Rapolano (Siena) dirà presto addio alla sua collina infestata dai pneumatici [FOTOGALLERY]
[21 Aprile 2015]
Sulle colline di Siena, a Rapolano, si apre da almeno dieci anni uno spettacolo che ricorda più da vicino la perenne discarica di pneumatici a Springfield, patria dei Simpson, piuttosto che le dolci curve delle colline toscane. Eppure l’equivalente in peso di 300mila pneumatici per auto (circa 2.700 tonnellate di materiale) è lì da una decade a far cattiva mostra di sé, e dell’inciviltà dei delinquenti che hanno alimentato negli anni questa discarica abusiva.
Grazie all’intervento di Ecopneus, la società senza scopo di lucro principale responsabile della gestione dei pneumatici fuori uso (Pfu) in Italia, lo scempio sembra adesso finalmente destinato a sparire. La società comunica infatti come siano appena partite le operazioni di prelievo da Rapolano, «totalmente a carico di Ecopneus» e con il coinvolgimento di 12 aziende partner, per porre fine a «una questione ambientale molto sentita» dalla comunità locale.
«Non nascondo tutta la mia gioia e la mia soddisfazione per l’intervento di Ecopneus nel sito in località Collalto – dichiara il sindaco di Rapolano Terme, Emiliano Spanu – che negli anni ha rappresentato uno dei problemi centrali per la nostra comunità. Devo ringraziare l’opportunità che ci ha dato Ecopneus dopo anni di battaglie legali con i proprietari del terreno. Oggi diamo una svolta a Collalto. In primo luogo dal punto di vista della sicurezza perché con la rimozione dei Pfu si scongiura il rischio più grande, quello di un potenziale nuovo disastro ambientale. L’impegno dell’amministrazione comunale rimarrà forte e costante per quanto riguarda Collalto per reperire i fondi, in concertazione con la Regione Toscana, al fine di completare totalmente lo svuotamento del sito».
Da par suo, il direttore generale di Ecopneus Giovanni Corbetta sottolinea come il sito di Rapolano, nelle colline senesi, insista «su una delle aree più belle d’Italia e che tutto il mondo ci invidia. Riuscire ad intervenire qui significa quindi anche tutelare la bellezza e le qualità del nostro Paese, scongiurando un pericolo per l’ambiente e la salute dei cittadini, senza costi per la comunità e trasformando inoltre quello che era un problema in preziose materie prime seconde per tante utili applicazioni».
Dopo questa bell’azione, così utile al territorio interessato, è infatti auspicabile che i Pfu raccolti a Collalto possano diventare materiali nuovamente rivenduti sul mercato, sottoforma di nuovi prodotti. Un esito non scontato, dato che – anche alla luce di notevoli miglioramenti nella gestione dei Pfu a livello nazionale – non sempre le materie prime seconde da Pfu trovano in Italia il mercato che meriterebbero, e che ne giustificherebbe in pieno l’intera filiera di recupero.