione delle centrali geotermiche climalteranti», ovvero – secondo Sì – quelle presenti sull’Amiata. Il colpo di scena è arrivato però ieri, dove il Consiglio regionale ha approvato una mozione unanime per impegnare il presidente e la Giunta regionale a “esprimere parere negativo sulla richiesta di Via, da parte di Enel, per la realizzazione di una nuova centrale da 20 MW nel comune di Piancastagnaio, in località Asca”, nonché per “attivarsi nei confronti di Enel affinché vengano applicate le tecnologie di ultima generazione per ridurre le emissioni delle centrali già esistenti”.
L’atto, a firma gruppo Movimento 5 Stelle, è stato presentato in aula da Giacomo Giannarelli che – con tempismo perfetto – si è soffermato sul momento giusto per discuterla e approvarla, visto che sabato 11 novembre ci sarà un corteo per dire no alla nuova centrale; parere favorevole è stato espresso non solo dal M5S, ma anche da Sì, Gruppo misto Toscana per tutti e… Pd. Si tratta della stessa Regione e dello stesso partito che hanno orgogliosamente accolto a Firenze, appena lo scorso settembre, la prima conferenza di alto livello dell’Alleanza globale per la geotermia (Global geothermal alliance), prospettando un orizzonte al 2050 entro il quale la Toscana «punta a produrre elettricità solo da rinnovabili entro il 2050», grazie in primis alla geotermia? Apparentemente sì.
La coltivazione della risorsa geotermica è iniziata per la prima volta al mondo proprio in Toscana, e oggi rappresenta la più importante energia rinnovabile a disposizione del territorio, in grado di soddisfare il 30,78% (ovvero quasi un terzo) del fabbisogno elettrico regionale, oltre ad alimentare una filiera del calore da 311 GWh. Entro il 2023 la Toscana potrebbe avvantaggiarsi di almeno altri 100 MW in più (oggi sono 766 quelli installati), hanno spiegato solo pochi giorni fa da Enel Green Power, che si realizzeranno però «solo se ci saranno le condizioni».
La centrale adesso bocciata dal Consiglio regionale – in attesa che si esprima la Giunta – è Piancastagnaio 6 (PC6). Si tratta di un impianto da 19,8 MW al momento sottoposto a Valutazione d’impatto ambientale, procedura iniziata nell’aprile scorso; la centrale sarebbe dotata dei moderni impianti Amis (Abbattitori mercurio e idrogeno solforato) e in grado di produrre elettricità rinnovabile per 150 Gwhe/anno. E per quanto riguarda la CO2? Com’è possibile che per Sì Toscana a sinistra – tra gli altri – le centrali Enel in Amiata emettano «una quantità di C02 quasi 6 volte superiore a quella emessa normalmente dagli impianti geotermici nel mondo», mentre la stessa Enel affermi che con la realizzazione di PC6 si eviterebbe l’immissione in atmosfera di una quantità variabile tra 17.000 e 65.000 ton/anno di CO2?
La risposta sta nel fatto che il risparmio di 17.000-65.000 ton/anno di CO2 è calcolato confrontando la produzione di energia elettrica della centrale geotermica PC6 con quella che avremmo – perché dell’energia elettrica non possiamo fare a meno – bruciando invece combustibili fossili: gas naturale, OCD o carbone. A questo si aggiunga che la risorsa geotermica naturalmente presente sull’Amiata di per sé non è a emissioni zero: sarebbe come chiedere a un vulcano attivo di non rigurgitare in atmosfera non solo CO2, ma molti altri gas. Le emissioni di CO2 imputate alle centrali geotermoelettriche presenti sull’Amiata sono dunque sostitutive di quelle che sarebbero comunque naturalmente presenti e poco più, con la differenza che gli impianti oltre all’anidride carbonica offrono alla Toscana anche calore, elettricità, posti di lavoro e occasioni di diversificazione economica in un’area – quella amiatina – da tempo economicamente depressa.
Alla luce dei fatti rimane dunque fondamentale una costante ed elevata pressione istituzionale sull’azienda, in questo caso Enel, perché impieghi sempre le migliori tecnologie disponibili per la realizzazione e la manutenzione degli impianti, ma altra cosa è chiedere a un territorio di cambiare la propria natura. La speranza è che partiti e istituzioni riescano sempre a mantenere separati i due piani e favorire occasioni di sviluppo sostenibile in una Toscana dove, ad ogni anno che passa, il conto presentato dai cambiamenti climatici è sempre più pesante.