In Toscana 8.430 richiedenti asilo, altri 883 negli Sprar
Bugli: «Si parte dal modello di accoglienza diffusa, che va mantenuto»
[22 Giugno 2016]
Dopo la giornata internazionale del rifugiato dl 20 giugno, l’assessore all’immigrazione della Regione Toscana, Vittorio Bugli, ha fatto il punto sulle presenze rispondendo in consiglio regionale ad una richiesta della minoranza e ne è venuto fuori che attualmente in Toscana sono ospitati 8.340 profughi e richiedenti asilo, l’8% di quelli presenti in tutta Italia, quanti il Veneto e la Liguria e un po’ meno della Lombardia, che ne ospita il 12%. Con chi è accolto negli Sprar si arriva a poco meno di 9.300 persone.
Bugli ha spiegato che « A fine aprile erano 7.499 i migranti in cerca di rifugio o che hanno chiesto asilo ospitati nelle strutture direttamente convenzionate con le prefetture, arrivati dal 2014 in poi. Il nuovo numero, 8.430, fotografa la situazione della prima accoglienza al 31 maggio: quasi mille presenze in più in un mese. Sono cresciuti gli ospiti, ma anche le strutture (592, una trentina trenta in più) e i territori comunali coinvolti (206 ad oggi, dei 279 comuni che si contano in tutta la regione). Il modello rimane dunque quello dell’accoglienza diffusa e dei piccoli numeri senza concentrazioni già tenuto a battesimo in Toscana nel 2011, con la prima emergenza nord-Africa. Su questo Regione e associazioni di Comuni non intendono arretrate. E’ un modello che ha molti meriti: garantisce anzitutto una convivenza più dignitosa tra gli ospiti, aiuta l’integrazione, razionalizza le risorse ma riduce anche la pressione sui territori».
Bugli ha aggiunto che «Agli 8.430 vanno poi aggiunti gli 883 ospiti degli Sprar, accoglienze di secondo livello e con percorsi più strutturati che dipendono direttamente dal ministero dell’interno, su progetti presentati di volta in volta da Comuni, Unioni e Società della salute. Rispetto a tre mesi fa, si sono trovati duecento posti in più. La Toscana conta poco più di tre milioni e 750 mila residenti, compresi 395 mila stranieri (dati 2014) con regolare permesso di soggiorno: rumeni anzitutto, poi albanesi, cinesi, marocchini e filippini ai primi cinque posti. I rifugiati complessivamente, conti alla mano, sono di fatto uno ogni 403 residenti>.
La situazione finora ha retto, ma Bugli non nasconde la sua preoccupazione: «Con gli sbarchi che sono tornati a farsi fitti, profughi e richiedenti asilo accolti in Toscana rischiano di aumentare ancora. E’ bene attrezzarsi, soprattutto se non ci sarà una ripartizione europea. La Regione, assieme ad Anci, l’associazione dei comuni toscani, ha così proposto a fine maggio un piano operativo in otto punti da affrontare insieme al Governo.
Si parte dal modello di accoglienza diffusa, che va mantenuto. Si passa ai Comuni che ancora non hanno ospitato o ospitano meno di quanto potrebbero, che vanno coinvolti (ma tenendo presente dell’eventuale esistenza sul territorio di Sprar). Occorre anche favorire la partecipazione dei Comuni ai bandi Sprar del ministero. C’è poi l’accoglienza in famiglia. Si potrebbero sperimentare nuove formule, lo scorso autunno in poche settimane al numero dedicato istituito dalla Regione sono arrivate seicento telefonate ed offerte per duecento case e 250 posti. Stiamo ancora attendendo il nullaosta dal Ministero dell’interno.
Ma secondo l’assessore e l’Anci «Occorre anche che lo Stato metta a disposizione i suoi immobili inutilizzati, così come hanno fatto Regione Comuni, che si promuovano ulteriori progetti sperimentali per inserire i rifugiati in strutture pubbliche legate alla forestazione e l’agricoltura o in borghi disabitati, da ripopolare. Occorre infine favorire l’integrazione (per chi potrà rimanere) e utilizzare le risorse invece comunitarie appositamente dedicate (come quelle del fondo Fami) per rimpatri volontari assistiti nei confronti di chi in appello si vedrà respingere la richiesta di asilo o permesso umanitario. Il ministero dell’interno presto emanerà un bando ad hoc».
Bugli aggiunge altri due punti: «Forme di incentivi e disincentivi per i territori che accolgono profughi e per i territori che non lo fanno e il via libera alla partecipazione a nuovi bandi Sprar anche per quei comuni che ne hanno già attivi».
L’Assessore ha anche evidenziato che «Sull’accoglienza di profughi e richiedenti asilo la Regione si è impegnata decisamente oltre le proprie competenze, mettendoci a disposizione di prefetture, incontrando comuni e operatori. Lo abbiamo fatto chiedendo anzitutto una cosa: che venga portato avanti il modello di accoglienza diffusa, migliore per chi viene accolto e chi accoglie. E’ evidente che una Toscana con otto strutture da mille persone l’una o anche con sedici da cinquecento ospiti sarebbe stata una Toscana molto diversa da quella in cui 8.430 profughi e richiedenti asilo sono suddivisi invece in 592 centri con una media di quindici persone ciascuna. Certo l’abbiamo potuto fare perché siamo in Toscana, dove viva e capillare è la rete delle associazioni di volontariato che aiutano a gestire queste strutture e che hanno saputo offrire una risposta qualitativa e senza ombre nella stragrande ed assoluta maggioranza dei casi, a differenza magari di quanto è successo altrove».
L’assessore si è soffermato anche sul problema dei minori non accompagnati: «E’ una realtà spesso poco conosciuta. Le strutture per minori sono in genere ad alta intensità, ma nascono per bambini di cinque, sei od otto anni. Noi ci siamo trovati spesso davanti a minori di quindici, sedici o diciassette anni. Abbiamo così deciso di sperimentare, accanto al modello più classico, nuove forme di strutture per minori a più bassa intensità».