Che aria tira nelle città toscane? Mal’Aria edizione speciale
Le pagelle delle città toscane. Solo Grosseto ha raggiunto nei 5 anni un voto sufficiente
[2 Ottobre 2020]
Che aria si respira nelle città e che rischi ci sono per la salute? Secondo i nuovi dati raccolti da Legambiente nel report Mal’aria edizione speciale «Di certo non tira una buona aria e con l’autunno alle porte, unito alla difficile ripartenza dopo il lockdown in tempo di Covid, il problema dell’inquinamento atmosferico e dell’allarme smog rimangono un tema centrale da affrontare».
Il Cigno Verde ha stilato una “pagella” sulla qualità dell’aria sulla base degli ultimi 5 anni – dal 2014 al 2018 – confrontando le concentrazioni medie annue delle polveri sottili (Pm10, Pm2,5) e del biossido di azoto (NO2) con i rispettivi limiti medi annui suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms): 20µg/mc per il Pm10; 10 µg/mc per il Pm2,5; 40 µg/mc per il NO2. Limiti quelli della OMS che hanno come target esclusivamente la salute delle persone e che sono di gran lunga più stringenti rispetto a quelli della legislazione europea (limite medio annuo 50 µg/mc per il Pm10, 25 µg/mc per il Pm2,5 e 40 µg/mc per il NO2) e il quadro che emerge in Toscana dal confronto realizzato da Legambiente è preoccupante: «Delle città di cui si hanno dati su tutto il quinquennio analizzato (2014 – 2018) un solo voto soddisfacente in pagella, Grosseto (7)». Pisa e Pistoia si fermano a 5, insufficienza piena con 4 per Livorno e Massa e addiruttura 3 in pagella per Arezzo, Firenze, Lucca e Prato. Non classificata Siena.
Legambiente sottolinea che «I voti mostrano infatti generali insufficienze, per lo più gravi, che sintetizzano la situazione della qualità dell’aria nelle nostre città capoluogo rispetto alle severe indicazioni sanitarie dell’OMS. Gli indicatori del particolato differiscono significativamente rispetto ai limiti previsti dalla normativa europea (incentrati solo sull’intensità emissiva), proprio perché essi hanno come unico obiettivo la salute delle persone. Gli studi sempre più approfonditi di Enti di ricerca, Agenzie di Protezione per l’Ambiente (ARPA) e della comunità scientifica internazionale, convergono nell’affermare che l’inquinamento atmosferico è dovuto prevalentemente al trasporto su strada (veicoli leggeri e merci su strada)».
Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, e Michele Urbano, responsabile del settore Aria di Legambiente Toscana, fanno notare che «Pur sapendo che le prescrizioni previste dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sono più severe di quelle sancite dal Decreto Legislativo 155/2010 che applica e declina la Direttiva Europea sulle emissioni in atmosfera, il quadro che emerge dalle statistiche dell’ultimo quinquennio rilevato è anche per la nostra regione mediocre».
Secondo Legambiente, «Per aggredire davvero l’inquinamento atmosferico e affrontare in maniera concreta il tema della sfida climatica, servono misure preventive, efficaci, strutturate e durature. Tutto quello che non sta avvenendo in Italia«. Per questo Legambiente Toscana torna a ribadire «l’urgenza di puntare su una mobilità urbana sempre più condivisa e sostenibile, di potenziare lo sharing mobility e raddoppiare i chilometri delle piste ciclabili, un intervento, quest’ultimo, già previsto nei PUMS, i Piani urbani per la mobilità sostenibile, che i Comuni devono mettere in campo al più presto». Legambiente ricorda che «la Legge di Bilancio 2019, che ha visto stanziare i primi bonus destinati ai veicoli elettrici (auto e moto), ha permesso di sperimentare la micromobilità elettrica, mentre con la Legge di Bilancio 2020 è stato possibile equiparare i monopattini con la ciclabilità urbana a cui si è aggiunto il bonus mobilità senz’auto. Tutte misure convergenti e allineate che sono proseguite, anche in tempo emergenziale attraverso i “decreti Covid-19”, con la definizione di nuovi percorsi ciclabili urbani, la precedenza per le bici e le cosiddette “stazioni avanzate”».