La geotermia come fonte rinnovabile per produrre auto: accordo tra Stellantis e Vulcan

Dal 2025 il progetto potrebbe coprire «una parte significativa del fabbisogno energetico» della fabbrica di Rüsselsheim, in Germania, in cui vengono prodotte le vetture DS4 e Opel Astra

[17 Gennaio 2023]

Le caratteristiche di rinnovabilità, continuità produttiva e flessibilità rendono la geotermia una fonte energetica particolarmente preziosa per decarbonizzare (anche) l’industria europea, anche quando si tratta di settori energivori come nel caso dell’automotive.

Per questo Stellantis (l’ex Fiat) e la società tedesca Vulcan energy hanno siglato un accordo vincolante per la prima parte di un piano volto a sviluppare nuovi progetti geotermici, con lo scopo di «coprire una parte significativa del fabbisogno energetico annuale» del sito industriale di Stellantis a Rüsselsheim, in Germania, in cui vengono prodotte le vetture DS4 e Opel Astra.

«Questa partnership con Vulcan rafforza il nostro impegno a promuovere soluzioni per l’energia pulita in tutta la nostra azienda», spiega l’ad di Stellantis, Carlos Tavares: l’accordo con Vulcan segna per Stellantis il primo potenziale utilizzo della geotermia per decarbonizzare in un sito industriale, inserendosi così in pieno all’interno della strategia aziendale che ha l’obiettivo di raggiungere il traguardo zero emissioni entro il 2038.

La prima fase del progetto comprenderà uno studio di pre-fattibilità eseguito da Vulcan, relativo alla costituzione di impianti geotermici per il sito di Stellantis; in caso di esito positivo, la fase successiva avrà come oggetto principale interventi di trivellazione e attività di studio e sviluppo più avanzate. Stellantis punterà a reperire finanziamenti per il 50% dello sviluppo del progetto, che è sostenuto anche dal governo locale: «Sono lieto della partnership tra Stellantis e Vulcan energy annunciata oggi – commenta nel merito Boris Rhein, ministro-presidente dell’Assia – Si tratta di una notizia positiva per l’Assia in quanto dimostra che, nel nostro stato, la protezione del clima e la produzione industriale all’avanguardia attraverso idee innovative sono perfettamente compatibili».

Stellantis e Vulcan mireranno a produrre energia elettrica pulita e a fornirla alla rete per il consumo sia interno che esterno nel rispetto della legge tedesca sulle energie rinnovabili, producendo al contempo calore da trasferire al sito produttivo di Stellantis.

«La missione principale di Vulcan è la decarbonizzazione, attraverso la fornitura di energia rinnovabile e di litio ricavato senza l’uso di combustibili fossili e senza emissioni di anidride carbonica – aggiunge Francis Wedin, ad della società – Vulcan intende sostenere Stellantis, il nostro principale acquirente di litio e uno dei nostri maggiori azionisti, nella decarbonizzazione delle sue attività operative in Europa. Pur mantenendo l’attenzione sui nostri giacimenti di litio geotermico nel centro Upper Rhine Valley Brine Field, questo progetto rappresenta un’opportunità complementare per espandere la nostra filiera di sviluppo ad alcune delle aree esterne nell’Alta Valle del Reno con il sostegno di partner industriali come Stellantis».

Per quanto riguarda in particolare il litio geotermico, basti osservare che a fine 2021 Vulcan ha siglato con Stellantis (ex-Fiat) un primo contratto di fornitura per 81-99mila tonnellate di idrossido di litio geotermico provenienti dall’Alto Reno nell’arco di cinque anni, raddoppiato nel giugno 2022 a 10 anni con un investimento azionario di Stellantis in Vulcan per 50 milioni di euro.

Il processo tecnologico è già stato illustrato dall’Unione geotermica italiana (Ugi), con vantaggi ambientali – oltre che nella catena di fornitura della commodity – molto chiari: se per 1 tonnellata di idrossido di litio con l’estrazione tradizionale vengono emesse da 5 a 15 tonnellate di CO2, nel progetto Vulcan le emissioni sono inferiori a 5,3 tonnellate per una tonnellata di idrossido di litio.

Quali possibilità ci sono per simili sviluppi anche in Italia? Le risorse geotermiche ancora da coltivare nel nostro Paese sono ingenti – quelle ricavabili entro i primi 5 Km nel sottosuolo sarebbero sufficienti a coprire il quintuplo del nostro intero fabbisogno energetico, anche se di fatto l’ultima centrale geotermoelettrica installata risale al 2014 –, e in molti casi i fluidi geotermici sembrano presentare una concentrazione di litio di grande interesse.

L’estrazione di litio geotermico è tra gli obiettivi di economia circolare che si è data Enel, la società che gestisce tutte le centrali geotermoelettriche attive ad oggi in Italia (concentrate in Toscana), che non a caso ha avviato una progettualità nel merito insieme a Vulcan nell’area laziale di Cesano.