Quanto sono sostenibili la biciclette elettriche?

Ciuffini ad Arpat: «L’introduzione del noleggio a medio e lungo termine delle biciclette a pedalata assistita, con l’assicurazione sul furto, potrà rappresentare la vera svolta»

[29 Ottobre 2020]

Le biciclette elettriche, insieme alle altre forme di mobilità dolce alimentate a batteria, sono le grandi protagoniste della rivoluzione che ha investito la mobilità cittadina durante la fase pandemica che stiamo vivendo, tanto che anche il Governo si è attivato per garantirne il sostegno attraverso il bonus mobilità – che finalmente sta entrando nel vivo. Niente però è a impatto zero, neanche le biciclette elettriche. Per capire come le due ruote stiano effettivamente cambiando la modalità cittadina, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha contatto Massimo Ciuffini, architetto con una solida competenza nel settore della mobilità sostenibile. Di seguito riportiamo integralmente l’intervista, disponibile sul sito Arpat qui.

Negli ultimi tempi, abbiamo visto nascere piste ciclabili anche in carreggiata, delimitate da semplice segnaletica a terra, questo ha creato una convivenza tra auto, biciclette, monopattini e altri mezzi di mobilità su ruote;  è un bene? Cosa ne pensa?

La convivenza tra biciclette, auto e altri mezzi è positiva, va vista come un’opportunità, non solo per chi utilizza la mobilità “su ruota per muoversi, o per chi intende farlo, ma anche per chi progetta e realizza le piste ciclabili e gli spazi dedicati alla mobilità alternativa.

La condivisione di uno stesso spazio da parte di più mezzi può creare dei conflitti che possono essere risolti riducendo la velocità, in sostanza, ampliando le zone dove la velocità massima consentita è 30 km/h e allargando gli spazi delle piste ciclabili.

Oggi, con le nuove norme, c’è la possibilità di realizzare percorsi ciclabili velocemente e a basso costo, parliamo di un vantaggio rispetto al passato, anche se non ancora colto a pieno, perché accada, è necessario che crescano le competenze di chi progetta e realizza questi percorsi all’interno delle nostre amministrazioni. Bisogna, prima di tutto, puntare a:

  • dare continuità alla rete ciclabile
  • eliminare interruzioni e intersezioni
  • garantire la visibilità per rendere fruibili i percorsi in sicurezza.

Dai recenti dati pubblicati sul bike sharing, emerge che le biciclette condivise, in modalità free floating, sono utilizzate per percorsi molto brevi e tempi altrettanto esigui, crede che sia un segnale positivo o negativo?

Il bike sharing sta cambiando, siamo solo all’inizio del processo, si stanno affacciando sul mercato nuovi operatori che propongono biciclette più leggere e maneggevoli, a pedalata assistita e nuovi mezzi come i monopattini.

Se all’inizio il mercato apparirà convulso, nel giro di pochi anni, resteranno solo i migliori e avremo un’offerta di qualità anche nel settore della mobilità “dolce”.

I dati mostrano che in molte città il percorso effettuato con le biciclette in sharing free floating è breve in termini di chilometraggio e tempi, questo non va generalizzato, infatti non vale per tutte le città e rimane, comunque, un elemento positivo in quanto mostra che ci sono persone che hanno abbandonato l’auto e optato per mezzi alternativi.

I cambiamenti non riguardano solo gli operatori sul mercato, ma anche la nascita di una nuova sensibilità da parte delle amministrazioni locali, che, come già accade in Europa, si cominciano a mostrare più attente e pronte nel controllo, vietando, ad esempio, la “sosta selvaggia” di biciclette e monopattini in sharing, che può creare qualche disagio, in particolare ai pedoni, oltre che problemi di estetica, soprattuto, nei centri storici di pregio.

La mobilità ciclabile elettrica è diventata attrattiva, catturando a sé una fascia di persone che prima non avrebbero usato la bicicletta, con un aumento di potenziali ciclisti e vantaggi per l’ambiente; qualche domanda sulla bicicletta a pedala assistita, però, si pone, sia sull’approvvigionamento energetico, non sempre da fonti alternative, che sulla gestione delle batterie, una volta divenute rifiuti. Dal suo punto di vista “benefici” e “malefici” ambientali si possono compensare?

L’e-bike ha il grande vantaggio di attrarre verso la mobilità sostenibile un segmento ampio di persone che altrimenti non utilizzerebbero la bicicletta. Si tratta di un piccolo mezzo piuttosto leggero in grado di trasportare anche 80 kg di peso utilizzando una potenza esigua, quindi con un basso dispendio energetico. Questo costituisce un elemento di positività a fronte del quale c’è l’interrogativo legato al ciclo di vita della batteria. Su questo aspetto, al momento, gli studi non sono univoci ma l’e-bike rimane comunque un’opportunità da sfruttare per superare il predominio delle quattro ruote.

L’introduzione del noleggio a medio e lungo termine delle biciclette a pedalata assistita, con l’assicurazione sul furto, potrà rappresentare la vera svolta per un’ampia diffusione di questo mezzo, ancora piuttosto costoso e troppo spesso oggetto di furti.

Per creare percorsi di mobilità sostenibile bisogna ridisegnare la città, ripensare gli spazi e talvolta i tempi, si tratta di cambiamenti importanti, in grado di generare anche contrasti tra portatori di interessi contrari ma agguerriti (commercianti contro amministrazioni, cittadini contro turisti). Non sarebbe necessaria una partecipazione maggiore e un coinvolgimento più ampio?

Il tema della condivisione e della partecipazione nel ridisegnare gli spazi urbani è fondamentale. Oggi sempre più cittadini chiedono alla politica di attuare scelte ambientalmente sostenibili ma, poi, non sempre si mostrano propensi al cambiamento o alla perdita di vantaggi o abitudini assodate.

La politica ha il compito di avviare processi di partecipazione volti al cambiamento ma deve farlo ascoltando veramente le esigenze dei cittadini e delle varie parti in gioco, in modo da non creare contraccolpi nell’opinione pubblica in grado di rallentare il processo di affermazione della mobilità alternativa, sostenibile. Non si possono fare scelte radicali, bisogna introdurre piccoli ma concreti cambiamenti, frutto di una capacità progettuale intelligente. Tutto questo sarà più facile avvalendosi di processi di condivisione, di vero ascolto, che convincano ad abbandonare lo status quo in contrasto con le attuali esigenze di sostenibilità a favore di soluzioni che, comunque, devono sempre garantire la sicurezza dei cittadini.

di Arpat