Greenpeace, l’inquinamento da Pfas è largamente diffuso nei corsi d’acqua della Toscana
Ungherese: «Serve subito una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose molecole, non c’è più tempo da perdere»
[19 Marzo 2024]
Dopo le indagini condotte in Veneto, Lombardia e Piemonte, Greenpeace ha analizzato campioni raccolti a gennaio nei corsi d’acqua della Toscana, documentando che anche in regione la contaminazione da Pfas «è largamente diffusa».
Non si tratta di una novità, in quanto anche uno studio recentemente condotto da Arpat e Università di Siena ha messo in evidenza come i Pfas siano presenti addirittura nelle carcasse di delfini, tartarughe e squali spiaggiati lungo le coste toscane.
Greenpeace si è concentrata però sull’inquinamento da Pfas correlato a numerose attività industriali. Se gli impatti dell’industria conciaria, tessile, florovivaistica e del cuoio erano già stati evidenziati dallo studio del 2013 del Cnr-Irsa e dai rilievi annuali di Arpat, le analisi condotte da Greenpeace provano che anche il distretto cartario lucchese contribuisce all’inquinamento da Pfas.
Del resto, i Pfas ormai sono praticamente ovunque e non legati a singole industrie. Si tratta di composti poli e perfluoroalchilici, noti come “inquinanti eterni”: sostanze chimiche di sintesi utilizzate in un’ampia varietà di applicazioni di uso comune grazie alle loro proprietà idro- e oleo-repellenti oltre che ignifughe, dai rivestimenti delle scatole dei fast food e delle pentole antiaderenti, alle schiume antincendio.
Una volta dispersi nell’ambiente però i Pfas si degradano in tempi lunghissimi, contaminando fonti d’acqua e coltivazioni: l’esposizione ai Pfas è stata associata a una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità. Più recentemente, è stato scoperto che i Pfas aumentano anche il rischio di malattie cardiovascolari.
«Il quadro di contaminazione che emerge dalle nostre analisi è tutt’altro che rassicurante. Alcuni casi sono ben documentati da almeno dieci anni, ma la Regione Toscana non ha mai affrontato seriamente il problema: manca infatti un provvedimento sugli scarichi industriali – dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia – La Regione deve individuare tutte le fonti inquinanti di Pfas e attivare le Asl per avviare al più presto indagini sulle acque potabili, soprattutto nelle aree in cui si registrano elevati livelli di contaminazione».
Nella quasi totalità dei casi i campionamenti sono stati effettuati nei fiumi, a monte e a valle degli impianti di depurazione industriale: il consorzio Torrente Pescia e Aquapur (distretto carta), i depuratori del distretto conciario (depuratore Aquarno) e del cuoio (depuratore Cuoio-Depur, che scarica nel Rio Malucco), i fiumi Ombrone, Bisenzio e Fosso Calicino (distretto tessile) e il torrente Brana (distretto florovivaistico).
Le concentrazioni più elevate sono state rilevate nel Rio Malucco, nel Fosso Calicino, nel fiume Ombrone e nel Rio Frizzone a Porcari a valle del depuratore Aquapur. Nel fiume Ombrone la concentrazione a valle del distretto tessile è risultata circa 20 volte superiore rispetto a monte, mentre nel Rio Frizzone a valle del depuratore la presenza di Pfas era di circa 9 volte rispetto a monte.
Le analisi di laboratorio hanno permesso di effettuare anche una stima della presenza di tutti i Pfas – un gruppo di oltre diecimila molecole differenti – rilevando il totale del fluoro organico adsorbibile (Aof).
L’applicazione di questa tecnica analitica ha evidenziato le contaminazioni più preoccupanti a valle di uno dei depuratori del distretto tessile a Prato, quello di Calice (4.800 nanogrammi/litro), seguito dal canale Usciana a valle del depuratore Aquarno (4.500 nanogrammi/litro) e nel Rio Frizzone a valle del depuratore Aquapur (3.900 nanogrammi/litro) a Porcari.
«Dopo il Veneto, la Lombardia e il Piemonte, anche in Toscana sono emerse numerose criticità che confermano – conclude Ungherese – come l’inquinamento da Pfas sia un’emergenza nazionale fuori controllo. Per quanto tempo ancora il nostro governo continuerà a ignorare il problema condannando interi territori a subire gli effetti dell’inquinamento? Serve subito una legge nazionale che vieti l’uso e la produzione di queste pericolose molecole, non c’è più tempo da perdere».