Mal’Aria di città in Toscana: dati migliori, ma permangono molte criticità
Polveri fini, biossido di azoto e ozono. A Capannori e Montale le maglie nere
[16 Febbraio 2017]
Dal dossier “Mal’Aria 2017 – Come ridurre lo smog, cambiando le città in 10 mosse” e dalla campagna annuale “PM10 ti tengo d’occhio” di Legambiente, emerge un bilancio annuale mediocre per la Toscana, anche se ci sono stati dei miglioramenti.
Il presidente di Legambiente Toscana, Fausto Ferruzza, spiega che «è un quadro di luci e ombre quello che emerge quest’anno dal dossier Mal’aria in Toscana. Certamente dobbiamo incassare il trend positivo registrato, come motivo di moderata soddisfazione, ma al tempo stesso dobbiamo pretendere sempre di più dai Piani di Azione Comunali e dalla regia regionale, perché continuano ad evidenziarsi criticità molto acute nella Piana Lucchese, nell’hinterland di Prato e in alcune stazioni di traffico fiorentine».
A far scattare l’emergenza smog durante i mesi invernali sono sempre le polveri fini PM10 e PM2,5, «considerati tra gli inquinanti di maggior impatto sulla salute delle persone, per via della loro “capacità” di essere facilmente inalati dall’apparato respiratorio e per le alte concentrazioni che si registrano specialmente in ambiente urbano» sottolinea il Cigno Verde toscano.
Secondo la classifica di Legambiente “PM10 ti tengo d’occhio” , basata sui dati Arpat, «tra i capoluoghi di provincia monitorati prendendo come riferimento la centralina peggiore (ovvero che ha registrato il maggior numero di superamenti nel corso dell’anno) nessuna città ha superato il bonus di 35 giorni previsto dalla legge (cit. DL 155/2010: limite giornaliero di protezione per la salute umana del PM10 di 50 µg/m3) ma restano comunque alti i livelli di PM10 nell’aria. Le stazioni dell’agglomerato di Firenze (Boboli, Ponte alle Mosse, Scandicci, Bassi, Signa e Gramsci) hanno avuto un numero di superamenti della soglia giornaliera del PM10 inferiore al limite annuale di 35 giorni. Le situazioni peggiori si sono registrate nella stazione di traffico Gramsci e in quella di fondo/industriale di Signa (rispettivamente 24 e 26). Dati preoccupanti si evidenziano anche nel Valdarno aretino e nella Valdichiana dove si nota la centralina di fondo Arezzo Repubblica con 27 superamenti nell’arco dell’anno. Mentre nella zona pedemontana emerge il dato di Lucca Fornoli che con 30 superamenti, rispetto alle altre stazioni fornisce un’idea dell’impatto che hanno sul territorio i grandi stabilimenti industriali circostanti e le attività di escavazione di inerti. Appena sotto la soglia ma comunque non meno allarmanti i numeri di Prato nelle due centraline di via Roma con 31 e di via Ferrucci con 26 giorni di superamento. Maglie nere per il record d’inquinamento da PM10 sono quest’anno Capannori (LU) e Montale (PT)».
Per quanto riguarda il particolato fine (PM2,5) «il valore medio annuale limite (25 μg/m3) non è stato superato da nessuna centralina toscana però nelle zone Prato-Pistoia e Valdarno Pisano-Piana Lucchese si hanno medie non molto distanti dal valore obiettivo. Queste stesse zone sono quelle dove si sono registrati alti livelli di PM10. Nello specifico abbiamo: Prato via Roma con una media annuale di 18μg/m3 e Prato Ferrucci con 16μg/m3; Montale e Capannori con 21μg/m3, ancora al top».
Per quanto riguarda uno dei maggiori inquinanti, il biossido di azoto (NO2), un gas particolarmente irritante, prodotto dai processi di combustione e, specialmente nei centri urbani, dal traffico automobilistico e dal riscaldamento domestico, la media limite dei valori annuali (stabilita dalla legge a 40 µg/m3), registrati dalle centraline urbane sul territorio comunale dimostra che «l’agglomerato di Firenze presenta dei valori più alti rispetto alle altre zone toscane, con un particolare picco nelle stazioni di viale Gramsci che arriva ad una media di 65 µg/m3 e Ponte alle Mosse con 41µg/m3. Ci sono poi altre stazioni dove il valore medio è poco sotto il limite consentito: si tratta sempre di stazioni di tipo traffico, situate a Grosseto Sonnino (37 μg/m3), Pisa-Borghetto (36 μg/m3), Siena-Bracci (37 μg/m3), Livorno Carducci (33 μg/m3) e Prato nelle due centraline di Roma e Ferrucci con 31 μg/m3.
I dati riguardanti l’ozono invece presentano un’inversione di tendenza: «Il maggior numero di superamenti è stato raggiunto dalle stazioni dell’agglomerato di Firenze (Settignano e Signa) che hanno superato la soglia giornaliera di 120 µg/m3 per 49 e 45 volte nell’arco del 2016 contro il limite annuo stabilito di 25 giorni. Una fotografia preoccupante, considerando che le concentrazioni di ozono più elevate si registrano normalmente nelle zone distanti dai centri abitati, ove minore è la presenza di sostanze inquinanti con le quali, a causa del suo elevato potere ossidante, può reagire».
Michele Urbano responsabile del settore Inquinamento atmosferico di Legambiente Toscana, conclude: «Nel confronto 2015/2016 emergono dati delle medie annuali di PM10 e PM2,5 in lieve miglioramento. Anche per il biossido di azoto le medie si attestano poco al di sotto di quelle dell’anno precedente, spesso le eguagliano e solo in un caso (Firenze Gramsci) le superano. Si può quindi affermare che il quadro generale dell’inquinamento nelle città toscane presenta un trend positivo, che evidenzia un leggero miglioramento della matrice aria».