Inquinamento, i grandi responsabili nella Piana lucchese sono i caminetti. Industria al 3,1%

Bruciare 1 kg di legna in un caminetto aperto equivale a percorrere oltre 10mila km in auto, in termini di emissioni di Pm10

[15 Ottobre 2021]

Regione Toscana e Comune di Capannori hanno organizzato un incontro, di cui abbiamo già parlato su queste pagine, per sensibilizzare i cittadini su come affrontare le principali criticità legate all’inquinamento atmosferico che caratterizza l’area.

A novembre del 2020 la Corte di giustizia europea ha infatti condannato l’Italia per aver violato la Direttiva in materia di qualità dell’aria ambiente, e la Toscana è una delle regioni coinvolte dalla causa (C-644/18) per quanto riguarda la sola stazione della rete regionale di LU-Capannori.

All’incontro, cui sono stati chiamati a partecipare anche Franco Lucarelli, docente di Fisica applicata all’Università di Firenze e Bianca Patrizia Andreini in qualità di responsabile del Centro regionale tutela qualità dell’Aria di Arpat, sono stati illustrati i dati raccolti nell’Inventario regionale delle sorgenti di emissione (Irse) che mostra un quadro molto chiaro in merito ai principali responsabili per l’inquinamento atmosferico da Pm10.

«La fonte prevalente – spiegano dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana – sono gli impianti di combustione non industriale, ovvero i riscaldamenti e, quasi esclusivamente, quelli alimentati a vegetali, quindi legna e pellet, il cui processo di combustione, tra l’altro, produce anche altri inquinanti oltre al particolato».

Basti pensare, ad esempio, che in termini di emissioni di Pm10 bruciare 1 kg di legna in un caminetto aperto equivale a percorrere oltre 10mila km in auto. Migliorare è possibile, oltre che necessario: a parità di energia termica (calore) prodotta, anche solo passare dalla combustione di legna in un caminetto aperto a uno chiuso produce un terzo delle polveri.

Un altro contributo importante al Pm primario è costituito dal traffico, mentre la terza fonte è l’industria «che nella piana produce il 3,1% di Pm primario, il 22% del quale proviene dalle emissioni puntuali delle aziende sottoposte ad Aia», l’Autorizzazione integrata ambientale.

Al contrario, la sorgente “combustione di biomasse” presso la stazione di LU-Capannori «rimane superiore al 50% durante i giorni di superamento, con valori di picco che raggiungono i 70 μg/m³ e con andamento temporale caratterizzato da una fortissima stagionalità, che comporta valori molto elevati durante la stagione fredda e che tendono ai valori di fondo della Toscana durante l’estate».

Durante l’incontro è stato inoltre spiegato che l’andamento delle sorgenti osservato a Capannori è lo stesso rilevato a Porcari, e non rappresenta dunque una specificità strettamente locale.

Come intervenire? La Legge regionale 74/2019 prevede già che nei Comuni in cui non è rispettato il valore limite delle concentrazioni per il Pm10 vengano istituite limitazioni per l’utilizzo di generatori di calore alimentati a biomasse, con una classe di prestazione emissiva inferiore a “3 stelle” ai sensi del DM 186/2017. Limitazioni da accompagnarsi però a misure di incentivazione per la sostituzione degli impianti di riscaldamento civile a biomassa con impianti alternativi a basse emissioni.